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lettere al direttore
Su Israele un sondaggio tendenzioso, come tanta opinione pubblica
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Dal sondaggio di Only Numbers pubblicato ieri dalla Stampa, apprendiamo che secondo un italiano su due “a Gaza è genocidio”. Poi leggiamo che le opzioni a disposizione degli intervistati erano esclusivamente le seguenti: è genocidio; è una ritorsione esagerata e forse sbagliata di Israele per la carneficina del 7 ottobre ma non parlerei di genocidio; è la giusta vendetta di Israele per la carneficina del 7 ottobre (riecheggia qui il “vendicativo Dio di Israele” che ha nutrito tanto antigiudaismo e antisemitismo cattolico: brividi). Quale scelta rimane a chi non si riconoscesse in nessuna di quelle tre opzioni, e cioè non ritenesse Israele colpevole comunque, quindi né genocida né smisurato nelle reazioni né vendicativo? A chi pensa che Israele stia conducendo una guerra di sopravvivenza per disarmare i terroristi di Hamas tuttora spadroneggianti a Gaza? Ah sì, c’è il solito “non sa, non risponde”. Suggerirei, per quanto mi riguarda, un’altra opzione: “Alza le mani” di fronte a tanta tendenziosità.
Nicoletta Tiliacos
Verrebbe voglia di scandalizzarsi, e in effetti dovremmo farlo, ma quel sondaggio rispecchia drammaticamente, in modo cristallino verrebbe da dire, l’approccio scelto dalla nostra opinione pubblica per ragionare sulla tragedia della guerra in medio oriente. E per essere ancora più precisi sarebbe stato corretto aggiungere un’altra opzione: parlare di antisemitismo nel mondo è solo un modo per distrarci dal genocidio? Al via il televoto.
Al direttore - Sul Foglio del 4 giugno in un articolo di Guido Vitiello viene citata MicroMega in un contesto potenzialmente lesivo dell’immagine della testata da me diretta. L’autore fa infatti riferimento a un commento di una “ex collaboratrice di MicroMega” che avrebbe scritto “Israele è mosso dall’odio depravato per tutta l’umanità”. La persona in questione non viene citata con nome e cognome ma solo rievocando la sua passata collaborazione con MicroMega, inducendo il lettore in una potenziale associazione fra MicroMega e le parole citate, che non sono mai comparse in nessun articolo della nostra testata ma sui profili personali della persona in questione, con la quale MicroMega non ha più nessun rapporto da ormai diverso tempo. La prego di voler pubblicare questa mia precisazione a beneficio dei lettori.
Cinzia Sciuto, direttrice di MicroMega
Grazie della precisazione, gentile direttrice, ma Vitiello non ha fatto altro che scrivere quello che anche lei ha precisato: trattasi, in effetti, di un’ex collaboratrice di MicroMega. E ci fa molto piacere che lei non condivida quelle oscenità. Un caro saluto.
Al direttore - Nella mia prima campagna elettorale, quella del 1994, andai a parlare, tra l’altro, anche in alcune sezioni di Rifondazione comunista. Il mio argomento preferito era spiegare perché l’art.18 dello Statuto dei lavoratori (Legge 300/1970), che riguarda il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, non era nell’interesse del lavoratore. Fui eletto. Incontrai Pietro Ichino, che mi confermò nelle mie convinzioni, e mi passò l’articolato che aveva previsto per riformare quelle norme. Nella successiva XIII legislatura presentai la proposta di legge S 2075, “Disciplina del recesso del datore dal rapporto di lavoro”. Non passò, ma io continuai a occuparmi con passione della materia, fino al Jobs Act. I referendum dell’8 giugno propongono l’abolizione proprio di quel che resta del Jobs Act. Per trentennale coerenza non andrò a votare e invito quanti simpatizzarono con la mia attività politica a fare altrettanto.
Franco Debenedetti