
Ansa
Lettere
Togliere gli smartphone dalle aule non è un favore al luddismo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Sono Alessio, frequento il liceo scientifico. Hanno esteso il divieto dell’uso dello smartphone alle scuole superiori. Non comprendo quale sia l’utilità di questo divieto, perché le scuole avevano già regolamenti propri. Questo divieto è mera propaganda che allontana la scuola dalla direzione che dovrebbe prendere e risolve problemi inesistenti. Ovunque la scuola evolve, si adatta, migliorando la preparazione dei propri studenti, mentre in Italia ci accontentiamo di renderla un mezzo di propaganda.
Alessio
Caro Alessio, grazie. Hai ragione e torto insieme. Hai ragione perché il divieto esteso rafforza un divieto che vi era già. Ma torto perché dare la possibilità agli studenti di non avere distrazioni quando si è a scuola non è un cedimento al luddismo ma è un’innovazione formidabile per vaccinarci dalle armi di distrazione, più o meno di massa. Suggerisco un articolo sul Foglio AI, in cui riportiamo uno studio citato tre giorni fa dal Times, che ha mostrato come bandire i cellulari in classe equivalga, in termini di rendimento, a sostituire un insegnante mediocre con uno eccellente. Non così male, poi. Grazie della lettera.
Al direttore - In un editoriale su Repubblica quasi del tutto condivisibile, Ezio Mauro scrive che “negando il fondamento ultimo di ogni passione politica (e anche la ragion d’essere di qualsiasi sinistra), chi compensa anche solo in parte l’omicidio di Kirk con le sue formulazioni più radicali trovandovi quote di giustificazione, disprezza in realtà l’uomo”. Parole sacrosante. Se non fosse, però, che giustificare l’assassinio di Kirk non nega la ragion d’essere “di qualsiasi sinistra”. Perché anche le Brigate Rosse erano sinistra, ed erano sinistra anche molti dei gruppi estremisti, spesso coccolati dagli intellettuali di quell’area, che negli anni 70 predicavano e praticavano la violenza, anche armata, contro il “nemico” di destra, e non solo, potendo contare anche su larghe fasce di consenso. Quasi tutta la sinistra ha avversato il terrorismo, combattendolo e pagandone il prezzo, questa è storia, e di certo Piergiorgio Odifreddi rimane fortunatamente un’eccezione. Ma dimenticare che per un pezzo della sinistra l’odio per l’avversario è stato ed è ancora scritto nel suo codice genetico sarebbe fare un torto anche alla grande maggioranza della sinistra stessa che ha sempre militato dalla parte opposta della violenza.
Luca Rocca
Al direttore - Non so se per disaffezione, come scrive qualche giornale, alcuni dirigenti di Mediobanca hanno venduto le azioni dell’Istituto possedute. Ciò solleva due problemi di più ampia portata. Uno riguarda le “stock option” a favore dei dipendenti: sarebbe il caso di riconsiderare questa possibilità introducendo più rigorosi criteri su di una prassi che, accanto ad aspetti positivi, può avere quelli negativi di influenzare la linea della società, in specie quando beneficiari delle azioni sono esponenti di vertice, in relazione al corso dei titoli in questione, magari nel breve termine. La tesi della crescita di valore per l’azionista può essere purtroppo ulteriormente rafforzata. L’altro problema riguarda l’importante, condivisibile operazione che è stata compiuta con l’Opas su Mediobanca. La sfida che ora dovrebbe essere accolta, da parte del personale, sta nella partecipazione attiva alla costruzione, sotto il profilo giuridico-istituzionale, funzionale e operativo, del nuovo gruppo con l’impulso che darà l’ad del Montepaschi, Luigi Lovaglio. Perché non accettare la prova e non dare segni, magari per nulla voluti, interpretati da alcuni come disaffezione?
Angelo De Mattia
Al direttore - “La Russia andava conglobata nel mondo occidentale e non esclusa. Andava creata una forza di pace internazionale in cui fosse presente anche la Russia. Con la caduta del Muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia andava ridefinito il ruolo della Nato, che si era di fatto esaurito per raggiungimento dell’oggetto sociale”. Abbiamo perso una grande occasione storica per farlo. Mi pare fosse anche l’idea di Berlusconi questa. Questo è il mio pensiero! Non certo la ricostruzione del Patto di Varsavia! Grazie per la precisazione.
Stefano Valdegamberi, consigliere regionale del Veneto