Partite Iva da tutelare nell'Italia che stupisce il Financial Times

Le lettere al direttore del 19 agosto 2020

Al direttore - Presidenza Bce vale come mandato zero?

Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Chiedo ancora scusa, ma dopo Krugman e Jason Horowitz anche Roger Cohen sul NYT dice che dalla nascita del Regno d’Italia (1861) non s’era mai visto un fenomeno di saggezza civica e di compattamento nazionale su scelte misurate e giuste come con la pandemia. Ora non ricordo, ma anche questo peana per la nazione italiana e la sua unità under pressure è apparso in prima mondiale sull’Inkiesta?

Giulio Parma

Non male anche Davide Ghiglione sul Financial Times di ieri: “Italy businesses enjoy better than expected virus rebound”. Wow!


   

Al direttore - Nessuno è bugiardo come l’uomo indignato, recita un aforisma di Nietzsche. Gli italiani oggi sono muy indignados contro i rappresentanti del popolo che hanno intascato il bonus per le partite Iva danneggiate dal lockdown. Sono quindi bugiardi? Diciamo che il loro sdegno morale è assai selettivo. Molti navigator, ad esempio, pur retribuiti regolarmente lavorando poco o niente, hanno chiesto e ottenuto il sussidio di 600 euro. I percettori del reddito di cittadinanza, invece, sono stati “risarciti” con l’esonero temporaneo dall’obbligo di accettare un’offerta di lavoro. Ma nessuno ne ha menato scandalo. Del resto, stando ai dati dell’Istat e dell’Inps, siamo un paese in cui la metà delle pensioni è integrata dall’erario e il 44 per cento dei potenziali contribuenti non paga sostanzialmente le tasse (evasori a parte) perché dichiara un reddito troppo basso. Uno scenario da terzo mondo, a cui però si contrappone una realtà che vede, oltre alla nota capacità di risparmio dei nostri connazionali, 49 milioni di smartphone, 40 milioni di automobili circolanti (una per abitante esclusi minorenni e ultraottantenni), otto cittadini su dieci proprietari di una casa. Una clamorosa contraddizione, che un battutista geniale come Marcello Marchesi avrebbe forse spiegato così: il mondo è fatto a scale, ma chi è furbo prende l’ascensore.

Michele Magno

 

A proposito di bonus. Sottoscrivo quanto scritto su Twitter dal nostro amico Dario Di Vico: “Se un ventesimo dello spazio che giornali e tv hanno speso per i furbetti del bonus fosse stato dedicato a raccontare la condizione professionale e retributiva delle partite Iva…”. Aggiungiamo noi: se solo questo fosse accaduto, avremmo oggi un paese più pronto ad affrontare come si deve una delle priorità del lavoro futuro: focalizzare le politiche economiche non solo su chi le tutele le ha ma anche su chi le tutele ancora non le ha.

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