Un buon proporzionale per guardare al futuro. Occhio a BoJo sulle università

Le lettere al direttore del 14 maggio 2021

Al direttore - Non è passato inosservato il suo editoriale dello scorso 19 aprile sulle positive opportunità del sistema proporzionale. Una soluzione che oggi sembra tornare a convincere il Partito democratico, dopo alcuni cambi di linea verso la direzione maggioritaria. Il proporzionale non è la palude, ma competizione sincera. Come dimostrano gli eventi di questa legislatura e le vicende legate alle prossime amministrative a Roma e Torino, le alleanze valgono a poco in un sistema partitico litigioso anche all’interno di ogni singola forza politica. Con questa convinzione e con il consenso di M5s, Pd, Italia viva e Leu ho presentato nel gennaio 2020 un testo per far partire una discussione parlamentare con alcuni chiari paletti: stop alle coalizioni, abolizione della quota maggioritaria del Rosatellum e soglia al 5 per cento. Durante la campagna referendaria il Pd ha chiesto l’approvazione rapida di questo testo in chiave “correttiva”. Noi invece sosteniamo da sempre questo sistema perché rispetta veramente la volontà popolare e non la distorce con sovrarappresentazioni. Alcuni l’hanno chiamato Germanicum per alcune similitudini con il sistema tedesco, sempre indicato come modello di efficienza istituzionale. In realtà nessuna legge garantisce di per sé governabilità e stabilità. Le tre elezioni regolate dal Mattarellum hanno dato vita a otto governi diversi. Noi dobbiamo cambiare la legge elettorale per ricucire il senso profondo della rappresentanza, anche superando liste e listini bloccati e restituendo il potere ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Dobbiamo farlo subito per cancellare la cattiva abitudine di cambiare le regole pochi mesi prima del voto e dovremmo anche avere il coraggio di fissare la legge elettorale nel tempo, magari inserendo con legge costituzionale un quorum di approvazione significativo. Chi si batte per il maggioritario dicendo di volere sapere chi vince la sera delle elezioni semplicemente mente sapendo di mentire. Togliamo dunque questo argomento dalla discussione. Sono altri i fattori su cui intervenire se davvero si vuole un sistema istituzionale più stabile. Potremo farlo con una seria riforma dei regolamenti parlamentari se le forze politiche vorranno restituire dignità alle Camere con atteggiamento costituente. Come Lei ha scritto, l’arrivo di Draghi sulla scena politica ha costretto i partiti a rivedere la propria identità. Alcuni tentano di riaffermarla, inutilmente, con vecchi metodi, già risultati perdenti nell’estate di due anni fa. Altri, come il Movimento 5 stelle, sono chiamati a una sfida di rinnovamento che passa anche da una nuova agenda, dall’abbandono della strategia della distruzione degli avversari e dall’evitare ammiccamenti e annessioni. Il proporzionale cambierà anche la cultura politica degli italiani, dando valore a idee, programmi e appartenenze. Le alleanze, insomma, facciamole prima con i cittadini.
Giuseppe Brescia
presidente della commissione 
Affari costituzionali della Camera 
Movimento 5 stelle

 

 

Un buon sistema proporzionale costringerebbe i partiti ad avvicinarsi a una nuova stagione facendo un passo verso il futuro, rifuggendo dalla nostalgia del passato ed entrando in una logica diversa e mai come oggi necessaria: passare dalla pigra stagione della distruzione degli avversari (organizzare un vaffa day un domani contro i partiti con cui si è scelto di governare sarebbe difficile) alla più ambiziosa stagione della costruzione di una nuova identità. Ci guadagnerebbero tutti. E’ giusto provarci. 


 

 

Al direttore - Confesso una perversa simpatia per il premier Boris Johnson. Perversa simpatia che si è ulteriormente consolidata dopo che BoJo ha presentato ai Comuni una legge ovvia, cioè quella che obbliga le università a garantire la libertà di parola. Da noi, invece, puoi tranquillamente impedire al Papa di inaugurare l’anno accademico alla Sapienza di Roma (2007) e altrettanto tranquillamente scordarlo.
Valerio Gironi

 

 

L’intenzione della legge è saggia, ma leggo pareri contrastanti su questa proposta. Uno di questi è contenuto in una lettera inviata al governo da tre associazioni che si occupano della tutela della libertà d’espressione (Index on Censorship, English Pen e Article 19) e che contestano a BoJo una cosa precisa: imporre un maggiore controllo statale sulle università non porterà a una maggiore libertà accademica e al contrario potrebbe avere l’effetto di limitare ulteriormente ciò che è ritenuto accettabile in un campus arrivando a introdurre un effetto agghiacciante sul contenuto di ciò che viene insegnato e arrivando persino a negare il diritto di parola agli studenti che protestano contro un ospite che non gradiscono. Occhio.