lettere al direttore

W l'antimafia della realtà, che lavora senza cercare poltrone in tv

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Attenzione! Spread supera ascolti Insegno, prudenza!
Giuseppe De Filippi

 


  

Al direttore - “Chiedo scusa se parlo di Maria”, cantava Gaber in una delle sue più belle sferzate contro i tic della sinistra massimalista, incapace a suo dire di comprendere le cose erroneamente considerate “minori”. Maria è importante tanto quanto il Vietnam, la Cambogia, il colpo di stato in Cile perché Maria è la realtà. “Chiedo scusa se parlo di Maria”, potrebbe dirci la nota catena di supermercati con lo spot che ha monopolizzato il dibattito in questi giorni. Dove Maria ovviamente non è Emma, la bambina del supermercato che, cosa più che naturale, soffre della separazione dei genitori: Maria sono i bambini in genere, anzi i sentimenti dei bambini. Soffrono – triste doverlo precisare – anche i bambini che vedono mamma e papà litigare ogni giorno o, forse peggio, ignorarsi ogni giorno. Ma ricordare che i bambini e i loro sentimenti esistono non può essere considerato “reazionario”. Coi tempi che corrono è vero il contrario: ricordarlo è un messaggio potentissimo, rivoluzionario. Mi sono chiesto perché uno spot abbia catalizzato tante attenzioni, polarizzato così tanto. La risposta che mi sono dato è che la società contemporanea ha espulso i bambini dal dibattito pubblico e quindi quando irrompono pesantemente, come in questo caso, fa fatica a fare i conti con il loro punto di vista: non lo conosce, non lo comprende, non lo sa decodificare perché è estraneo alle categorie che è abituata a padroneggiare. Quello spot può piacere o non piacere, chi lo guarda può essere più o meno in sintonia con il punto di vista che esprime, ma su una cosa non possono esserci dubbi: il punto di vista che rappresenta non è quello della mamma e del papà, il punto di vista, “giusto” o “sbagliato” che sia, è quello di Emma. Lodatori e detrattori hanno una cosa in comune, ignorano Emma, la Maria di questa storia. Se per la società, lo conferma questo dibattito, i bambini non esistono, non esistono per la politica che della società è specchio. La politica, anche quando si interessa dei bambini e dei ragazzi, lo fa quindi pensando sempre e solo al punto di vista degli adulti: le mamme e i papà separati, i professori e il loro diritto a trasferirsi, gli elettori impauriti dai migranti, anche se hanno 12 anni. “Mi interesso di qualsiasi ideologia / Ma mi è difficile parlare di Maria”. Difficile in particolare per un mondo di adulti egoisti e autocentrati. Egoismo del quale i bambini, le loro sofferenze, il loro punto di vista sono le prime vittime.
Marco Campione

   


    

Al direttore - Matteo Messina Denaro, il criminale che era noto anche con le sue sole iniziali MMD, è stato sepolto in solitudine a Castelvetrano. Dopo aver passato gli ultimi mesi curato, chissà se ci ha pensato, dagli uomini delle istituzioni che odiava e che tante volte ha fatto uccidere. Ora basta parlarne. Il più grande favore postumo che si può tributargli è continuare a evocarlo. Per quel criminale egotico la vera pena è l’oblio. Lo stato ha inferto colpi durissimi alla mafia. Certo non con il processo stato-mafia che era destinato, come è avvenuto, a naufragare dopo aver profuso energie che, con minor enfasi e clamore, avrebbero potuto essere meglio impiegate in altre direzioni. Lo ha fatto con l’intelligente lavoro degli investigatori che negli ultimi anni ha reso definitiva la scomparsa almeno della capacità di spargere terrore di una organizzazione criminale, che in tempi per fortuna lontani sembrava diventata un contro-stato. Certo, l’impegno dev’essere ancora lungo. Il tessuto economico-sociale è ancora impregnato di una mafia meno sanguinaria ma più subdola, che fa affari, altera la vita economica, realizza con fatture fittizie evasioni tributarie gigantesche, si accaparra fondi europei e appalti, gioca sul tavolo insinuante della protezione-estorsione nei confronti degli imprenditori e ricicla le masse di denaro che provengono dai suoi tradizionali affari illeciti nel campo del narcotraffico nell’economia legale. E tutto questo non risparmia neanche il nord Italia: anzi, per il suo dinamismo economico, è il miglior terreno di caccia. Ma il pieno controllo su intere comunità siciliane la mafia, quella dei tempi della Cupola, da anni non lo ha più. Questo è l’insegnamento che non dobbiamo dimenticare anche per rispetto a quelle tante realtà della società civile che si sono organizzate e ribellate. Certo gli inquirenti, che in questi anni non hanno inseguito teoremi ma hanno lavorato sul campo, continueranno a indagare sugli episodi atroci di cui Matteo Messina Denaro è stato protagonista. Ma per favore, di questo criminale narcisista che vestiva elegante e non da villano e che si vantava di leggere libri ma li sfogliava con le mani grondanti di sangue di uomini, donne e anche bambini, sui mass media non si parli più. Messina Denaro ha perso la sua sfida, quella che voleva vincere a ogni costo. Concludere la sua vita da latitante senza volto, mascherando il suo declino fisico che, immaginiamo la rabbia, lo rendeva simile al resto degli umani e diventando una specie di leggenda. Non c’è riuscito. Ora dimentichiamolo.
Guido Salvini, magistrato

L’antimafia della chiacchiera continua a concentrarsi sui “segreti indicibili” di MMD. L’antimafia della realtà, invece, continuerà a concentrarsi sui successi ottenuti dallo stato contro la mafia. Successi nati grazie al lavoro degli inquirenti che in questi anni si sono occupati dei fatti e non hanno inseguito teoremi utili solo a conquistare una poltroncina in tv in prima serata.

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