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Nubi sulla ripresa: bisogna accelerare la globalizzazione, non frenarla

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 3 novembre 

Al direttore - Caro Cerasa, ma che bella la sua risposta a Angelo De Mattia sull’interruzione del negoziato tra UniCredit e Mef per Banca Mps! Glielo dico con una punta di orgoglio, sono sincero. Già, perché mi ci sono quasi rivisto nel suo legittimo sospetto che il Mef abbia preso tempo per non interferire nella campagna elettorale di Siena, perché mi è parso quasi di leggere ciò che sono andato dicendo sin dal maggio scorso quale candidato a queste suppletive. A questo punto vorrei anche andare oltre: tanto a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, come diceva qualcuno che tanto qualcuno non era affatto. Ovvero che l’elezione di Enrico Letta serviva appunto come suggello politico a un’operazione bancaria su Mps già bell’e decisa. Se veramente il Mef non avesse voluto interferire con questa elezione, sarebbe bastato invitare sin da subito più pretendenti in data room. Spero finalmente che il governo Draghi stimoli e apra un serio confronto con il mercato per l’uscita definitiva dello stato – e della politica – dalla governance della più antica banca del mondo e le consegni un ruolo importante per l’economia del paese e della città.
Tommaso Marrocchesi

 

Temo che la partita tra Mef e Mps (partita che il Mef sta perdendo) verrà ricordata come il primo  passo falso dell’èra Draghi.



Al direttore - La scorsa settimana leggendo la prima pagina del Foglio sono stato sorpreso positivamente trovando una dettagliata descrizione della crisi economica che stiamo attraversando. Finalmente un quotidiano che spiega precisamente cosa sta accadendo, e come diversi fattori stiano determinando un forte rallentamento mondiale di tutte le economie. Nel 2020 l’Italia ha perso il 9 per cento circa del pil, e attualmente una crescita del 6 per cento non è nemmeno sufficiente a farci recuperare quanto abbiamo perso. Chi parla a sproposito di “boom economico”, oppure di “forte ripresa” sta mentendo spudoratamente, e purtroppo ce ne accorgeremo fra qualche settimana. La situazione sta drasticamente peggiorando, e dovremo affrontare purtroppo una gravissima crisi, dopo quella provocata dalla pandemia, caratterizzata essenzialmente dalla crisi energetica, dal rincaro di tutte le materie prime, dal pericolo dell’inflazione, dal blocco della catena di approvvigionamento, e perfino dal fenomeno della stagflazione, a cui si aggiungono anche le tensioni militari in estremo oriente. Un quadro che sembra raffigurare la cosiddetta “tempesta perfetta”. Perciò rivolgo i miei complimenti al Foglio che rappresenta uno dei pochi quotidiani italiani che hanno il coraggio di scrivere la verità senza nascondere la drammatica situazione in cui ci troviamo.
Cristiano Martorella

Su questo filone, purtroppo, c’è un altro dato non incoraggiante. La Francia, insieme all’Italia, nel terzo trimestre del 2021 ha guidato la ripresa europea, ma proprio ieri la Francia ha dovuto riscontrare, a causa della crisi delle supply chain, un calo significativo della produzione manifatturiera, diminuita per la prima volta da gennaio a causa di problemi con le forniture (ps: in Inghilterra, il collasso delle catene di approvvigionamento globali è così forte che alcuni giornali, come il Guardian, hanno aperto delle sezioni dei propri siti per chiedere ai lettori di segnalare qual è il bene, nelle proprie città, che non si riesce a trovare, dove si dimostra che il punto sulla globalizzazione non è come rallentarla ma è come accelerarla, o yea).