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lettere al direttore
Molta “nera” nei tiggì, che non parlano quasi più di immigrazione
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Giustamente il Foglio ha segnalato l’ipertrofia di cronaca nera, una vera e propria ossessione con tratti maniacali che si è impossessata dei mezzi d’informazione questa estate. Notizie da primato di delitti, stupri di gruppo e altre atrocità, in spregio al fatto che tutti i dati ufficiali dicono che tutte queste fattispecie sono in caduta verticale. Una volta nella penuria di notizie estiva faceva titolo la comparsa di uno squalo nel golfo del Tigullio, oggi il sangue spadroneggia. Non si può non essere d’accordo con la denuncia del Foglio. Tuttavia non si può non notare che in questo sport giornalistico il primato spetta ai Tg della Rai occupata dal nuovo governo. Non è che questo sia un nuovo standard? Addormentare la capacità riflessiva del pubblico mettendo in soffitta le divisioni nella maggioranza e lo scarto crescente tra quanto promesso e quanto realizzato dai nuovi governanti?
Marco Cecchini
In verità, rispetto al passato, molti tiggì della Rai hanno quasi del tutto eliminato un elemento di allarmismo: salvo rare eccezioni, non si parla più di emergenza immigrazione. Proprio ora che c’è un governo guidato da politici che sull’immigrazione hanno speculato alla grande. Divertente no?
Al direttore - Le norme penali e quelle che disciplinano il processo penale dovrebbero essere stabili, granitiche, durature. In Italia è tutto il contrario. Di fronte a ogni fatto di cronaca o situazione di emergenza, sembra che l’unica reazione concreta da offrire all’opinione pubblica sia quella di inventare nuovi reati, irrigidire quelli esistenti e innalzarne le pene, rendere meno accessibili misure alternative, prevedere nuovi e invasivi mezzi di ricerca della prova, estendere regimi speciali e così via. La legislazione d’emergenza diventa la regola perché è una scorciatoia comoda comoda: basta aggiungere un comma, due righe e il lavoro è fatto. Molto più semplice ottenere così i titoli dei giornali piuttosto che spendere tempo e risorse per una seria prevenzione che costa sacrificio e porta risultati non immediati, ma duraturi. E la politica rincorre la cronaca. I media parlano per tre giorni di un problema? Subito le proposte di modificare il codice penale. C’è un rave party difficile da sgomberare, si prepara un decreto con pene roboanti per il nuovo reato. La premier vuole dare un segnale di rigore contro la mafia, si scrive il decreto intercettazioni. Un andazzo che sarebbe ingeneroso attribuire solo a questa maggioranza. Di norme approvate o solo proposte c’è un elenco interminabile. Dalle norme sull’omicidio stradale al traffico d’influenze, allo stop alla prescrizione, dalle norme sugli imbrattamenti alla Gpa reato universale, ai reati ambientali o quelli contro i beni culturali, fino alla spazzacorrotti. Per ragioni di spazio mi fermo qui ma l’elenco sarebbe interminabile. Un sistema sanzionatorio ballerino, con regole e procedure instabili, quasi sempre approvate sull’onda dell’emozione. A suon di deroghe, le regole ordinarie sono ormai quelle che fanno eccezione. Un tempo solo terrorismo e mafia giustificavano una disciplina ad hoc, oggi il “binario” di terrorismo e mafia è quello principale, perché hanno attratto un’infinità di altri reati. Una proposta provocatoria, ma non troppo: tutte le norme penali dovrebbero essere approvate dalle Camere solo a maggioranza qualificata e non a maggioranza semplice. E mai per decreto. Sarebbe risolutivo. Si eviterebbe l’abuso di norme manifesto, nate solo per saziare la pancia dell’opinione pubblica, ma senza un’efficacia reale. Stop alla propaganda a spese del sistema penale, stop a deroghe ed eccezioni, via libera solo a modifiche realmente utili. Perché l’ordinamento penale, più di un qualunque altro corpus normativo, rappresenta una colonna per garantire la civile convivenza, che non può essere colpita, modificata, piegata per le esigenze di propaganda della maggioranza di turno.
Enrico Costa, deputato di Azione
Perfetto.

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