Mario Draghi con Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci e il trofeo di Euro 2020 (Ansa)

Lettere

Alleanze strategiche solo con i garantisti. Draghi e gli Azzurri

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Salvini: no al green pass, aprite i bar. Il governo trema


 

Al direttore - Quando i giornali che danneranno Renzi per omofobia cominciavano la stampa in tipografia noi al Foglio eravamo già froci.
Giuliano Ferrara

 



Al direttore - Domenica italiani, lunedì troppo italiani, martedì eccesso di retorica, mercoledì quanta retorica! Giovedì basta essere cosi italiani, venerdì non siamo mai stati italiani, sabato e domenica dovremmo ritrovare un senso di comunità, l’orgoglio di essere italiani.
Andrea Minuz

A proposito di retorica. Un amico, un bimbo di Draghi, mi segnala un passaggio niente male contenuto nella dichiarazione apparentemente neutra offerta dal premier domenica sera dopo la vittoria dell’Italia. Draghi ha detto che “gli Azzurri hanno mostrato insieme a grandi individualità un gioco e uno spirito di squadra straordinari” e ha fatto quello che hanno fatto molti politici durante questi Europei: provare a surfare sulle imprese della Nazionale per dimostrare la bontà delle proprie idee. Diversi politici e diversi ministri hanno annacquato tutto nella retorica della comunità che ce la fa e del gruppo che vince. Draghi è stato l’unico  ad aver inserito un elemento diverso: la vittoria della Nazionale è stata la sintesi perfetta tra la forza del gruppo e l’importanza delle individualità. E chi ha provato a leggere in questa frase di Draghi un qualche riferimento alla possibile e felice coesione tra lo stato (il gruppo) e il mercato (le individualità) forse non necessariamente ha bevuto troppo domenica sera. Cin cin. 

 


 

Al direttore - Ha ragione Andrea Marcenaro: la vittoria dell’Italia agli Europei non restituisce ai sampdoriani la Coppa dei Campioni persa nel 1992 contro i rossoblu del Barcellona. Né cambia l’esito del derby del 25 novembre 1990, quando uno straordinario sinistro di Branco gli mandò di traverso quell’unico scudetto. Però è vero che solo la volontà di rilancio dell’Italia di oggi poteva esorcizzare la maledizione di allora; e che l’impresa di domenica testimonia quanto forte sia l’amicizia e il rapporto tra quegli uomini che, per la seconda volta, sono tornati da Wembley con quello che speravamo. Del resto, la vita del blucerchiato è difficile: ogni domenica gli tocca varcare i tornelli di uno stadio intitolato a Luigi Ferraris, campione di un tempo lontano che non a caso era genoano. Marcenaro, peraltro, dimentica che non solo i Grifoni possono vantare nove scudetti, ma un decimo – quello del campionato 1924/25 – ci è stato ingiustamente negato da macchinazioni fasciste (Giancarlo Rizzoglio, “La stella negata al grande Genoa”, editore De Ferrari). Comunque, visto che il karma dà e il karma toglie, la vittoria dell’Italia agli Europei conferma, per fortuna, quel che si cantava dagli spalti negli anni Novanta: “Luca Vialli e Bobby gol / segnan solo su rigor”.
Carlo Stagnaro

 


Al direttore - Mentre Letta continua a pronosticare un lungo cammino insieme a Conte (per andare dove però  ancora non è chiaro), Goffredo Bettini sul Foglio ha sostenuto che l’ex premier è l’esponente dei 5 Stelle “più ragionevole, equilibrato, testardamente unitario anche nei confronti del Pd”, ma col torto “dell’attuale posizione sulla  giustizia”. Ora, a parte il fatto che non si tratta di un dettaglio trascurabile, forse è vero il contrario, ossia che Bettini è, non so se il più ragionevole e equilibrato, ma certo l’esponente del Pd più testardamente unitario nei confronti dei 5 Stelle.
Michele Magno

Credo che su questi temi il Pd dovrebbe trarre una qualche ispirazione da quanto affermato sabato scorso da Emanuele Fiano in una bella intervista al Messaggero: “Credo che il garantismo debba definire il campo complessivo del centrosinistra”. Vale la pena di segnarselo, prima di annunciare la prossima alleanza strategica. 

 


Al direttore - Nei giorni scorsi, 150 economisti hanno sottoscritto e pubblicato una lettera nella quale prendevano posizione contro la nomina – in un comitato operativo della Presidenza del Consiglio – di due esperti ritenuti eccessivamente liberisti  e contrari all’intervento dello stato nell’economia. L’iniziativa è stata in generale criticata,  ma  è venuta in suo appoggio, alla Camera,  persino una interrogazione al governo. In sostanza, alla fine, la vicenda  ha sollevato solo qualche problema di fair play.  Mettiamo il caso, invece, che il ministro Patrizio Bianchi decida di costituire una commissione di esperti per definire le linee guida dell’insegnamento di educazione sessuale nelle scuole; che chiami a farne parte anche degli esperti di orientamento omotransessuale; e che queste nomine siano contestate da altri pedagogisti, ad avviso dei quali, le persone indicate sarebbero  troppo esposte nei loro stili di vita, con effetti diseducativi per i ragazzi. Se fosse approvato il ddl Zan nel suo attuale testo, questi ultimi potrebbero essere indagati   per aver espresso opinioni idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
Giuliano Cazzola

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