Michelle Obama offre a Hillary tutto il calore che non ha e spiega che Trump non fa neanche ridere

Annalena Benini
Tutto il calore che manca nelle parole di Hillary Clinton, tutta la reticenza che usa nel parlare di donne, e alle donne, tutto quello che non ha per convincere l’America, “il paese più grande della terra”, che è di lei che hanno bisogno, ogni volta esplode nei discorsi elettorali di Michelle Obama per Hillary.

Qui sta il bello: noi abbiamo tutto quello che serve per fermare questa follia. Vedete, mentre le nostre madri e le nostre nonne erano spesso impotenti e non potevano cambiare la loro situazione, oggi noi, come donne, abbiamo tutto il potere che ci serve per determinare il risultato di questa elezione. Abbiamo consapevolezza. Abbiamo una voce. Abbiamo un voto. E l’8 novembre noi, come donne, come americane, come esseri umani dignitosi possiamo metterci insieme e dichiarare tutte insieme che il troppo è troppo, e che non tolleriamo questo genere di comportamento in questo paese.
Michelle Obama, 13 ottobre 2016

 

Tutto il calore che manca nelle parole di Hillary Clinton, tutta la reticenza che usa nel parlare di donne, e alle donne, tutto quello che non ha per convincere l’America, “il paese più grande della terra”, che è di lei che hanno bisogno, ogni volta esplode nei discorsi elettorali di Michelle Obama per Hillary. Anche questa è una prova di forza femminile, se la first lady uscente diventa la migliore alleata di un’antica first lady non così amata e però così perseverante, così dedita, così concentrata sul suo obiettivo a lungo termine. Michelle Obama ha parlato, senza mai chiamarlo per nome, delle spacconate e delle volgarità di Donald Trump, il candidato che si è vantato di allungare le mani sulle ragazze e che ha poi negato di averlo mai fatto davvero, di essere stato davvero “un polipo”, un predatore, uno che si spera di non incontrare mai in un ascensore o in una strada buia mentre torniamo a casa dopo una festa, ma anche uno con cui è sgradevole discutere di donne.

 

Non si tratta nemmeno di politica, ma di forma e sostanza dei comportamenti umani. “Stiamo parlando delle basi della decenza – ha detto Michelle Obama – Stiamo parlando di cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non possiamo continuare a sopportarlo, o esporre i nostri figli a tutto questo: non per un altro minuto, tanto meno per altri quattro anni. Ora è arrivato il momento, per tutti noi, di alzarci e di dire basta. Deve finire adesso”. Non si tratta di un fischio per strada, o di un’occhiata un po’ lunga, non si tratta di flirtare perché è divertente, di corteggiare perché è vitale, ma di qualcosa di profondo e di odioso che si infila nelle abitudini, nei pensieri, nelle banalità quotidiane.

 

Michelle Obama ha detto che, se gli americani lasciano vincere Donald Trump alle elezioni, “significa dire ai nostri figli che va bene umiliare le donne. Stiamo dicendo alle nostre figlie che questo è il modo in cui meritano di essere trattate. Stiamo dicendo a tutti i nostri bambini che l’intolleranza e il bullismo sono perfettamente accettabili nel leader del loro paese: è questo ciò che vogliamo per i nostri figli?”. Lei li chiama, i nostri figli, “cuore dei nostri cuori, il centro del nostro mondo”. E allora per il centro del nostro mondo è giusto pretendere qualcosa di meglio, che faccia la differenza, che non pronunci parole offensive e odiose e sceme e sbraiti e si dimeni e si vanti di usare la sua fama per allungare le mani sulle donne e poi farle tacere. Qualcosa di meglio, è questo il punto, è una cosa semplice.

 

Michelle Obama ha saputo spiegarlo e il New York Times ha definito questo discorso il più importante tenuto da una first lady da almeno vent’anni, cioè dal 1995, quando Hillary Clinton parlò all’assemblea generale dell’Onu. “Questo non è normale. Questa non è la solita politica. Questa è una cosa vergognosa. E’intollerabile. E non importa a quale partito appartieni – Democratici, Repubblicani, indipendenti – nessuna donna merita di essere trattata in questo modo”. Nemmeno per scherzo, nemmeno per ridere. Non fa ridere, non è divertente. Non c’è ironia. E’ un mondo tristissimo, e però è un mondo finito.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.