Foto Ansa 

Lettere

Misurare la propria distanza da Orbán, e non solo sul Pride

Chi ha scritto al direttore del Foglio Claudio Cerasa

Al direttore - In merito alle recenti osservazioni apparse a proposito delle dichiarazioni di Luciano Canfora sul conflitto arabo-ebraico, mi permetto di offrire un’ulteriore riflessione più ampia sulla figura dell’intellettuale barese, che gode da decenni di un credito significativo nel mondo accademico e mediatico. Canfora è senza dubbio un grande erudito, con competenze enciclopediche e una produzione sterminata. Tuttavia, proprio la sua autorevolezza lo induce spesso a esprimersi in modo assertivo su questioni politiche, storiche e morali, con un tono che non sempre è accompagnato da coerenza argomentativa o rigore logico. Un esempio emblematico è la sua nota tesi sulla “falsa libertà degli ateniesi”, fondata sull’osservazione che nel V e IV secolo a.C. solo una minoranza dei residenti di Atene aveva accesso al voto. Il punto, però, è che il giudizio su un sistema politico antico non può essere formulato applicando parametri moderni. Se la democrazia ateniese era “falsa”, quale modello alternativo coevo rappresentava secondo Canfora una “vera” democrazia? L’Impero persiano? L’Arabia nomadica? O società in cui i concetti di individuo, dibattito pubblico e riconoscimento dei diritti erano semplicemente assenti? Molti “non cittadini” di Atene, i cosiddetti “barbari”, provenivano da contesti culturali dove mancava qualsiasi idea di libertà razionale o confronto pacifico. Estendere loro il diritto di voto sarebbe stato un atto di giustizia o una forma di autodissoluzione? Si ha talvolta l’impressione che Canfora utilizzi la storia antica come specchio polemico per le questioni dell’oggi, come l’immigrazione, senza però esplicitare questo passaggio. Infine, un piccolo dettaglio, ma non insignificante, riguarda l’uso sprezzante della parola “camerieri” in riferimento a chi, a suo dire, si piegherebbe alle decisioni di Donald Trump. E’ davvero coerente questo disprezzo per una categoria di lavoratori onesti con le sue dichiarate posizioni progressiste e democratiche? Forse, a fronte del rispetto che la sua opera suscita, si potrebbe auspicare da parte di Canfora un maggiore esercizio di autocritica e consapevolezza.

Gabriele Ciampi



Al direttore - Oggi a Budapest, domani in Italia (Elly Schlein).

Giuliano Cazzola

Schlein, forse, non si è accorta che in Italia il partito più vicino alla linea Orbán si trova nel centrosinistra, non nel centrodestra, ed è il M5s che sulla difesa dell’Ucraina, per dire, ha le stesse posizioni del partito del presidente ungherese. Ma, paradossi a parte, ci sono due verità che vanno tenute insieme con onestà. Orbán ha tutto il diritto di compiere scelte scellerate sui temi che riguardano i diritti Lgbtq+. I partiti europei che considerano quelle scelte liberticide – come  vietare completamente il Pride per proteggere i minori – hanno tutto il diritto e forse il dovere di mostrare la propria distanza dall’agenda Orbán. E se un leader politico considera un Pride non un corteo ma un atto politico il problema non è il Pride ma chi ha trasformato una manifestazione di libertà in una minaccia alla propria idea di libertà.