Anne Pingeot e Francois Mitterand (foto LaPresse)

Il diario di Francois Mitterand per Anne Pingeot, “tanto amata”

Annalena Benini

Lei non è schiuma, ma è luce

Io lo so oggi più che mai. Ho ricevuto la sua lettera ansiosamente attesa. Anne è la mia gioia, la mia grazia, la mia speranza. A volte mi stupisco dello spazio che lei occupa nella mia vita. Sorpresa dell’anima che dubita della felicità! Anne è simile a quest’onda violenta e pura. Lei dà e prende, ma sa quello che dà e non sa quello che prende. Quando si rompe lei non è schiuma, ma luce.
Francois Mitterand, lunedì 13 luglio 1964 in “Journal pour Anne” (Gallimard)

Ogni giorno, per sei anni, dal 1964 al 1970, Francois Mitterand ha tenuto un diario per la donna che amava. Non per la moglie, Danielle Mitterand, dalla quale aveva già avuto due figli, ma per Anne Pingeot, che nel 1964 aveva vent’anni e studiava Storia dell’arte, mentre lui era un senatore, ex ministro, futuro Presidente. Oltre alle milleduecento lettere d’amore che Anne Pingeot ha permesso di pubblicare pochi mesi fa, a cinque anni dalla morte della moglie di Mitterand (e solo le lettere di lui, mai quelle di lei), c’è questo diario, un grosso e pesante libro stupefacente perché contiene la consacrazione dell’amore, la quotidianità, l’entusiasmo, le forbici e la colla, e una nuova adolescenza: lui, che gestiva la sua carriera politica e la sua ambizione, che girava la Francia e il mondo ogni giorno, che aveva una famiglia a cui era molto legato, preparava ogni sera per lei, “la fortuna della mia vita”, pagine di collage e di versi, ritagli di giornale e biglietti del cinema, riflessioni sulla loro vita o su una statua vista in un museo, cronache di giornate difficili oppure entusiasmanti che voleva dividere con Anne. Si chiudeva in una stanza d’albergo, chiedeva un paio di forbici alla reception, o forse le portava con sé, e ritagliava, incollava, sottolineava, chiosava, scriveva: a domani, Anne, Anne tanto amata. Chiudeva spesso così il diario, ogni giorno, e le diceva che si sentiva con lei ogni istante. Era a lei che raccontava il mondo ed era anche per lei che lo inventava più bello e ritagliava la fotografia di un cielo azzurro o della parola “fleurs” e di donne velate e vestite di nero e accanto scriveva: “Buongiorno, mia Anna lontana da me. Buongiorno Anna che amo. Perché il mio cuore lontano da te è nero, nero, nero, nero, tutto nero, come queste signore”.

Aveva paura che lei lo lasciasse, che si annoiasse, che andasse via. Nel 1974 ebbero una figlia, Mazarine, che adesso ha tre figli e che lui riconobbe quando aveva già dieci anni, “la figlia segreta”. Il loro amore, durato fino alla fine della vita di Mitterand, cominciò poi a nutrirsi di periodi di convivenza, a Parigi e nella casa in campagna con la figlia, ed ebbe certo grandi turbolenze e periodi di quiete, ma per questi primi sei anni di vita segreta insieme, leggere e sfogliare questo diario diligente e insieme pazzo è come assistere a un grande spettacolo. Lo spettacolo di un uomo che fa di tutto per tenere viva la passione di un amore difficile che lui accoglie come il regalo inaspettato della vita, e anche come qualcosa di troppo meraviglioso perché possa resistere senza una dedizione eccezionale, un’eccezionale energia sentimentale, la promessa e l’attesa di giorni meravigliosi insieme: Anne, aspettami. Le scriveva quasi ogni giorno. Anne, eccoti tutta la mia giornata. Anne, sono felice di amarti. Lui sentiva la propria vita correre veloce verso cose importanti, ma vedeva quella di lei sbocciare, temeva che non ci sarebbe stato un momento giusto, temeva che lei sentisse la frustrazione e che portasse la sua giovinezza altrove. Non le diceva quasi mai che era stanco, dopo una lunga giornata, e al massimo le scriveva: ho sentito stasera un po’ di fatica, ma poco importa, perché tu esisti e io ti amo. Parole così cancellano tutto il resto, un amore così sembra non essere sopportabile per nessuno che, fuori da loro due, si trovi a subirlo. Però era un mondo segreto, e adesso Anne Pingeot ha voluto mostrarlo a tutti, forse per vanità, per un senso di rivalsa che non ha mai placato davvero. “Il mese di gennaio è finito: e noi, mia Anne, noi continuiamo a cominciare la nostra vita”.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.