Le invettive contro Draghi di uno Sgarbi che non ce l'ha fatta

Le lettere al direttore dell'11 gennaio 2022

Al direttore - Come lei, caro Cerasa, mi auguro che il nuovo capo dello stato venga eletto nei primi tre scrutini. Ma sarei curioso di assistere a cosa succederebbe se, fallite le prime tre, alla quarta votazione Berlusconi ottenesse una maggioranza relativa a un tiro di schioppo da quella assoluta.
Giuliano Cazzola

  
Credo che andrà così. Primi tre scrutini nulla. Quarto ci prova Berlusconi. Quinto si elegge Draghi. 

  


  
Al direttore - Tomaso Montanari (Twitter, 2022): “Ha governato la peste guardando al pil, non alle vite. E ora guarda solo alla propria ambizione (al Colle!). La scuola abbandonata, le terapie intensive prossime al collasso, la propaganda sgangherata del generale in mimetica. Avete aperto gli occhi sull’uomo della Provvidenza?”. Molière (“Les femmes savantes”, 1672): “Vi garantisco che tra uno sciocco colto e uno ignorante, è più sciocco il colto”.
Michele Magno

  
Montanari è uno Sgarbi che non ce l’ha fatta.


    
Al direttore - Articoli un po’ “rituali” in occasione della morte di Sidney Poitier. Giusto ricordarlo come il primo afro-americano che vince l’Oscar; e l’importanza di alcuni film: “Indovina chi viene a cena?”, “La calda notte dell’ispettore Tibbs”. Peccato averne ignorato uno “minore”: “Duello a El Diablo”, di Ralph Nelson: credo sia il primo western che ha tra i protagonisti un nero; un film del 1966.  In quegli anni (1968) George A. Romero, realizza “La notte dei morti viventi”: Ben (Duane Jones) e Barbra Huss (Judith O’Dea), insieme ad altri, sono intrappolati in una fattoria vicino a un cimitero che pullula di “morti viventi”. Ben assume la leadership del gruppo, guida la “resistenza”. Il fatto è che Ben/Jones è nero. Romero la racconta così: “Era il miglior amico attore disponibile per quella parte. Stavo portando la prima copia del film a New York, quando la radio annunciò che Martin Luther King era stato ucciso. Immediatamente pensai che il mio primo film sarebbe diventato totalmente politico”. Romero assicura di ave scelto Jones per le sue qualità di attore, non perché di colore; avergli affidato il ruolo di protagonista non aveva alcun particolare significato. Se è così, il caso fa bene le cose. 


Nella storia delle rivendicazioni civili e sociali dei neri d’America, come tappe fondamentali, si citano lo storico: “Resto seduta qui” di Rosa Parks; il discorso “I have a dream” di Martin Luther King; le marce da Selma a Montgomery. Ma sono importanti anche episodi “minori”. Per esempio il tenente Uhura (Nichelle Nichols), della serie “Star Trek”: il primo personaggio di colore rappresentato nella tv americana con poteri di comando, all’interno di un cast multirazziale; in una puntata “addirittura” bacia il bianco comandante James Kirk (William Shatner). Qualcuno riterrà arbitrari questi “accostamenti”, ma è stato lo stesso M. L. King a convincere la Nichols a non abbandonare “Star Trek”: riteneva importante e necessario il “messaggio” costituito dalla sua sola presenza in quei telefilm. Attorno a Poitier c’è stato anche questo, non sarebbe male conservarne memoria.
Valter Vecellio