Immagine generata dall'intelligenza artificiale

Lettere

La grande sfida dell'AI: come trasformare in oro le sue potenzialità?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il lettore Paolo Bellamio si complimenta (grazie) e fa le pulci alle mie “Pulci di notte”, scrivendo che “il Cristo Pantocratore raffigurato nell’abside del duomo di Monreale, così come in quella del duomo di Cefalù, presenta il pollice della mano destra unito a mignolo e anulare e non a indice e medio, come da egli riportato”. Ma io non l’ho affatto riportato. Mi sono limitato a citare la “tipica figura del Cristo benedicente (di solito con tre dita unite – pollice, indice e medio – a simboleggiare la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo), assai diffusa nell’iconografia bizantina”. Nel periodo successivo ho semplicemente segnalato che nel Duomo di Monreale esiste un Cristo Pantocratore, ma senza specificare la posizione delle sue dita.
Stefano Lorenzetto

 


 

Al direttore - L’esperimento editoriale del Foglio AI è stato una provocazione affascinante e un caso di studio per chi si occupa di diritto. Se da un lato ha sorpreso per qualità e velocità, dall’altro ha portato alla luce questioni normative tutt’altro che risolte. Cosa distingue un contenuto protetto dal diritto d’autore da uno generato da AI? Chi è responsabile in caso di errore o violazione della privacy? E quanto è doverosa la trasparenza sull’origine artificiale di un testo? Il quadro normativo europeo – AI Act, Gdpr, Direttiva Copyright – cerca di regolare questi aspetti, ma resta frammentario. L’AI Act impone ai “deployer” di dichiarare i contenuti generati da AI, salvo ci sia un effettivo controllo editoriale. Il Foglio ha scelto di dichiararlo, trasformando i prompt in una forma di scrittura redazionale e mantenendo il controllo umano. Ma cosa sia un “controllo sufficiente” resta vago, e così anche la responsabilità: se un errore dell’algoritmo danneggia qualcuno, risponde chi? Il redattore del prompt? Il direttore? Il diritto italiano assegna responsabilità chiare agli autori umani, ma non contempla il “giornalista virtuale”. Anche questo è stato un merito implicito dell’esperimento: mostrare che senza intelligenza umana a monte e a valle, l’intelligenza artificiale non regge giuridicamente. E poi c’è il tema del diritto d’autore. L’algoritmo opera per derivazione: crea a partire da ciò che ha “letto”. Il vero apporto creativo resta nel prompt e nella guida umana. Ma il prompt, oggi, non è considerato un’opera. Senza apporto umano determinante, l’articolo non è protetto. Infine, la questione dell’addestramento: i modelli generativi si basano su testi spesso coperti da copyright. Chi garantisce tracciabilità, licenze, equo compenso agli editori? Il giornalismo con AI richiede dunque doppia vigilanza: giuridica, per evitare l’irresponsabilità; intellettuale, per ricordare che un articolo nasce da un’idea, non da un algoritmo. Il Foglio AI ha messo in luce i limiti della macchina: errori, incoerenze, confusione. La macchina non “sente”, non litiga, non sbaglia con intento. E proprio mostrando la sua inumanità, ci ricorda cos’è davvero il giornalismo. Non è la vittoria della macchina né la fine del mestiere: è un gesto politico e culturale, che ha reso visibili possibilità e rischi dell’automazione. Nessun algoritmo potrà mai sostituire la voce, il dubbio, l’ossessione che rendono un pezzo davvero umano.
Ivana Menne

Tutti temi giusti di cui discuteremo anche nei prossimi numeri del Foglio AI. Con qualche certezza. Primo. Quando vi è un testo scritto dall’AI è importante che vi sia anche una responsabilità di qualcuno e quando quel testo è su un giornale la responsabilità è del direttore. Secondo. Quello che viene scritto dall’AI non è un contenuto senza diritti, ma essendo frutto del connubio unico tra un’intelligenza umana e un’intelligenza artificiale quel contenuto ha un suo copyright, come ogni contenuto che si trova su un giornale. Sul tema della vigilanza giuridica il problema esiste. Ma in attesa di sanarlo la grande domanda a cui rispondere è: siamo in grado di trasformare in oro, e anche in un business, le potenzialità incredibili offerte dall’AI, non per togliere lavoro a qualcuno ma per creare qualcosa di nuovo, di aggiuntivo, attraverso l’integrazione? E’ la sfida dei prossimi mesi. E anche la nostra, of course. Grazie.