Mario Draghi (foto LaPresse)

Un'università, diciamo. Bce e Draghi (e noi): viva il dottore

Le lettere del 21 dicembre al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Link, diciamo, university.

Giuseppe De Filippi


  

Al direttore - Se non fosse una tragedia per il paese bisognerebbe premiare Beppe Grillo per aver montato in pochi anni il più comico spettacolo del mondo portando al governo l’ignoranza e l’arroganza incantando milioni di persone. La partita contro il potere dell’ignoranza durerà a lungo e dovrà essere fondata sulla diffusione della conoscenza rispetto alle grandi sfide che l’Italia ha di fronte a sé, a cominciare dall’Europa e dalla sua riforma. L’ignoranza da anni è contro l’Unione europea e contro la moneta unica immaginando la disgregazione della prima e l’uscita dalla seconda senza mai avanzare un minimo di proposta. Questo è il terreno su cui difendere una scelta strategica come quella dell’Unione europea e consolidare la ratio di una moneta unica, cambiare, cioè, dove è utile è necessario farlo. Cominciamo da quell’organo europeo che ha fatto più scelte concrete di governo in Europa in questi ultimi sei anni e cioè la Bce guidata da Mario Draghi. Il giudizio complessivo sulla politica monetaria europea non può che essere positivo per il fatto che essa ha supplito all’immobilismo del Consiglio dei capi di stato e di governo che è e resta il vero legislatore europeo. La scelta di acquistare sul mercato secondario titoli del debito di stato e obbligazioni private ha inondato di liquidità l’area dell’Eurozona consentendole di uscire dalla crisi economica con il minimo dei danni in particolare in quei paesi che capirono che non si poteva lasciare sola la politica monetaria e misero in campo un mix di austerità e di espansività. Chi dice che la banca centrale europea dovrebbe essere il prestatore di ultima istanza dimentica che sinora la Bce ha acquistato titoli di stato e obbligazioni private per oltre 4 mila miliardi di euro. Detto ciò, però, non possiamo tacere due errori, a nostro giudizio, della Bce. Il primo è la pressione impropria che la Bce ha fatto sul sistema bancario perché venissero di fatto svenduti i crediti incagliati che ha consentito alla finanza internazionale, che si è subito organizzata, di comprare a 12/20 quel che valeva 50/60 consentendo quindi margini impressionanti drenando così valori miliardari dagli azionisti ed obbligazionisti bancari alle grandi società finanziarie che si sono riversate come avvoltoi sul bottino a disposizioni senza che imprese e famiglie venissero ristorate da quella svendita. E per completare l’elenco dei danni di questo errore la vendita dei cosiddetti Npl ha di fatto mutato nel profondo, grazie ai conseguenti aumenti di capitale, la proprietà di alcuni grandi istituti bancari. Il secondo errore, agevolato dalla acquiescenza del legislatore europeo, è stato la famosa direttiva Bbrd più nota come il bail-in con la quale si sono trasferiti i poteri ultimi nel settore finanziario dallo Stato al mercato garantendo una egemonia assoluta di quest’ultimo rispetto allo stato. Di questo ne abbiamo parlato invano già in corso d’opera nel 2014 ricordando che paesi liberisti come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno sempre trattenuto i poteri ultimi nelle mani dello stato tanto che hanno, all’occorrenza, nazionalizzato banche e settori strategici come l’auto salvo poi a rimetterli a distanza di tempo sul mercato. Noi vogliamo, insomma, una Europa che difenda l’economia di mercato, garanzia delle libertà personali e collettive, e il primato della politica, due grandi valori che possono e devono coesistere nella culla della democrazia mondiale, per garantire sviluppo e sostenibilità sociale ma vogliamo allo stesso tempo un pezzo di sovranità sovranazionale nella quale, come nella Unione europea, la nostra voce possa incidere per impedire così al nostro paese un destino coloniale fatto di miseria e presunta nobiltà che altro non sarebbe che una subalternità ai grandi imperialismi americani, russi e cinesi.

Paolo Cirino Pomicino

La Bce ha dato ai paesi non in salute una medicina per provare a guarire. Ma se i paesi pazienti non in salute non sono in grado di usare una medicina la colpa è della medicina oppure del paziente? Che Dio benedica, anche per il futuro italiano, e forse il futuro della nostra politica, il presidente Mario Draghi.


  

Al direttore - Caro Cerasa, scrivo per una minuzia, ma che può essere significativa perché, quando si fa una citazione, se essa è sbagliata anche in una sola parola, il potenziale effetto da positivo si converte in negativo. Un tempo si sarebbe detto, “per errore del proto”, la citazione di Euripide (tradotto in latino) da me fatta nella lettera pubblicata il 20 dicembre inizia con “Quos volt…”, mentre, come Tu ben sai, l’inizio corretto è “Quos vult…” (da volo, vis, volui, velle). Da appassionato, certamente non professionista, della lingua latina e greca, tengo a correggere l'involontario errore. In un contesto in cui proliferano parole e citazioni errate da parte di uomini di governo – a cominciare da “Pino Chet” e da altre sciocchezze – e nella speranza che il governo del cambiamento non sia anche cambiamento a colpi di moltiplicazione di gaffe, ritengo opportuno segnalarTi l’errore. Grazie. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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