Banche: sulla commissione d'inchiesta aveva ragione Casini

Al direttore - Ballottaggio a Ostia: è testa a testa.

Giuseppe De Filippi

  


  

Al direttore - A Ostia gli elettori di CasaPound non si sono persi in questi anni nemmeno una puntata del trono di Spada.

Michele Magno


    

Al direttore - C’erano una volta le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Così definite perché sono la bussola e i cardini della vita morale. E c’era una volta anche il comune senso del pudore. Una domanda a tutti coloro che si sono prodigati a rimbrottare, costringendolo alle immancabili scuse, don Lorenzo Guidotti, parroco del quartiere San Donato di Bologna, per aver osato ricordare – a proposito della tragica vicenda della ragazzina stuprata da un maghrebino alla stazione di Bologna – una verità di sesquipedale evidenza, e cioè che l’esercizio della libertà non è a costo zero. Io sono libero, certo, di guidare la macchina chattando sullo smartphone; ma se vado a sbattere e mi faccio male perché magari uno mi taglia la strada la colpa è in primis la mia che mi sono messo in una situazione di pericolo. Non prendiamoci in giro. Il problema qui non è l’insensibilità o il retrogusto razzista delle affermazioni del prete in questione, ma l’ideologia oggi imperante in nome della quale ognuno ha diritto di vivere come gli pare e piace. La libertà, per essere veramente libera, richiede e implica il rispetto di regole, in primis morali. Senza regole, e regole condivise, una società lasciata in balìa di se stessa immancabilmente regredisce allo stato di homo homini lupus. E a quel punto il finale è già scritto.

Luca Del Pozzo

  


   

Al direttore - Ha fatto bene il Suo giornale a ricordare che il Wall Street Journal ha scritto che è tempo di cancellare le banche italiane dalla lista delle preoccupazioni globali. Ma, a livello di diverse aree politiche, si sta facendo di tutto per traslare la “damnatio” di vicende specifiche di dissesto riguardanti alcune banche, ora in via di superamento, all’intero sistema e per fare inferire da determinate questioni di raccordi istituzionali una generalizzata sfiducia nei confronti delle diverse autorità. Paradossale è, poi, voler configurare la Consob come un’istituzione statica che si muove solo se per filo e per segno viene edotta dalla Vigilanza, perché, diversamente, non si attiva neppure per richiedere completamenti informativi o per agire autonomamente come i suoi poteri, che per talune ipotesi si avvicinano a quelli giurisdizionali, ben le consentono. Quanto all’informativa che l’Authority deve rendere resta un mistero perché, abbandonata l’idea di fare pubblicare agli emittenti gli scenari probabilistici, non si sia pensato a qualche altro tipo di informazione che pure poteva essere imposto avvalendosi dei poteri generali di intervento. Ma, al di là di questi aspetti, e del rischio di giuridicizzazione della commissione di inchiesta, non sarebbe doveroso che i membri della commissione stessa si esprimessero solo a conclusione dei lavori e che orientassero le riflessioni alle misure di riforma da adottare per evitare che si ripetano vicende quale quelle esaminate, senza ovviamente occultare la verità dei fatti accertati? Non sarebbe il caso di riprendere i progetti di riforma delle Autorità della specie? O, al contrario, ci si deve cimentare ancora con accuse alla Banca d’Italia, tutte da verificare, lasciando magari totalmente nell’ombra gli autori dei disastri, i vertici cioè delle banche coinvolte, e illudendo i risparmiatori che, così, sarebbero beffati due volte? E’ la tutela del risparmio che dovrebbe essere l’obiettivo costante di una inchiesta della specie e non certo il raccordo con le sirene elettorali o il gioco a scavalco a chi mostri maggiormente il volto dell’arme? Una prova ulteriore di masochismo politico-istituzionale?

Angelo De Mattia

  

Purtroppo sulla commissione d’inchiesta sulle banche aveva ragione l’attuale presidente della commissione d’inchiesta sulle banche, che tempo fa aveva fatto proprie le parole del Foglio definendo la commissione “un impasto di demagogia e pressappochismo che, al di là delle migliori intenzioni, non produrrà nulla di buono per le istituzioni”. Casini ha cambiato idea, noi no.

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