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Lettere
Criticare Israele senza dimenticare di condannare Hamas? Si può fare
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Non stupisce più nulla. Né che qualcuno in Rai abbia pensato che “No Other Land” fosse il film “giusto” da trasmettere il 7 ottobre (in Rai può succedere di tutto). Né che in tanti abbiano gridato alla “censura” solo perché si è spostato di qualche settimana in avanti. Né che altri invitino alla “disobbedienza civile” chiedendo di andare proprio quel giorno tutti al cinema a vedere “The voice of Hind Rajab”, film su una bambina palestinese uccisa dall’Idf. C’è qui la misura non solo della rimozione di Hamas ma proprio del ribaltamento delle vittime e dei carnefici del 7 ottobre. Abbiamo una modesta proposta per la Rai: quel giorno mandare in onda, in seconda serata, per un paio d’ore, il Qr Code che sfoggiava Netanyahu all’Onu. Schermo pieno. Tipo vecchio monoscopio. Lo spettatore a casa poi si regola come vuole. Costo zero per l’azienda (Hamas ha ceduto i diritti).
Andrea Minuz
Perfetto. Così come sarebbe perfetto, un istante dopo, anche a notte inoltrata, mandare in onda “Guygu”, film girato da Jordan Barr, cofondatore dello Studio Pixel di Tel Aviv, e condiretto da Chen Heifetz, al centro del quale c’è la storia di uno degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, Guy Gilboa-Dalal. Il tema è sempre lo stesso: si può essere disgustati dal numero folle di “errori tragici” commessi a Gaza senza dimenticare come è nata quella guerra? Forse sì.
Al direttore - A conferma del suo editoriale “Perché la destra farà di tutto per blindare Schlein come rivale del futuro”, in merito alla possibilità di una candidatura di Antonio Decaro alla segreteria del Pd, Michele Emiliano ha risposto: “Sarebbe terribile pensarlo, perché chi si candida a fare il presidente della Puglia riceve il massimo onore. Antonio mi ha assicurato che vuole fare il presidente per dieci anni, quindi escludo qualsiasi ipotesi di disimpegno”. Proprio Emiliano che nel 2017, da presidente della Puglia e da pm si candidò alla segreteria del Pd contro Renzi.
Annarita Di Giorgio
Ops!
Al direttore - Lo spirito arguto e l’intelligenza politica di Matteo Renzi sono fuori discussione, come dimostra la sua intervista al Foglio (complimenti a Luca Roberto). Sarebbe bello se la sua Casa riformista occupasse il centro del “campo largo”. Purtroppo non è possibile, perché il permesso di costruire e la licenza di abitabilità gli verrebbero negati dai tecnici (segretari di partito) dell’amministrazione comunale che ne detiene il marchio. Perciò si deve accontentare di edificarla alla sua periferia, sperando col tempo di acquisirne una quota proprietaria. Fuor di metafora, Renzi sostiene che senza la sua nuova creatura la sinistra non vince le elezioni. E’ probabile. Ma un’alternativa di governo può avere come suo unico collante l’antimelonismo, perché se no Giorgia si prende tutto il potere? E siamo poi sicuri che se il potere se lo prendessero Elly della flotilla e dei referendum sul lavoro, Giuseppe filorusso, filocinese, antieuropeista e dei bonus “tutti gratuiti”, Nicola pacifista e però che vuole fare la guerra a Israele, le cose andrebbero meglio? Guardo con simpatia alla Casa di Renzi, e gli auguro sinceramente buona fortuna. So che in politica i patti si possono fare persino col diavolo, ma forse il grande umorista Marcello Marchesi non aveva tutti i torti quando avvertiva: “Dimmi con chi vai, e ti dirò se vengo anch’io”.
Michele Magno
Al direttore - Piena di fuochi d’artificio, come al solito, l’intervista di Matteo Renzi al Foglio. Con un problema. L’unico punto che propone al campo largo è mandare a casa Giorgia Meloni. Naturalmente per fare questo prima di tutto deve passar sopra alle tante divisioni che attraversano la coalizione e che non lo mettono oggi nelle condizioni di presentare un programma di governo di una qualche credibilità. A cominciare dalle questioni di politica internazionale, per passare alle questioni relative alla tenuta dei conti, dove l’atteggiamento del campo largo sembra prevalentemente quello di un ulteriore e di incontrollato aumento della spesa. Ma c’è un punto che Renzi non vuole cogliere. La questione dirimente dei prossimi anni con l’aria che tira sarà la collocazione dell’Italia nelle varie questioni di politica internazionale. Compreso il rischio di conflitti armati. Tutto questo esige non una postura divisiva ma la ricerca dell’interesse nazionale e dei punti di convergenza tra maggioranza e opposizione. Il leader che saprà intestarsi questo lavoro, e questo vale anche per la Meloni, farà l’interesse del paese. E se si guarda ai fatti e non agli schieramenti posticci, Renzi andrebbe probabilmente più d’accordo con Giorgetti, Crosetto, Tajani e Piantedosi che con quasi tutti gli esponenti del campo largo. Per cominciare vediamo cosa succede con la mozione di maggioranza per il riconoscimento della Palestina senza Hamas e in politica interna sul referendum per la giustizia. I moderati a cui Renzi si vuole rivolgere hanno idee molto chiare in proposito. E non coincidono con quelle del campo largo.
Chicco Testa
Al direttore - Perfetto Giuliano Ferrara, niente da aggiungere e niente da correggere. Spero che fra qualche anno qualcuno in più dei lettori del Foglio riconosca che aveva ragione, pienamente ragione. Per ora dobbiamo sopportare il buio della ragione, per me una vera, grande sofferenza.
Attilia Giuliani