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Lettere

Il giustizialismo usato come arma politica non calpesta solo la Costituzione

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ma al Sole 24 Ore hanno problemi con il vino? Ieri il titolo di prima pagina del principale quotidiano economico italiano era: “Dazi al 15 per cento su auto e farmaci, sul vino no”. Ma come è possibile? I nuovi dazi americani sul vino sono esattamente al 15 per cento, come su auto e farmaci, e il problema della trattativa per l’Europa – soprattutto per Francia e Italia – è proprio che il vino non è stato esentato dal dazio onnicomprensivo generale. L’assurdo è che i bravi giornalisti del Sole 24 ore negli articoli hanno riportato correttamente la notizia, solo il titolo che poi il titolo in prima pagina dice il contrario. Colpo di sole o colpo di vino?

Mauro Mattoni


 

Al direttore - Il 22 agosto dell’anno scorso una lunga malattia portava a termine l’azione avviata nel 2008 dalla malagiustizia: Ottaviano Del Turco moriva tra l’affetto dei  famigliari a Collelongo, dove era nato. Noi che gli siamo stati compagni e amici, che ne abbiamo apprezzato l’onestà, il rigore politico, la profonda umanità e che gli siamo stati sempre vicini, vogliamo ricordarlo anche ai tanti che lo lasciarono solo e che lo hanno dimenticato.

Giuliano Cazzola e Michele Magno

Un abbraccio alla famiglia anche da parte nostra. E a proposito di giustizia ingiusta. Guardare con attenzione cosa sta accadendo a Milano. E ricordarsi che se un’inchiesta gioca troppo con gli aggettivi, se un’inchiesta si occupa di fenomeni più che di responsabilità individuali, se un’inchiesta vive di teorie e non di prove, significa che quell’inchiesta è costruita su castelli di sabbia. E quando le inchieste sono costruite su castelli di sabbia, chi usa, nel mondo politico, il giustizialismo come una clava per colpire i propri avversari di solito calpesta in modo ancora più vistoso non solo la Costituzione ma anche la propria dignità. 



Al direttore - Caro Cerasa, dopo la bocciatura, da parte dell’assemblea di Mediobanca, dell’Ops su Banca Generali, distinguere, come ha fatto l’ad Alberto Nagel, tra azionisti buoni e azionisti cattivi per presunti conflitti di interesse (istituendo questa categoria anche per il voto assembleare) riporta alla mente, perché  traslabile fatti i necessari cambiamenti, l’ironia di Bertolt Brecht: poiché il popolo non è d’accordo con le decisioni del Comitato centrale, bisogna nominare un nuovo popolo. La bocciatura imporrebbe, invece, un profondo  esame della situazione attuale e prospettica che sembra, almeno dai primi riscontri, assente. Gli ottant’anni circa di Mediobanca richiederebbero ben altre valutazioni e iniziative  anche sul piano degli impegni delle persone. Con i migliori saluti. 

Angelo De Mattia 


 

Al direttore - L’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, uscito sconfitto dall’assemblea degli azionisti, non si dimette rischiando di ricacciare Mediobanca nel passato. Con i migliori saluti.

Roberto Alatri