Foto LaPresse

lettere al direttore

Movimento 5 Schlein? No, grazie. E sui diritti, viva Berardinelli

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Nel suo imperdibile “I desideri dell’io si stanno trasformando un po’ troppo spesso in diritti civili”, pubblicato ieri, Alfonso Berardinelli argomenta di eros, di ananke e di limiti “imposti da fatti naturali”. Poi si schermisce e scrive: “Smetto subito di fare il filosofo greco”. Non smetta, la prego. Un suo antesignano diceva che è da pazzi chiedersi le ragioni di ciò che l’evidenza mostra come fatto (Aristotele, Topici I, 11 105°3-7). L’evidenza, quell’inesorabile presenza (la realtà) che i pochi saggi ancora in circolazione continuano a indicarci mentre inseguiamo con fissa ostinazione i nostri sogni.
Ubaldo Casotto

Viva Berardinelli!

   


      

Al direttore - Arturo Scotto, new entry Pd: “Con le mobilitazioni contro la riforma delle pensioni in Francia e la forzatura antidemocratica sul Parlamento attraverso la tagliola sugli emendamenti finisce finalmente un grande equivoco. Il macronismo come argine della destra populista. Un’illusione delle classi dirigenti di mezza Europa, convinte che il liberalismo sia l’unica forma possibile di governo delle società in crisi” (Facebook). Palmiro Togliatti: “Il massimalismo si potrebbe definire una forma singolare della disperazione politica […]. Nel movimento operaio il massimalismo è espressione di una scarsa maturità della coscienza politica e particolarmente si manifesta agli inizi, quando prevale ancora la negazione romantica, o in momenti di grave crisi della società, quando può sembrare che semplici parole siano sufficienti a modificare tutta una situazione e tutto il corso degli avvenimenti” (Rinascita, 5/1957).
Michele Magno

 

Il nuovo Pd, incredibilmente, sui temi della guerra ha scelto di non voler più competere con Meloni, sul terreno della difesa della democrazia senza se e senza ma. E ha scelto invece di inserire nel proprio lessico, e nel proprio partito, elementi di ambiguità forti, come gli ex di Articolo 1, che hanno contribuito a proiettare il Pd verso una dimensione diversa. Una dimensione all’interno della quale ciò che conta non è più evitare che sia il partito di Meloni l’unico interprete di una linea politica a difesa di una democrazia aggredita, senza se e senza ma. E una dimensione nuova all’interno della quale la priorità del Pd sembra essere un’altra: non lasciare a qualcun altro l’agenda della difesa dell’Ucraina con molti se e tantissimi ma. Movimento 5 Schlein? Anche no, grazie.

 


      

Al direttore - “Relativamente al video circolato in maniera virale sui social e le tv di tutta Italia, del corriere strattonato da tre vigili urbani di Taranto, mi permetto di dire che se i vigili si fossero comportati così nel periodo di Cito, io sarei sceso in piazza a protestare. Questi atteggiamenti non andavano bene allora e non vanno bene adesso. La violenza non può appartenere all’idea di città che si vuole costruire. Per questa ragione non posso condividere il contenuto del comunicato stampa a firma del sindaco Melucci quando, anziché condannare la violenza e inneggiare a una comunità di relazioni e di dialogo, stigmatizza  a senso unico ‘la reazione molto scomposta del conducente del furgone’. Per quanto il conducente possa aver commesso un’infrazione, non esiste al mondo che i vigili possano reagire in quella maniera: anche perché l’interlocutore non  era un delinquente ma una persona che stava lavorando”. Sono le parole di Gianni Liviano, fino a qualche settimana fa capogruppo del Pd al comune di Taranto, un cattolico militante, uscito dal partito prima del congresso, distante dalla nuova linea. Mentre dal sindaco dem Melucci nessuna parola di solidarietà al lavoratore che ha lasciato il furgone in divieto per i tre minuti della consegna, e al ritorno ha temuto i vigili gli togliessero la patente e quindi il lavoro. Lo difende la Cgil, e i passanti che hanno provato a fermare la violenza. Mentre l’assessore alla polizia municipale, Cosimo Ciraci, ha difeso l’operato dei vigili, a cui ha ammesso di aver chiesto “tolleranza zero”. Ciraci è nato politicamente accanto a Giancarlo Cito, il noto ex sindaco di Taranto che fornì i manganelli ai vigili. Ciraci è rimasto citiano, ma nella strategia di Emiliano delle larghe intese alle cozze pelose è finito assessore alla “tolleranza zero” in un’amministrazione Pd-M5s. Che lo stesso giorno in cui chiedeva tolleranza zero, l’assessore Ciraci avesse la sua auto parcheggiata nel posto disabili, senza esserlo, e senza multa, è invece tipico della doppia morale di certa sinistra. Che chissà cosa avrebbe detto se il sindaco fosse ancora Cito.
Annarita Di Giorgio

Di più su questi argomenti: