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lettere al direttore
La linea del Pd sull'Ucraina non insegue nessuno: è così di suo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - La sig.ra Mariarosa Mancuso non sa una cosa: in questo paese non si può dire ciò che si pensa, in particolare se è detto bene e va contro il gregge. Un caloroso abbraccio a questa Donna! Continui così. Buon lavoro. Grazie.
Paolo Fattori
Al direttore - Le scrivo in merito all’articolo di M. Mancuso e la prego di riportare queste mie righe alla diretta interessata. Ho letto l’articolo sul film “The voice of Hind Rajab” e le reazioni offensive di molti lettori. Una semplice domanda: sono state scritte cose false parlando della condizione delle donna all’interno di un regime integralista islamico? Non mi pare. Nessuno dei critici entra nel merito. L’articolo è scritto in modo provocatorio. Bene, grazie e piena solidarietà alla collega e a voi del Foglio, con cui talora dissento; però siete tra i pochi ad avere il coraggio di andare controcorrente.
Giuseppe Fortin
Al direttore - Vi disturbo per inviare al dottor Masneri, autore dell’articolo del 9 settembre “Nero Armani”, vivissimi apprezzamenti per l’eleganza e la lucidità condita di frizzante ironia dell’articolo suddetto. Ottima analisi. Grazie.
Fiorella
Al direttore - Nichi Vendola, in un delirio filoputiniano, mescola fake news a impeto antioccidentale dichiarando che “la Nato ha cooptato tutti gli stati vicini alla Russia. E nell’Ucraina di Zelensky si sono fatte manovre ultra provocatorie, è stata messa fuori legge la lingua russa. Non c’è solo il giorno dell’aggressione. C’è anche il giorno prima. E la pace si fa cercando il dialogo col nemico”. Non pretendo che l’Avvocato del popolo abbia qualcosa da obiettare ma Elly Schlein sacrificherà per l’ennesima volta Zelensky sull’altare del campo largo?
Giulio Franchi
Il problema del Pd non è quello che il Pd fa per non perdere contatto con la sinistra del campo largo. Il problema del Pd è quello che il Pd di oggi farebbe anche senza essere costretto ad avvitare i bulloni del campo largo. Non è il Pd che insegue Conte e Vendola quello che spaventa. Spaventa un Pd, modello Schlein, che sull’Ucraina e non solo sull’Ucraina ha una linea poco europeista non perché si affanna nell’inseguimento di Conte, Vendola, Bonelli e Fratoianni, ma perché semplicemente la pensa così.
Al direttore - Le scrivo per rispondere a un articolo pubblicato sul numero del 9 settembre del Foglio a firma di Annarita Digiorgio intitolato “La destra in Puglia riparte… dal modello Emiliano” in cui viene citata la Fondazione Tatarella. L’autrice dell’articolo riprende il titolo di un’intervista che ho rilasciato al quotidiano l’Edicola del Sud aggiungendo che la Fondazione Tatarella “con Emiliano ha spesso collaborato” travisando sia il senso delle mie parole sia l’attività della Fondazione. Nell’intervista dico testualmente: “Quello che serve al centrodestra è un federatore. Lo spiegano dieci anni di governo Emiliano. Lui non vince solo con i partiti, ma riesce a intercettare, e non entro nelle modalità, un’ampia fetta di società. Per vincere, in Puglia, bisogna essere in grado di fare un progetto politico che vada oltre i partiti nazionali e sia in grado di federare quella società civile appunto che, per altro, ha un humus di centrodestra, particolarmente fertile in Puglia, ma che paradossalmente negli ultimi anni ha votato a sinistra”. Il senso del ragionamento è molto chiaro: Emiliano in questi anni ha vinto perché è riuscito ad allargare il perimetro della coalizione di centrosinistra alla società civile e il centrodestra dovrebbe riuscire a intercettare i voti civici per cercare di rendere contendibile la regione. Far passare questa analisi come un invito alla destra ad abbracciare il “modello Emiliano” significa stravolgere il senso delle mie parole anche perché in questi anni in numerose occasioni pubbliche e interventi televisivi (non ultimo a fine luglio su La7 in merito all’autonomina di Emiliano nel cda del Teatro Petruzzelli) ho apertamente criticato i suoi metodi di governo. Inoltre affermare che la Fondazione Tatarella “con Emiliano ha spesso collaborato” significa distorcere l’attività della Fondazione che, sin dalla sua nascita, è un presidio dei valori conservatori in Puglia. Abbiamo invitato Michele Emiliano, in quanto presidente della regione Puglia (con cui collaboriamo come istituzione), a intervenire ad alcuni nostri convegni, così come altre personalità del mondo della sinistra ma ciò non significa che la Fondazione abbia un rapporto di collaborazione con Emiliano che anzi abbiamo criticato in numerose occasioni. Proprio lo scorso anno il vicepresidente della Fondazione Fabrizio Tatarella, in un’intervista sul Corriere del Mezzogiorno, affermava: “Presidente Emiliano, lasci stare Pinuccio Tatarella” criticando duramente il “modello Emiliano”.
Francesco Giubilei, presidente Fondazione Tatarella


lettere al direttore
Una confusione democratica
