Il fango, la gogna e l'altra separazione delle carriere che serve all'Italia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ho aperto l’ultima bolletta di gas e luce come un pokerista apre le carte.

Michele Magno



Al direttore - Si resta interdetti dinanzi allo scempio giudiziario, mediatico e deontologico provocato dal deposito e dalla resa pubblica da parte dei pm nel procedimento contro Tiziano Renzi e sua moglie, di una lettera privata di alcuni anni fa destinata a Matteo Renzi da suo padre, rinvenuta nel computer di Tiziano Renzi. Una lettera intima del padre al figlio in cui emerge il dolore per i loro difficili rapporti. Avrebbero potuto depositare ove fossero emerse, parti ritenute connesse al procedimento. No, l’intera lettera data in pasto alla stampa e a commentatori dell’accaduto pronti a riprendere l’intero armamentario brutale di ostilità a Matteo Renzi.  Armamentario spesso volgare che ha sostituito la critica politica e a cui si fa ricorso solo per colpire la persona e offendere. Perché si è giunti a tanto?  
Umberto Ranieri  


Un giornalismo fondato sull’egemonia delle notizie penalmente irrilevanti è un giornalismo che merita di entrare dentro la stessa lavatrice infernale che i professionisti della gogna cercano di utilizzare ogni volta che giocano con le polpette avvelenate offerte loro dai magistrati: lo sputtanamento. E la scelta fatta dalla quasi totalità dei giornali di pubblicare in modo sostanzialmente integrale la lettera penalmente irrilevante scritta a Renzi da suo padre dimostra che la separazione delle carriere vera di cui ha bisogno l’Italia è quella tra giornalisti e magistrati.



Al direttore – Caro Cerasa, vorrei raccontarti una storia straordinaria, in sé e rispetto a quelle per cui ti scrivono; l’ho trovata su Quora. La sera prima di morire, Einstein, scritti ancora alcuni appunti sulla sua passione, una teoria unificata dei campi, riposte carta e matita sul comodino, disse alla suora che lo assisteva: “Penso di volermi riposare un poco”. La suora, l’ultima persona con cui Einstein si intrattenne, racconta che aveva spostato il suo letto, perché dalla finestra egli potesse ammirare il piccolo giardino rotondo. “Professore, crede che questo giardino l’abbia fatto Iddio?”. “Sì, rispose Einstein, Dio è sia il giardiniere sia il giardino”. “Oh, disse la suora, così non l’avevo ancora mai guardato”. Al che Einstein: “Sì, e io ho passato tutta la mia vita per riuscire a gettare uno sguardo su di lui mentre fa il suo lavoro”.
Franco Debenedetti