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lettere al direttore

Banalizzare la Shoah offusca il dibattito sulla difesa di Israele

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Siamo in una botte di ferro: Meloni fa da ponte con Trump, D’Alema con Xi Jinping.
Michele Magno

 


   

Al direttore - L’antisemitismo del passato rimuoveva la realtà di Auschwitz. La banalizzava o la derubricava. Era  un antisemitismo di tipo razzista che persisteva malgrado Auschwitz. Il nuovo antisemitismo pseudodemocratico non nega la tragedia. Se ne appropria cannibalizzando la memoria della Shoah e usandola contro gli ebrei. La prova generale in occidente avvenne nel corso della guerra del Libano nel 1982 con la rappresentazione sui principali organi di stampa delle vittime di ieri di essere diventati i “carnefici” di oggi. Dalla prova generale si sta passando alla messa in atto. Con il fallimento degli accordi di Oslo la deriva era dietro l’angolo. Una tappa importante è stata  la conferenza dell’Onu sul razzismo a Durban del 2000. L’eccidio compiuto da Hamas   il  7 ottobre e la guerra in corso hanno fatto il resto alla faccia di una empatia autentica per tutte le vittime e della ricerca faticosa di una composizione politica di un conflitto che lacera la regione da oltre un secolo e che è rimasto sul tavolo al pari di tutti i problemi lasciati in dote dalla Prima guerra mondiale. Se l’antisemitismo immediatamente dopo la guerra esisteva “nonostante Auschwitz”, il nuovo antisemitismo “avviene a causa” di Auschwitz per il rifiuto di fare per intero il lutto di una tragedia che ha distrutto l’immagine che si aveva del mondo.   Il piacere con cui in molti si accaniscono demonizzando e delegittimando il diritto all’esistenza stessa di Israele, ne è un chiaro sintomo.  Trasformando le vittime in carnefici, i conti possono essere apparentemente pareggiati.  Accusando Israele e gli ebrei di genocidio si può finalmente dire ciò che fino a qualche anno fa poteva essere considerato un tabù. In questa nuova situazione, la scissione schizoparanoide tra l’immagine dell’ebreo morto nei lager da ricordare e onorare e quello vivo che si è fatto nazione libera, da rigettare, non “funziona” più.  Il bisogno di pareggiare i sentimenti di colpa inconscia persecutoria ha preso il sopravvento. Non avendo fatto interiormente per intero il lutto, l’ostilità rimossa si prende una “rivincita”. Falsamente e perversamente declinato come “antirazzismo”, “anticolonialismo” e “antisionismo”, l’odio più antico può essere espresso senza il timore di essere ostracizzati.  La deriva è tale che una associazione junghiana può rifiutare la sala a un convegno sul trauma per la presenza di colleghi israeliani.  Nella logica della teologia preconciliare, convertendosi l’ebreo poteva liberarsi di una “colpa ontologica” che in barba a una religione incentrata sull’amore, si trasmetteva irrevocabilmente da una generazione all’altra condannando un intero popolo a una condizione di paria. Nella logica del nuovo antisemitismo, gli ebrei possono liberarsi della loro presunta “colpa”, rompendo ogni rapporto di solidarietà con lo stato degli ebrei. Declinandosi come “antisionisti”, rompendo ogni legame di lavoro e di amicizia, partecipando a un cupio dissolvi etico e psicologico. Le richieste dei nuovi aspiranti Torquemada troveranno sempre qualcosa nei nuovi “conversos” che non va. Con  l’accusa di genocidio, che a livelli inconsci  ha preso il posto dell’antica accusa di deicidio, anche gli ultimi tabù rischiano di cadere. Uno dei prossimi obiettivi è il Giorno della memoria. Il 27 gennaio è vicino.  Teniamolo presente. Alla faccia del nuovo antisemitismo  e per una cultura della fratellanzatra i popoli e le fedi. 

David Meghnagi, ideatore e direttore del Master internazionale di II livello in Didattica della Shoah, Roma Tre

 

Non tutti coloro che criticano Israele per quello che fa a Gaza sono antisemiti. Questo è ovvio. E sbaglia chi considera una critica a Netanyahu come la traccia di un odio contro gli ebrei. L’antisemitismo – o se volete essere più precisi la scarsa attenzione che si dedica alla tragedia dell’antisemitismo che non è una tragedia inferiore rispetto a quella di Gaza – a volte si nasconde nei dettagli. E quando si sceglie per esempio di attribuire a Israele gli stessi comportamenti avuti nel passato dai nazisti non si sta scegliendo di fare un’operazione di verità. Si sta scegliendo di offuscare una verità del passato in nome di una impostura nel presente con l’obiettivo di affermare una falsità storica attraverso la quale troncare ogni dibattito su un tema specifico: contro cosa combatte Israele e contro cosa si difende. E banalizzare la Shoah per attaccare Israele rischia non solo di alimentare l’antisemitismo ma di svuotare di senso la memoria stessa dell’Olocausto. Grazie della lettera.