
Ansa
Lettere al direttore
Contro gli esibizionismi finto umanitari, evviva Mattarella
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Un paese in cui da giorni quotidiani e tg nazionali dedicano (e continueranno a dedicare) la prima pagina alla navigazione della flotilla è un paese finito.
Michele Magno
God bless Sergio, contro gli esibizionismi finto umanitari: speriamo a reti unificate, anche in acque internazionali.
Al direttore - A proposito del golden power di cui si scrive efficacemente sul Foglio di venerdì, va osservato che se il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ne avesse previsto l’applicazione anche all’eventuale aggregazione Banco Bpm-Crédit Agricole sarebbero fioccate le contestazioni per averne escluso l’attivazione per di più in un’operazione, a differenza dell’Ops Unicredit, con una banca non italiana (la filiazione è autonoma ma pur sempre facente capo al gruppo francese). Il raffronto con la predetta Ops sarebbe stato immediato. Ciò comporta, però, due conseguenze: l’attivazione non significa decisione di porre limiti o vincoli all’operazione. Si vedrà nel merito. L’esercizio del golden power si inserisce in un contesto di altre competenze e di altre autorizzazioni al compimento di operazioni della specie. E’ il momento di mettere ordine in questa complessa materia per evitare quello che potrebbe essere un “gioco dell’oca”, per esempio con il diniego di un’autorizzazione o la modifica dei relativi termini che impattano sulle altre autorizzazioni. Non va, infine, dimenticato che la Commissione Ue non si è ancora compiutamente pronunciata sulle disposizioni applicative della legge, adottate per il caso dell’Ops Unicredit (anche se quest’ultimo ha ritirato l’offerta).
Angelo De Mattia
Al direttore - Il dibattito sul riconoscimento dello stato di Palestina da parte dell’Italia ha assunto negli ultimi mesi una forte valenza politica e mediatica, alimentato da appelli di ambasciatori a riposo, prese di posizione di funzionari della Farnesina e dichiarazioni di esponenti di governo e opposizione. Tuttavia, la discussione sembra spesso prescindere da un elemento giuridico essenziale: il riconoscimento è già avvenuto da tempo. Il diritto internazionale, infatti, non impone forme tipiche per il riconoscimento. Questo può essere espresso mediante un atto formale, ma anche implicito o tacito, desumibile da comportamenti concludenti. La prassi più eloquente è rappresentata dallo scambio di relazioni diplomatiche: l’accreditamento e la ricezione di ambasciatori costituiscono infatti prova incontestabile della volontà di riconoscere l’altro soggetto internazionale. E’ quanto accade nel caso palestinese. Già nel 2013 il presidente Napolitano ricevette al Quirinale le lettere credenziali dell’ambasciatrice di Palestina e, da ultimo, il 25 settembre scorso, il presidente Mattarella ha ricevuto quelle della nuova ambasciatrice. L’ambasciata di Palestina a Roma, inserita nella lista diplomatica, opera da oltre un decennio con pieno status. Ne consegue che l’Italia ha proceduto a un riconoscimento implicito dello stato di Palestina, ben prima del recente dibattito parlamentare. Da ciò discende che una dichiarazione espressa di riconoscimento non produrrebbe alcun effetto giuridico ulteriore, se non un valore mediatico. Diverso sarebbe l’avvio della procedura per l’accreditamento di un ambasciatore italiano presso le autorità palestinesi: questo costituirebbe un segnale politico concreto, capace di rafforzare i rapporti bilaterali. Per lo studioso di diritto internazionale è doveroso ribadire la realtà fattuale: solo la chiarezza, può evitare che temi complessi siano piegati a logiche di propaganda.
Carlo Curti Gialdino, professore di Diritto diplomatico-consolare internazionale ed europeo, Sapienza Università di Roma, vicepresidente Istituto Diplomatico Internazionale
“Perché tutti questi paesi riconoscono la Palestina ora?”, ha chiesto ad Al Jazeera Ghazi Hamad, membro del Politburo di Hamas. Risposta: “I frutti del 7 ottobre. Sono ciò che ha spinto il mondo ad aprire gli occhi sulla causa palestinese”. Dal pacifismo è tutto, a voi la linea.