Giorgia Meloni - foto Ansa

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Una manovra da "sballo". Meloni contro le quote rosa. Non male!

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

"Al direttore - “La potenza militare americana ha fornito uno schermo protettivo al resto del mondo, che i suoi beneficiari lo chiedessero o meno. Sotto l’ombrello di una garanzia militare americana essenzialmente unilaterale, gran parte del mondo sviluppato si è raccolto in un sistema di alleanze; i paesi in via di sviluppo sono stati protetti da una minaccia che a volte non riconoscevano, e tanto meno ammettevano” (Henry Kissinger, “World Order”, 2014)."
Michele Magno

Henry Kissinger, 1977: “La sicurezza di Israele è un imperativo morale per tutti i popoli liberi”. Henry Kissinger, 2006: “L’emergere di Hamas come fazione dominante in Palestina non dovrebbe essere trattato come una svolta radicale. Anche le dichiarazioni arabe relativamente concilianti… rifiutano la legittimità di Israele come inerente alla sua sovranità. Solo un piccolo numero di moderati (palestinesi) ha accettato un’autentica coesistenza permanente (con Israele)”. Henry Kissinger, 2023: “Non ci sarà pace duratura in Israele finché l’Iran circonderà Israele con decine di migliaia di armi avanzate”. 


"Al direttore - Nel primo discorso da governatore, Fabio Panetta, tra le altre considerazioni assai interessanti – che delineano un governatorato molto tenace nel sostenere le posizioni in cui crede anche, e forse “in primis”, nei confronti della Bce – ha rappresentato la necessità di affrontare la vulnerabilità che provoca il livello del debito agendo sia sulla crescita sia sulla finanza pubblica. Dunque, se si condivide questa esigenza, non si dovrebbe poter relegare la questione solo a un auspicato aumento del pil, non certo alle viste, che pure ha bisogno di politiche specifiche e di riforme. Occorre, invece, agire anche sul bilancio. Qui viene in rilievo la necessità di un piano organico per la riduzione del debito. Ma ne esistono oggi le condizioni? Può risultare utopistico anche il solo evocarlo? Grazie".
Angelo De Mattia

La risposta a questa domanda l’ha data qualche giorno fa, come ha ricordato Luciano Capone,  Lorenzo Bini Smaghi in un’analisi per l’Institute for European Policy Making dell’Università Bocconi: “Nella Nadef il governo Meloni si è impegnato a raggiungere un surplus primario sopra il 3 per cento del pil nei prossimi 3-4 anni. Una manovra restrittiva di questo tipo non ha precedenti storici”. Che sballo!


"Al direttore - La segretaria del Pd, Elly Schlein, ieri ha detto che il governo Meloni, primo governo italiano guidato da una donna, unico governo europeo a essere guidato da una donna, unico governo del G20 a essere guidato da una donna, è un governo che si muove contro le donne. Mi sono perso qualcosa?"
Marco Terzullo

Tema complicato. Ma ieri sulla questione Meloni ha offerto qualche spunto interessante su cui si può riflettere. “Sono stata sottovalutata tutta la vita. Anche per questo noi donne – ha detto in una intervista a Federica De Sanctis sul TGPoste – possiamo prenderci i nostri spazi, purché noi non crediamo a quello che gli altri hanno deciso che sia il nostro limite. E questo è un errore che delle volte le donne fanno. Farsi convincere che i limiti che altri hanno imposto siano i limiti che davvero abbiamo. Io questo non l’ho mai creduto. Ho sempre pensato ci fosse una capacità, una velocità, una concretezza nelle donne che delle volte manca agli uomini e che questo dovesse essere un nostro punto di forza. E semplicemente non ho accettato né di essere privilegiata per il fatto di essere una donna, né di essere per questo discriminata. Ho voluto combattere, ma sono stata sempre consapevole che bisogna combattere ad armi pari. E’ la ragione per la quale io non sono un’appassionata di quote. La ragione per la quale non sono appassionata di chi pensa che la parità di genere possa essere una concessione. Se davvero crediamo nella parità noi dobbiamo competere allo stesso livello al quale competono gli altri, senza corsie preferenziali e senza limitazioni. L’unica vera limitazione che noi abbiamo è la conciliazione. E quindi lì bisogna effettivamente lavorare. Il governo, dal tema del congedo parentale fino alla decontribuzione per le mamme lavoratrici, sta cercando di dare segnali soprattutto sulle donne mamme che lavorano. Non devi essere costretta, in una società normale, a dover scegliere tra essere madre e poter fare una carriera, le due cose possono perfettamente stare insieme, nei sistemi che hanno un welfare serio le due cose stanno insieme e questo è il segnale che vogliamo dare. E se noi riusciamo a colmare questo gap che impedisce a molte donne di poter fino in fondo dimostrare quello che valgono, perché alcune scelte non le hanno potute fare, io penso che le quote forse, e dovrà chiedere a qualcun altro, ma insomma, penso che questo problema davvero non si ponga. Però la prima cosa che bisogna capire è la consapevolezza di quello che si può fare, non la determinano gli altri, siamo noi che lo decidiamo, siamo noi che decidiamo quali sono i limiti che ci possono essere imposti”. No quote, grazie. Non male.