Chirurghi: quando un paese trasforma i competenti in un problema è fottuto

Le lettere del 3 gennaio al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - 49, anche a rate…

Giuseppe De Filippi


   

Al direttore - Caro Cerasa, ci aiuti a spiegare che oggi l’Italia ha bisogno di più cose utili e di meno propaganda, di “politiche per” e non di “politiche contro”, di rispetto e solidarietà invece che di odio e chiusura, di miglior spesa invece che di minor spesa, di competenza e merito e non di incompetenza e chiacchiere, di lavoro e non di sussidi. Tocqueville diceva: “Le loro ambizioni sono talmente concentrate sul potere che solo al pensiero di lasciarlo sono presi da una sorta di orrore che impone loro di sacrificare l’avvenire al presente”. L’avvenire è dei nostri figli. Non dimentichiamolo.

Andrea Zirilli


   

Al direttore - Egregio Cerasa, in riferimento al suo articolo riguardante l’emergenza medici, le sottopongo alcune riflessioni in qualità di chirurgo ospedaliero con circa venti anni di esperienza in un ospedale della Capitale. Innanzitutto grazie per la sua attenzione al problema. I temi da lei affrontati sono quelli più caldi. La definitiva presa di coscienza della prossima grave carenza di medici merita certamente una risposta adeguata e le risposte saranno sempre più adeguate se saranno chiare le cause. Ingrassare nei numeri le scuole di specializzazione o aprire all’importazione di medici da oltrefrontiera può sembrare a un lettore poco interessato una facile risposta. Purtroppo non è così. Il problema sta da un’altra parte. Oggi la carenza di medici è più banalmente una “carenza di vocazione”. Un paese che vuole affrontare con preparazione le sfide del futuro ha l’obbligo di interrogarsi sul perché. La carenza di futuri medici, principalmente nelle branche riguardanti l’urgenza è figlia dell’ennesima perdita di fiducia nelle istituzioni. Proprio così. Come lei ha egregiamente sintetizzato, oggi i contenziosi che riguardano medici ospedalieri in attività hanno raggiunto una cifra monstre. A fronte di questo dato pochi sanno che la gran parte dei procedimenti a carico dei professionisti medici si conclude dopo anni con un nulla di fatto in termini di responsabilità ma con notevole esborso di denaro, tempo e salute da parte del professionista. Se per i più è abbastanza chiaro quanto sia enorme l’aumento delle spese per copertura danni, per prolungata degenza e per cure aggiuntive (i dati sono facilmente consultabili online), gli stessi non vengono ugualmente informati del gravissimo dispendio di denaro pubblico risultante dalla prescrizione di esami e terapie inutili cui quotidianamente i medici si trovano costretti a prescrivere con intento “difensivo”. Tale pratica alimenta un feroce meccanismo perverso che ricade su tutti. Come spiegare poi che spesso l’errore medico è frutto di corresponsabilità tra il medico stesso e la struttura in cui si trova a operare? Per fare un esempio, tutti gli addetti ai lavori sono a conoscenza della grave situazione in cui versa la gran parte dei nosocomi del nostro paese quando si parla di infezioni ospedaliere. Oggi in Italia la probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero è circa del 6 per cento con 530 mila casi ogni anno, dato che ci pone all’ultimo posto tra tutti i paesi europei. Come attrarre infine i giovani a una professione che progressivamente e sempre più con intento “difensivo” sta facendo di tutto per perdere il fascino che storicamente le si confaceva? Come non accorgersi della crescente automatizzazione delle procedure che lasciando sempre meno spazio all’uomo a beneficio di un più freddo “algoritmo” guadagna spazio in ottica sempre più di prevenzione del contenzioso? Oggi l’enorme mole di linee guida internazionali che, nascendo da validi trials clinici e avendo come obiettivo quello di coadiuvare il medico nelle sue quotidiane decisioni, è ormai saldamente nelle mani e nella conoscenza degli operatori del diritto così da averle trasformate sempre più in obbligo e sempre meno in valido aiuto. Ecco queste sono solo alcune delle domande che ci dovremmo porre e le cui risposte dovrebbero mirare a riconsegnare dignità a una categoria fin troppo maltrattata che rischia sempre più di assottigliare le sue fila.

Luigi Carbone

Quando un paese trasforma i competenti in un problema più che in un’opportunità di solito quel paese è fottuto. Il populismo è un veicolo di incompetenza. Prima lo capiremo e prima riusciremo a vaccinarci. W i camici bianchi.


   

Errata corrige: per un errore di battitura, nell’articolo “La versione di Cassese” di ieri, il dipinto “Italia e Germania” di Friedrich Overbeck è stato fatto risalire al 1928. In realtà l’opera è del 1828.

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