Pannella e l'antipolitica. A Vo', un grande discorso di Mattarella

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 15 settembre  2020

Al direttore - Ok riapertura, ora tema in classe: pieni poteri? Meglio di no. 
Giuseppe De Filippi


A proposito. C’è una frase bellissima consegnata ieri agli studenti di Vo’ Euganeo da Sergio Mattarella, che andrebbe tatuata sugli avambracci di ogni partito: “La scuola serve anche a questo: a formare cittadini consapevoli, a sconfiggere l’ignoranza con la conoscenza, a frenare le paure con la cultura, a condividere le responsabilità”. Semplice e perfetto: più istruzione, meno negazionismi, grazie.

 


 
Al direttore - Dopo il comunismo, Berlusconi sconfigge anche il Covid.
Ronny Mazzocchi

 
Viva il Cav.!

 


 
Al direttore - Al populismo domestico è ovvio associare il nome di Guglielmo Giannini. Ma uno dei più autorevoli studiosi italiani del fenomeno, che è Marco Tarchi, gli ha affiancato la retorica dell’antifascismo, Nenni, il Pci e la Dc, Achille Lauro, Pasolini e Pannella, la Nuova sinistra e la maggioranza silenziosa, fino a Cossiga, Mario Segni, Leoluca Orlando, la società civile, Bossi, Berlusconi, Di Pietro, i “girotondini”, Salvini, Grillo (“Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo”, il Mulino, 2018). Insomma: todos populistas, todos caballeros. Ne consegue che oggidì il rischio di passare per populisti è elevatissimo. Questo per dire che un po’ di populismo, senza neanche cercarlo troppo, lo si può trovare dappertutto e che, quindi, un minimo di cautela sarebbe d’obbligo. Forse fino al punto da stabilire una regola di igiene linguistica: spiegare bene cosa si intende ogni volta che il termine viene impiegato nel confronto politico.
Michele Magno

 

Giustissimo. Ma con una postilla in più, pensando anche al referendum di domenica prossima: occhio a considerare sempre populista ciò che può avere una sua dimensione popolare. E occhio, in altre parole, a regalare ai populisti ciò che populista non è.

 


 
Al direttore - Ferrara è sempre da leggere e meditare con rispetto e amicizia, anche le volte in cui non si è d’accordo. Come è il caso di oggi. Davvero l’antipolitica è “passata dalle nostre parti”, di noi radicali? O non è vero, al contrario, che Pannella ha speso tutta la vita a contrastarlo, il pericolo dell’antipolitica, a rivendicare e a testimoniare la nobiltà della politica? Certo, ha sviluppato battaglie durissime contro quella che chiamava la partitocrazia. Ma in che spirito e con quali obiettivi? Sempre a difesa quasi ossessiva delle istituzioni, del Parlamento, della loro dignità, della certezza delle regole e del diritto; quelle che in tanta parte le dinamiche consociative travolgevano, aprendo la strada appunto all’antipolitica. Antipolitico, pregrillino uno che è arrivato a un tremendo sciopero della sete di otto giorni solo per ottenere che alla Corte costituzionale fosse restituito il suo numero legale? Ma poi, la scelta più emblematica nella sua durezza. Quando i partiti che lui aveva attaccato crollavano sotto l’attacco di Mani pulite, Pannella aveva la grande occasione di raccogliere grandi consensi – che già arrivavano: 50 mila iscritti al Partito radicale in pochi mesi – come unico campione dell’antipartitocrazia. Ebbene, Ferrara certo lo ricorda: decise consapevolmente di bruciare quella irripetibile possibilità proprio per difendere il Parlamento (quello “degli inquisiti”!) dalla canea montante. E convocò clamorosamente intorno a sé i parlamentari di tutti i partiti nelle riunioni che si chiamarono  “delle 7 di mattina”, sperando di poterli guidare a scelte di grande riforma. Sconfitto sì, purtroppo: ma l’unico vero tentativo di costruire un’alternativa liberale all’antipolitica.
Lorenzo Strik Lievers, già parlamentare radicale
Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali italiani

 

Pannella ha anticipato tutto. Ha anticipato la trasversalità politica, la personalizzazione della politica, la spettacolarizzazione della politica e in modo geniale ha anticipato anche l’utilizzo degli strumenti dell’antipolitica per fare politica (il finanziamento pubblico dei partiti è solo uno dei tanti strumenti, vogliamo ricordare anche la mitica Radio Parolaccia, di Radio Radicale?). In fondo, caro Iervolino e caro Strik Lievers, non c’è politico di successo, nella storia d’Italia, e non solo in quella moderna, che non abbia giocato con un po’ di antipolitica. Il problema, dunque, non è se utilizzare un po’ di antipolitica, ma è cosa farci. C’è chi considera l’antipolitica un fine. C’è chi la considera un mezzo. Pannella la considerava un mezzo. E chi ha amato Pannella non dovrebbe avere difficoltà a dire che fra i tanti fenomeni anticipati nella sua vita ci fu anche l’antipolitica. Dov’è lo scandalo? Un abbraccio.
 

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