Caduti di una guerra giusta: cinquantatré italiani da ricordare

Le lettere al direttore del 2 settembre 2021

Al direttore - Accadrà quello che altre volte è accaduto. Dei Montagnard, rocciosa popolazione di fede cristiana che si è schierata con gli Stati Uniti al tempo della guerra in Vietnam, e che per questo paga prezzi altissimi, si ricorda qualcuno? Dei tibetani che si immolavano col fuoco, disperati perché nessuno, a parte un incompreso Marco Pannella, ne raccoglieva il grido di dolore? Si possono citare anche le guerrigliere curde: hanno lottato contro l’Isis, lottano ancora. Ma dove, come, chi? Dimenticati. Accadrà anche per gli afghani. Presto dimenticheremo, smetteremo di provare rabbia o indignazione, cederemo all’indifferenza e alla rassegnazione.  Per questo, è importante quello che propone il giudice Guido Salvini sul Foglio del 27 agosto: “Viene in mente che quasi nessuno ha ricordato i 53 militari italiani caduti in Afghanistan in quella che almeno per noi è stata una missione di peacekeeping. Sono morti per niente? Forse. Forse con la loro presenza hanno però fatto intravedere a tanti cittadini di quello sventurato paese che si può vivere in modo diverso, in pace, e senza il rumore delle armi in sottofondo”. Salvini sostiene che quei 53 fratelli hanno diritto a un Memoriale. Potrebbe essere una cosa molto semplice: il nome, la data di nascita, quella di morte. Poi, agli amici del Foglio, analoga cosa: foto, nomi, dati. “Non dimentichiamoli e non lasciamo all’oblio quello che hanno tentato di fare”, scrive Salvini. Mi unisco al suo auspicio.
Valter Vecellio

 
Non consegnare i loro nomi all’oblio significa ricordare che la guerra a cui hanno preso parte era una guerra giusta: non per esportare la libertà, ma per difenderla. All’auspicio mi unisco anche io.


 
Al direttore - Potrebbe chiedere, per favore, agli scienziati presenti tutti giorni e a qualsiasi ora nelle televisioni per quale motivo i guariti dal virus, come il sottoscritto che, dopo 16 mesi dalla guarigione producono ancora anticorpi naturali, a differenza del vaccino che si ferma tra i sei mesi e otto mesi non possono accedere al green pass? Sono stato colpito dal virus il 15 marzo 2020 e sono  guarito l’8 maggio 2020. Perché questo accanimento per obbligarci a vaccinare con il rischio di avere reazioni avverse? Vedi il caso di Stefano Paternò di Augusta, deceduto dopo il vaccino: l’autopsia ha rilevato che aveva avuto il Covid, ma non se ne era accorto. Autorevoli studi in Israele hanno concluso che gli anticorpi naturali sono tredici volte più immunizzanti dell’attuale vaccino. Io ho sempre fatto le vaccinazioni obbligatorie, ma non capisco perché le autorità vogliano farci diventare No vax.
Luigi De Simone

  
Enrico Bucci mi suggerisce alcune risposte, spero utili. Primo punto: avere avuto l’infezione e vaccinarsi dopo semplicemente protegge di più. Secondo punto: avere gli anticorpi è una cosa, avere anticorpi neutralizzanti è un’altra. Terzo punto: la scienza dice che i casi singoli di anticorpi che durano oltre un anno si hanno pure fra i vaccinati. Grazie.