Un Recovery anche per la politica, opportunità del governo Draghi

Le lettere al direttore del 9 febbraio 2021

Al direttore - Ho fatto un sogno: un governo Draghi composto soltanto da tecnici di alto profilo professionale e di provata esperienza amministrativa. Del resto, “in un sistema parlamentare, il governo dei tecnici designa quella forma di governo di transizione che interviene – all’interno del ciclo democratico – in una fase di disordine economico e di crisi di legittimità delle élite politiche tradizionali” (Enciclopedia Treccani). En attendant, beninteso, una classe politica nuova di zecca.
Michele Magno

 
Non concordo: il governo Draghi può essere l’occasione per la politica per rigenerarsi e il bipolarismo del futuro potrebbe nascere qui. Più la politica ne starà fuori e più perderà un’occasione per lavorare al suo recovery.


 
Al direttore - Un libro si trasforma in un successo editoriale quando intercetta gli umori – magari ancora latenti – dell’opinione pubblica nei confronti di una particolare situazione nota da sempre nei suoi termini generali ma tollerata. Così è stato, nel 2007 all’uscita del saggio “La Casta” di Sergio Rizzo e Gianantonio Stella. I vizi della classe politica erano uno degli argomenti preferiti dalla commedia all’italiana sempre denunciati in occasioni precedenti senza clamorosi riscontri. Nel 2007, gli autori avvertirono l’esistenza di una domanda pronta ad ascoltare ciò che voleva sentirsi raccontare. Due anni dopo, Stefano Livadiotti, un giornalista dell’Espresso prematuramente scomparso, aprì un altro filone di inchiesta, pubblicando per Bompiani il saggio: “Magistrati. L’ultracasta”, che passò quasi inosservato. Viene da chiedersi (e da augurarsi) allora se – alla base del crescente successo del saggio di  Alessandro Sallusti e Luca Palamara sul ruolo e gli intrighi del sistema giudiziario (dal versante delle procure, innanzi tutto) – non vi sia un’opinione pubblica, consapevole, ma che si è rotta le scatole.
Giuliano Cazzola


  
Al direttore - Ho l’impressione che buona parte di quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, abolire la povertà, uno vale uno e altre amenità, oggi siano nelle stesse condizioni del sottotenente Alberto Innocenzi (Alberto Sordi) nel film del 1960 di Luigi Comencini “Tutti a casa”. Ricorda l’inizio? Subito dopo l’armistizio del settembre 1943 il tenentino Innocenzi/Sordi porta le sue truppe al cambio di guardia sul litorale e viene preso a cannonate dai tedeschi. Lo stupito ufficiale italiano chiama allarmato il proprio comandante per avvertirlo dell’unica cosa che gli pare ovvia e cioè che i tedeschi si sono alleati con gli americani. Ecco, a parte il titolo che nel caso dei pentastellati sarebbe “Tutti scappati di casa”, la similitudine mi pare consona.

Valerio Gironi

 
Mi ricorda più un Giorgio Capitani del 1982: “Vai avanti tu che mi vien da ridere”.


 
Al direttore - Signori per piacere fate arrivare a Giorgia Meloni questa mia petizione. Cara Giorgia, non va bene che ti sei astenuta dalla fiducia a Draghi. Ti rendi conto che forza che daresti al tuo paese se domani mattina lo chiamassi e gli dicessi, ci ho ripensato, ci sono anch’io. Libero Draghi di costituire un governo istituzionale per l’emergenza paese come ha chiesto Mattarella. Ce la farà pure senza di te e Fratelli d’Italia. Lo spread sprofonderebbe e il rating del paese Italia volerebbe alle stelle! Facendo fare una figura meravigliosa al paese Italia nel mondo. Forza Giorgia chiamalo! Cordialità.
Giovanna Binetti

 
Grazie della lettera. Ma mi stupisco che lei si stupisca: onestamente, che cosa hanno in comune Giorgia Meloni e Mario Draghi a parte la città in cui sono nati?