lettere al direttore

Guerra, Gaza e Israele. Volantinare Vasco nelle università, please

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Sconcertato di fronte alle schiere di intellettuali e di università che si pronunciano, anche in Italia, per il boicottaggio culturale di Israele, mi è tornato in mente un aureo libriccino di Sabino Cassese, “Intellettuali” (il Mulino, 2021). Cassese (che, facendo parte degli Amici della Normale, si è detto contrario alla recente mozione della Scuola pisana) rileva come una delle doti fondamentali dell’intellettuale sia il cosmopolitismo, la capacità di vedere i fenomeni dall’esterno, l’attitudine alla comparazione, al confronto. E ricorda, al proposito, che la Società delle nazioni “si preoccupò, appena fondata, di invitare gli intellettuali a scambiare i loro punti di vista sui grandi problemi spirituali dell’epoca successiva alla grande guerra mondiale”. Fu così che nacque la Commissione internazionale di cooperazione intellettuale, al cui interno avrebbero lavorato, tra gli altri, Henri Bergson, Johan Huizinga, Thomas Mann, Albert Einstein. Era il 1922, è passato un secolo.
Paolo Macry

Oggi, agli intellettuali anti Israele, si potrebbe chiedere anche di meno. Leggere Cassese può aiutare a comprendere meglio la propria funzione storica. Ma nell’attesa di avere tra le mani il libro del nostro adorato prof. ci si accontenterebbe anche che gli universitari ascoltassero Vasco. Ecco un passaggio della sua favolosa intervista al Corriere di due giorni fa: “Free Palestine è un bello slogan, da anime belle; ma se implica la distruzione dello stato di Israele, allora sarebbe più onesto dirlo. E alla distruzione di Israele mi ribello. So che se mettessi like a Palestina libera mi amerebbero tutti ma io non sono fatto così”. Volantinare nelle università. Viva Vasco.

 


 

Al direttore - Luciano Canfora è pronto a ripetere la frase che gli è costata un processo per diffamazione, ovvero che  Giorgia Meloni “è neonazista nell’animo, e per questo si è schierata con i neonazisti ucraini”. Per l’illustre filologo si tratta di un dato storico incontrovertibile, come ha spiegato in un’intervista al quotidiano La Stampa: “Meloni discende dal Movimento sociale, un partito che si riferiva alla storia della Repubblica sociale, cioè a uno stato satellite del Terzo Reich”. Ora sono più tranquillo. So che il professore emerito dell’Università di Bari non mi potrebbe mai querelare se affermassi che è neostalinista nell’animo, e per questo si è subito schierato con i neostalinisti russi. Si tratta di un dato storico incontrovertibile. Egli infatti discende dal Pci, un partito che si riferiva alla storia dell’Unione sovietica, cioè a uno stato responsabile del genocidio per fame, noto come Holodomor, di oltre sei milioni di ucraini nel 1932-1933.
Michele Magno

“Uno statista può essere valutato per quello che ha fatto per il suo paese. L’opera di Stalin è stata positiva, anche se aspra, per la Russia, al contrario di quella di Gorbaciov”. (Luciano Canfora, 1994)

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