No, la libertà di un paese non si basa su una legge elettorale

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Rispondo a una sua considerazione in cui affermava che non è antisemitismo criticare l’operato dell’esercito israeliano e l’eventuale brutalità. E’ vero, si può. Ma a patto che ci si metta anche nei panni degli israeliani: di chi ha perso un parente o un amico ucciso da un terrorista; dei giovani che devono prestare tre anni di servizio militare perché, dalla nascita della loro patria, vivono sotto minaccia e attacco continuo; dei loro genitori, sopravvissuti a un genocidio reale o costretti a fuggire da paesi mediorientali per paura. Bisogna mettersi nei panni dei militari a cui Hamas tende imboscate con l’aiuto di civili; dei cittadini che si domandano come mai, in due anni, nessun abitante di Gaza abbia aiutato a ritrovare anche solo uno dei rapiti; dei genitori dei ragazzi del Nova Festival, che hanno visto il giubilo al rientro dei pick-up con i loro figli esibiti come trofei, oltraggiati anche da morti. Se ci mettiamo in quei panni, allora forse si può anche criticare. Altrimenti è solo un’altra sponda per gli antisemiti.
Enrico Cerchione


 

Al direttore - Vi ricordate gli appunti di Silvio Berlusconi su Giorgia Meloni? Quel foglietto lasciato “sbadatamente” sul banco del Senato il 14 ottobre del 2022? “Un comportamento supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo”. Allora Berlusconi fu buon profeta. E oggi mi chiedo cosa penserebbe di questo governo dai tratti illiberali e del silenzio assoluto di Forza Italia sull’impoverimento del ceto medio, cui Giorgia Meloni sta rubando il futuro. Dalla destra ci si aspetterebbe un minimo di serietà, almeno su sicurezza, tasse, libertà. Macché. Meloni e compagnia non riescono proprio a essere coerenti. La sicurezza? Vediamo solo reati in crescita e il dilagare della violenza minorile. Sulla riviera romagnola i maranza devastano le spiagge. Le carceri scoppiano senza che la sicurezza migliori. Un capolavoro. Ma il flop più clamoroso è sul fisco: avevano promesso la riduzione della pressione fiscale, che invece è aumentata, e il calo delle accise, che invece sono state alzate. E ieri, con il ministro Giorgetti, si sono inventati l’ennesimo carrozzone pubblico, l’ente ad hoc per le imposte locali. Matteo Renzi aveva abolito Equitalia, loro creano l’Equitalia dei territori. Perché non pensano a far funzionare le agenzie che già esistono? No, servono altre poltrone, altri posti da assegnare agli amici degli amici con i soldi pubblici. Per non parlare del blitz tentato con i pedaggi autostradali, bloccato dall’opposizione. E torno a Berlusconi: diceva governo “tasse e manette”. Meloni fa di peggio: il suo è un governo “tasse e mancette”, senza farsi mancare le manette. L’opposizione su questi temi può mandarlo a casa: tasse, carrello della spesa, il 16 luglio Italia Viva sarà davanti ai supermercati di tutta Italia a distribuire un “volantone” con i rincari dei beni primari. Stipendi, salario reale, che l’Ocse ci dice in discesa del 7,5 per cento in questi tre anni, sicurezza. Siamo a quasi mille giorni di Meloni e le uniche cose che restano sono la pressione fiscale e il ceto medio sempre più in difficoltà.
Raffaella Paita, senatrice di Italia viva


 

Al direttore - Ho letto con interesse l’intervento di Pietro Labriola, utile per rilanciare il dibattito sul ruolo dell’intelligenza artificiale nelle telecomunicazioni e sulla necessità di un nuovo equilibrio tra innovazione e tutela del lavoro. Nel nostro settore del Business Process Outsourcing, rappresentato da Assocontact, abbiamo scelto di agire. A dicembre abbiamo adottato un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, nato per affrontare con responsabilità le sfide della transizione tecnologica. Il Ccnl introduce flessibilità intelligente, certificazione delle competenze, formazione digitale e soprattutto il riconoscimento dell’AI come tema centrale della contrattazione. Per noi, l’AI non è solo un rischio da contenere ma uno strumento da integrare, che affianca – e non sostituisce – il lavoro umano. E’ una leva di efficienza, non un pretesto per tagliare posti. Per questo il contratto valorizza formazione continua, upskilling e percorsi professionali coerenti con l’evoluzione del settore. Sappiamo che non mancano le difficoltà: margini ridotti, concorrenza distorsiva, necessità di aggiornamento continuo. Ma la nostra forza è la volontà di tenere insieme sostenibilità economica e dignità del lavoro. Durante la pandemia non ci siamo mai fermati, garantendo servizi essenziali a milioni di cittadini. Oggi partecipiamo al protocollo Recidiva Zero, offrendo lavoro a persone detenute: un segno concreto di come inclusione, tecnologia e responsabilità sociale possano convivere. Il comparto conta oltre 40 mila lavoratori e circa 3 miliardi di fatturato. Ma il vero valore sta nella resilienza e nel coraggio di innovare. Il nostro Ccnl prevede aumenti retributivi, welfare, sanità integrativa e, per la prima volta, partecipazione agli utili. Crediamo che questa esperienza possa diventare base di confronto con tutta la filiera delle Tlc. Serve un nuovo patto tra imprese, lavoratori, sindacati e istituzioni. L’AI non costruisce da sola il futuro. Servono regole, visione e responsabilità. Noi ci siamo.
Lelio Borgherese, presidente Assocontact


 

Al direttore - Si vocifera che il centrodestra stia pensando a una riforma del Rosatellum basata su due punti fermi: proporzionale con premio di maggioranza per la coalizione che ottiene il 40-42 per cento del voto nazionale; indicazione sulla scheda del premier (un bel rebus per il campo largo). Sul resto (reintroduzione delle preferenze, applicazione della nuova legge al Senato), si vedrà. Ora, immaginiamo una legge elettorale che assegni il 65 per cento dei seggi alla coalizione che raggiunge il 50 per cento più uno dei voti validi espressi. Cambiano i numeri, ma siamo lì. Eppure sessantadue anni fa fu considerata un imbroglio e divenne teatro di una “patria battaglia” che appartiene alle mitologie della storia repubblicana. La “legge truffa” del 1953 – la definizione si deve forse a Piero Calamandrei – è stata interpretata sia come un cupo episodio della restaurazione postbellica, sia come un apprezzabile tentativo di garantire una governabilità messa a repentaglio dalla frammentazione partitica. Allora la sinistra si impegnò in una lotta senza esclusione di colpi per affossarla, denunciandone il carattere liberticida (non passò per un soffio). I partiti di centro invece la difesero come una specie di ultima spiaggia per la democrazia italiana. Fuori dal coro “Il Mondo”, che con Gaetano Salvemini si spese per la creazione di un’area liberaldemocratica trasversale al sistema dei partiti. L’appello, nonostante l’adesione di prestigiosi intellettuali, ebbe scarsa fortuna. Il dramma del 1953 si ripeterà come farsa nel 2026?
Michele Magno

  

La legge elettorale sono pronto a scommettere che si farà. E se le regionali dovessero essere un successo per il centrosinistra, soprattutto al sud, la spinta nella maggioranza per “non regalare al centrosinistra i collegi del sud” sarà ancora più forte. Dunque, sì, la direzione è questa, e non sono solo voci. Quello che però andrebbe aggiunto alla sua lettera, un filo catastrofista, è che l’Italia, quando si parla di legge elettorale, è un’anomalia per tante ragioni. E’ un’anomalia perché nessun altro paese al mondo cambia leggi elettorali alle stessa velocità con cui un tempo il compianto Maurizio Zamparini cambiava allenatori del Palermo. Ma è un’anomalia assoluta anche perché ogni volta che si urla allo scandalo sulla legge elettorale di solito si scopre che quella legge elettorale con tutti i suoi difetti ha contribuito a creare un qualche meccanismo virtuoso. Qualche volta quel meccanismo può coincidere con la governabilità. Altre volte quel meccanismo può coincidere con il compromesso. La farsa c’è, e si manifesta ogni volta che un partito al governo vuole cambiare legge elettorale per paura di perdere (e di solito chi cambia le leggi le elezioni non le vince mai). Ma la farsa vera forse è un’altra: pensare che la libertà di un paese si basi davvero su una legge elettorale. Preoccuparsi precauzionalmente sì, indignarsi preventivamente forse no.