Con quell'iWatch al polso, Lavrov sta cercando di chiederci aiuto

Le lettere al direttore. Chi ha scritto a Claudio Cerasa il 15 novembre 2022

Al direttore - Marcello Veneziani, intellettuale di spicco della destra italiana, ha postato un tweet contro “il branco di ignoranti, arroganti, intolleranti che chiede di censurare Enrico Montesano”, perché non sa che il motto “Memento audere semper” sulla sua maglietta “non è fascista ma fu coniato da D’Annunzio nella Prima guerra mondiale e ricorda la beffa di Buccari del 1918”. E’ come se chi scrive, intellettuale irrilevante a babordo e tribordo, se la prendesse con quei zoticoni che chiedono di censurare la svastica nazista perché non sanno che la croce uncinata era utilizzata già nell’Eurasia del neolitico per significare “buona fortuna” o “benessere”. Tant’è che ancora oggi è un simbolo sacro nell’induismo, nel buddismo, nel giainismo. Viviamo (come sempre) tempi difficili.
Michele Magno

 


 

Al direttore  - “I giornalisti occidentali devono essere più corretti”, ha detto ieri Sergei Lavrov da Bali preoccupandosi di smentire con un video le informazioni riguardanti la sua salute. Voleva dire corretti. Ma forse intendeva dire corrotti? 
Maria Martone

  

   

Rispetto a quel video c’è un  dettaglio interessante. Mesi fa, a giugno, l’ex presidente russo, Dmitri Medvedev disse, letteralmente, di “odiare gli occidentali” perché sono “bastardi e degenerati” e, aggiunse Medvedev, “voglio farli sparire”. Colpì, in quei giorni, che Medvedev – che nell’ottica di una possibile e molto futura successione a Putin ha scelto di vestire i panni del più intransigente tra i falchi del Cremlino – usò quelle frasi giusto pochi anni dopo essersi mostrato al mondo con abiti tradizionali occidentali, dopo aver postato foto con Barack Obama, dopo aver manifestato il suo amore per il Sassicaia, dopo aver più volto ormeggiato il suo yacht nei porti italiani e dopo essersi fatto vedere in giro con occidentalissimi prodotti Apple. La stessa impressione ieri ha fatto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che dovendosi rapidamente difendere dalle voci malevoli sulle sue condizione di salute non ha avuto neppure il tempo di cambiarsi d’abito e ha scelto di diffondere un’immagine non del tutto adatta a un falco anti occidentale: maglietta dell’artista americano Basquiat (comprata su Amazon?), iWatch stretto al polso (made non in Russia), iPhone poggiato sul tavolo da lavoro (come un qualsiasi maledetto occidentale). La guerra sul campo, per la Russia, è dura. Ma anche quella sulla propaganda non scherza. Per un giorno, solo per un giorno, solidarietà al prigioniero Lavrov, che con quell’iWatch al polso sta certamente cercando di dirci qualcosa (aiuto!).

 


 

Al direttore - La risposta data alla lettera su Tim e Cdp, secondo un “climax” di asserzioni sull’inesistenza di motivi per i quali lo stato non debba acquisire la rete, può ritenersi fondata, al di là dell’approccio olistico. Ma io non avevo affrontato, diversamente da quanto emerge dalla Sua replica, l’argomento se fosse giusto o no che lo stato acquisti la rete. Il problema da me sollevato riguardava, invece, il progetto di acquisizione della totalità della rete per il tramite della Cdp, con il lancio di un’Opa (che si espone pure a una contro Opa). E le ragioni per sollevare problemi al riguardo ci sono, eccome. Innanzitutto, la Cdp non sarebbe in grado di sostenere l’intero onere finanziario. Non credo che sia interesse di qualcuno quello  di dissestare la Cassa per l’acquisizione in questione. Basterebbe ciò per suggerire vie alternative, sia pure con il medesimo approdo. E’ utile ricordare in proposito la storiella del re Borbone  e di Pulcinella: alla domanda del re perché non si sparasse in una battaglia, Pulcinella rispose: “Primo, perché non vi sono le munizioni”. Poi avrebbe voluto aggiungere un secondo e un terzo motivo, ma il re lo  bloccò, essendo stato detto tutto, non la prima ragione a cui dovevano seguire altre. Tuttavia, si può, nel nostro caso, anche aggiungere che bisogna evitare di fare apparire la Cdp come strumento in mano al governo: il rischio che si corre è quello della riclassificazione della sua attività, da parte di Eurostat, facendola rientrare nel perimetro del debito pubblico, dal quale ora fuoriesce con grande vantaggio, anche per merito della partecipazione minoritaria a essa a opera delle fondazioni di origine bancaria. Sarebbe un boomerang clamoroso. Dunque, necessità di studiare come raggiungere l’obiettivo senza danni. “Primum non nocere”: era uno dei princìpi della Scuola medica salernitana, traslabile anche alle azioni delle persone. Tutto ciò a prescindere dalle problematiche istituzionali che riguardano la Cassa, ma da accantonare per l’operazione anzidetta. 
Angelo De Mattia