
Lettere al direttore
C'è chi li chiama pacifisti delusi e chi utili idioti degli ayatollah
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Le grandi manifestazioni per Gaza, che hanno visto la partecipazione appassionata di tanti ragazzi (alcuni davvero giovani, eh, si sono visti striscioni portati da ragazzini di manco dieci anni) sarebbero, agli occhi di autorevoli commentatori, prova di un risveglio inaspettato della passione civile nelle generazioni che sembravano finora ipnotizzate solo dai loro cellulari. Finalmente i più giovani hanno alzato gli occhi dal telefonino, finalmente tra i ragazzi torna l’impegno e si fanno i conti con la realtà! Solo a qualche malizioso, tra i quali mi annovero, viene in mente che invece è stato null’altro che il telefonino – partendo dagli stessi account Telegram putinian-pro Pal che demonizzano l’Ucraina e inventano carestie programmate per fiaccare il popolo palestinese, e che poi si trasformano in mainstream social e televisivo – a trascinare quella gran massa di ragazzini nelle loro gite scolastiche dal fiume al mare, benedette da mamma, papà, professori, presidi e Francesca Albanese. La guerra ibrida si è ben scelta i suoi target.
Nicoletta Tiliacos
Curioso, tra l’altro, che a essere particolarmente delusi per il raggiungimento della pace siano gli stessi soggetti che fino a qualche ora fa, senza farsi domande, urlavano genocidio. Se sei convinto che Israele abbia commesso un genocidio, dovresti essere felice per il raggiungimento della pace. Se il problema del raggiungimento della pace è la vittoria di Israele, dovresti ammettere a te stesso che l’obiettivo pacifista non era dare un futuro ai palestinesi ma garantire un futuro alla resistenza dei terroristi, dal fiume al mare. C’è chi li chiama pacifisti delusi. C’è chi potrebbe chiamarli utili idioti degli ayatollah. Chissà.
Al direttore - Silvia Salis brama di stringere la mano a Francesca Albanese; Antonio Decaro in piazza canta “Palestina libera dal fiume fino al mare”. Se questi sono i potenziali futuri leader del Pd, tanto vale tenersi quelli attuali. Al momento, ammettiamolo, è parecchio difficile trovare le differenze.
Luca Rocca
Al direttore - A distanza di molti mesi, dalla Commissione Ue si annuncia l’invio di due lettere che a novembre arriverebbero al governo italiano per contestare la disciplina adottata in materia di Golden power la quale sarebbe, innanzitutto, contraria alla normativa europea sulle concentrazioni. Per ora, non è chiaro quanto si contesti alla legge istitutiva e quanto si contesti al decreto applicativo alla vicenda dell’Ops dell’Unicredit sul Banco Bpm. Nel primo caso, dopo che nulla è stato eccepito a suo tempo, sarebbe singolare che ora sopravvenissero censure sul piano della legittimità. Nel secondo caso, che pur è in coerenza con la legge istitutiva, è altrettanto singolare che si intervenga a “giochi fatti” con il ritiro dell’Ops pur avendo avuto il tempo di farlo prima, dimenticando il noto brocardo “factum infectum fieri nequit”. Naturalmente, è da attendere una doverosa replica da parte del governo, essendo in ballo la tutela della sicurezza nazionale nei diversi aspetti, e, se necessario, il ricorso alla Corte di giustizia europea. Se ne ricava, comunque, la conferma del modo inaccettabile del funzionamento di alcune strutture della Commissione, a maggior ragione se, con la decisione che si accinge a prendere, si voglia parlare anche ad operazioni di aggregazione all’esame in altri paesi (Spagna, Germania) senza con ciò intervenire in maniera diretta e trasparente.
Angelo De Mattia