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“Leo” rappresenta un'America alternativa a quella profanata dal suo presidente
Chi ha scritto il direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Sospetto che Trump, dopo il suo primo incontro con Leone XIV, metterà dazi del mille per cento al Vatican State.
Michele Magno
Passaggio fantastico del Times di Londra, su “Leo”. Qualunque sia la vostra opinione su quella grande Repubblica d’oltreoceano, dice il Times, Trump minaccia di far credere al mondo che si tratti di una nazione di buffoni insensibili che hanno abbandonato i princìpi di decenza e bontà – e il Cristianesimo – che hanno ispirato la fondazione degli Stati Uniti. Leo, scrive il Times, sarà una sorta di America alternativa, non un uomo che sogna di rendere di nuovo grande l’America, ma uno che rappresenta ciò che queste due grandi istituzioni, gli Stati Uniti e la Chiesa cattolica, hanno in comune. Le masse stanche, povere e ammassate, le persone che Gesù è venuto a salvare, avranno di nuovo voce. Sintesi: Papa Leone è tutto ciò che Trump non è: un’America alternativa a quella profanata dal suo presidente. Chissà.
Al direttore - Come già accaduto tanti anni fa con un altro cittadino di Chicago, anche stavolta il Foglio sapeva e soprattutto ha fatto sapere in anticipo… Un saluto al lettore Vincenzo Agostini.
Alfredo Nunzi
Al direttore - Leone XIV ha dimenticato un piccolo ma fondamentale aggettivo da apporre alla parola pace: giusta.
Giovanna Comis
Al direttore - E’ successo il lunedì di Pasqua, mentre mio figlio Francesco e io stavamo al monastero bulgaro di Zografo, sul Monte Athos, dopo un lungomare di cinque chilometri a piedi e dopo una valle ricca di acque selvatiche, di lecci lussureggianti e di vecchie querce. Epperò, mi chiedo: che senso ha oggi raccontare come e perché due viandanti lo scorso 21 aprile hanno visto nero su bianco il nome di Leone XIV? In verità noi, anche un po’ per gioco, s’intende, cercavamo il nome di un Papa che avesse l’ardire di costruire nuovi ponti, ché proprio di nuovi e futuri ponti, letteralmente, avevamo chiesto delucidazioni il giorno prima, domenica di Pasqua, anche al monaco Mosé, in occasione della visita all’indescrivibile monastero di Megisti Lavra. Arriverà mai qualcuno, gli avevamo domandato, che si darà da fare per riunire queste chiese? E’ davvero il loro destino quello di essere così vicine e contemporaneamente così lontane? Allora, forse, Leone XIV non è stata una profezia (figurarsi, qui non siamo capaci nemmeno di prevedere il tempo di un’ora dopo…), ma un auspicio apparso improvvisamente sul Monte Athos perché proprio l’ortodosso Monte Athos – come risulta chiaro a tutti coloro che hanno avuto la ventura di frequentarlo – non aspetta altro che di fare da spalla a uno di quei ponti dei quali ha parlato Papa Leone XIV il giorno della sua elezione. Ché poi, dato il nome pontificale di Leone XIV, il nome proprio fatto dall’auspicio bizantino sia stato un altro, poco importa. Importa invece che questi disse Prevost in occasione della sua omelia cardinalizia, qualche giorno prima del Conclave, il che per quanto mi riguarda è stata la chiusa di un cerchio, l’avveramento di quell’auspicio, la tappa finale di un viaggio iniziato come regalo di laurea a mio figlio e terminato dove non avrei mai immaginato.
Vincenzo Agostini
“Finché la Santa Montagna prega, il mondo non sarà abbandonato da Dio” (Padre Tichon, monaco athonita vissuto al secolo XX, guida spirituale di san Paisios). Complimenti a lei.
Al direttore - E’ un segno dei tempi l’incontro dell’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel a Palazzo Chigi a proposito, evidentemente, dell’Ops su Banca Generali. Senza voler trarre alcuna deduzione e senza disconoscere il ruolo del governo nel campo bancario, anche attraverso lo strumento del golden power, viene da pensare al nume dell’istituto, Enrico Cuccia, e da chiedersi se sarebbe possibile vederlo oggi in un ruolo similare. Ricordo che solo verso la fine della sua carriera, Cuccia incontrò a Palazzo Chigi l’allora premier Massimo D’Alema, soprattutto con l’intenzione di presentargli Vincenzo Maranghi, che di fatto sarebbe stato il suo successore. In precedenza era accaduto che, dal lato degli Agnelli, vi era stata la richiesta, insieme con quella di un incontro, di una posizione dell’esecutivo sul progetto, allora, di Opa del Sannpaolo sulla Banca di Roma – Capitalia, però dalla presidenza del Consiglio era stato risposto che si trattava di materia non propria, ma di competenza della Banca d’Italia. Ripeto: i tempi sono diversi; non sono affatto messe in dubbio le capacità e l’esperienza che sono note, ma il ricordo può essere utile, anche per non ripetere soltanto la locuzione di derivazione ciceroniana “historia magistra vitae”, ma non aggiungere che può poi avere alunni che si sottraggono alla “magistra”.
Angelo De Mattia