Il Green pass garantisce la libertà in questa pandemia di non vaccinati

Le lettere al direttore del 24 luglio 2021

Al direttore - “Il vaccino non elimina la circolazione del virus ma previene la malattia grave”.  Questa affermazione con la quale si cerca di sostenere in buona fede l’importanza della vaccinazione contro il Covid fornisce purtroppo un valido argomento agli oppositori del Green pass. Fortunatamente è falsa. Ma andiamo con ordine. “Il Green pass è una misura eccessiva e discriminatoria”, dicono i contrari. Se il vaccino non elimina la circolazione del virus significa che anche una persona vaccinata potrebbe infettare il suo vicino di ristorante. Il divieto per il non vaccinato risulterebbe quindi discriminatorio. Se il vaccino previene del tutto la malattia grave, un vaccinato seduto al ristorante accanto a una persona infetta rischia al massimo una banale influenza. A nessuno è mai venuto in mente di proporre un Green pass per la vaccinazione anti influenzale. Questa argomentazione non può essere contrastata solo con il pretesto che chi appoggia i manifestanti in piazza contro il Green pass lo fa per spesso per motivi poco nobili. Servono i fatti, che felicemente ci sono. Pochi giorni fa è uscito su Lancet, una autorevole rivista scientifica, uno studio sugli effetti della vaccinazione su oltre un quarto della popolazione israeliana, il primo paese a realizzare una vaccinazione di massa. Lo studio dimostra che il vaccino riduce l’infezione del 93 per cento. Questo significa che se tutti fossero vaccinati il virus non circolerebbe! “Il vaccino non elimina la circolazione del virus” è un’affermazione cautelativa, e nel contesto della discussione del Green pass altamente ingannevole. Lo studio evidenzia anche importanti differenze tra diverse fasce di età. Per quelli sotto i 45 anni il vaccino riduce i contagi del 98 per cento e i decessi del 100 per cento. Per quelli sopra i 75 anni invece il vaccino riduce i contagi dell’87 per cento e i decessi dell’88 per cento. E’ una riduzione molto importante ma non totale. In Israele sono decedute diverse persone, soprattutto in età avanzata, dopo aver completato il ciclo vaccinale. La fortissima riduzione di ospedalizzazioni e di decessi deriva principalmente dalla riduzione del contagio. Un ottantenne vaccinato che contrae il virus ha un’alta probabilità di non farcela, solo poco inferiore a quella del suo coetaneo non vaccinato. “Il vaccino previene la malattia grave” è un’affermazione un po’ troppo da rassicurazione che nel contesto della discussione sul Green pass risulta anch’essa altrettanto ingannevole. Rispetto al suo coetaneo vaccinato, un giovane non vaccinato ha 50 volte più probabilità di infettare un ottantenne seduto accanto a lui al ristorante, e di provocarne la morte. Ecco perché serve il Green pass. Smettiamo di dire che “il vaccino non elimina la circolazione del virus ma previene la malattia grave”.  Iniziamo invece dire “con tutti vaccinati, e solo con tutti vaccinati, niente infezioni, morti e lockdown”. Solo così facendo si potrà capire che il Green pass non è una discriminatoria ed eccessiva limitazione di libertà, bensì una misura indispensabile per conciliare salute e libertà.
Yoram Gutgeld

  

Analisi perfetta. E per questo penso sia opportuno più che mai iniziare a parlare, come ha fatto in America Joe Biden, di una nuova pandemia: quella dei non vaccinati. Grazie.


 

Al direttore - E’ uscito da poco ma sta già facendo discutere “Il prossimo Papa” (Fede&Cultura), ultimo lavoro del noto teologo nonché biografo di Karol Wojtyla, George Weigel. Nel mirino dei critici c’è il ritratto del futuro successore di Pietro nella misura in cui esso rappresenterebbe una decisa discontinuità nei confronti dell'attuale corso ecclesiale. Può darsi che i critici di Weigel abbiano poco apprezzato il paragone posto dall'autore tra una Chiesa “che ha abbracciato il Vangelo” e una Chiesa che, all’opposto, “ha perso fiducia nel Vangelo” e che “sembra concepirsi come un’organizzazione non governativa dedita a buone azioni socialmente approvate”. Detto ciò, Weigel pone un tema: “La Chiesa del terzo millennio sarà una Chiesa cristocentrica, nata dal Vangelo in tutta la sua pienezza, oppure non sarà affatto”. Le critiche a Weigel provengono da quegli stessi ambienti che anni addietro attaccavano a testa bassa un giorno sì e l’altro pure Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Con una differenza: quando il Pontefice viene criticato, per semplificare, da sinistra, è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti martiri del libero pensiero; quando invece il Papa è criticato da destra allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori torto marcio. Un film già visto.
Luca Del Pozzo

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