C'è populista e populista? Ripasso per gli smemorati del 2013
Al direttore - Il Premio Nobel per l’economia è andato a due accademici che hanno studiato come i contratti vengono usati per consentire alle persone di riconciliare i loro spesso contrastanti interessi. Ecco, non era l’anno di Brunetta.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - L’idea è di creare 500 nuove cattedre con un fondo di 75 milioni ad hoc e uno stipendio maggiorato del 30 per cento. La procedura, in deroga alla normativa sull’abilitazione scientifica nazionale, prevede un ruolo eminente del presidente del Consiglio. Immancabile il coro di proteste, in nome dell’autonomia universitaria, di rettori, sindacalisti e baroni vari. Apprezzabile finora il fatto che, dall’alto della sua autorità e del suo prestigio davvero internazionale, Enrico Letta si sia astenuto da ogni valutazione sul reclutamento dei superprofessori…
Luigi Compagna
Al direttore - L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino incassa l’assoluzione e appronta il piatto freddo della rivincita. Girerà l’Italia per fare propaganda al No. Del resto un viaggio nel bel paese è sempre un’esperienza unica e contagiò anche Goethe. Però, a dirla tutta, per Marino potrebbe essere una occasione unica per unire all’impegno la sua antica ecologica salutare passione. Insomma un giro d’Italia in bici non sarebbe poi male.
Gino Roca
In nome dell’anti renzismo stanno provando a trasformare Ignazio Marino in un meraviglioso e incompreso statista. Il tutto in un tripudio di spassose contraddizioni. Una su tutte: sentir dire dai difensori postumi di Marino – che da giorni spacciano l’assoluzione dell’ex sindaco di Roma come se fosse un certificato di buon governo – che non deve essere mai un magistrato a dare il patentino del buon governo. Uno sballo.
Al direttore - Caro Cerasa. Sarà, ma io sono convinto che il successo elettorale dei grillini continuerà a essere inarrestabile. Casaleggio ha creato una setta che va al di là del bene e del male, al di là di ogni principio razionale. Gli adepti sono e resteranno totalmente ciechi. E, fino allo sfascio, saranno sempre di più. Fateci caso, conoscete elettori grillini pentiti? Qualunque cosa facciano i grillini, agli adepti va bene.
Antonio Benedetto
Al direttore - Capisco e, in parte, condivido la vostra battaglia contro i populisti in tutte le forme attualmente declinate in occidente: la pancia dell’elettore non va mai troppo assecondata, pena la democrazia della frattaglia. Però mi chiedo: di fronte al tedesco, che vede le proprie città man mano diventare simil-Tel Aviv, per una scriteriata decisione di una cancelliera “razionale” e “insostituibile”, decantata da tutti i media internazionali come la donna più autorevole del Mondo, ecco, quel tedesco, magari, si sentirà anche di dar ascolto alle interiora che iniziano a rumoreggiare parecchio alla sola vista dei rifugiati siriani. Anche a lui, non si può dar torto.
Alessandra Padrono Martini Ari
Al direttore - Nel 2010, interpellato su Pier Luigi Bersani, che l’anno precedente era diventato segretario del Pd, scalzando Dario Franceschini, l’Ingegner Carlo De Benedetti si espresse così: “Bersani è stato un eccellente ministro. Ma, come leader del Partito democratico, è totalmente inadeguato”. E oggi, come leader dell’opposizione “de sinistra” a Renzi, a me ricorda Ventura, il nuovo, e “unfit”, commissario tecnico dell’Italia. Come Pigi, nervoso, non in grado, a differenza di Conte e Matteo, di tollerare le pressioni dei media e dei tifosi. Lamentando, sul Corriere, di essere stato rottamato da Renzi, lo statista emiliano ha dimenticato che non fu l’ex Sindaco di Firenze a sostituirlo, ma Epifani, senatore bersaniano del Pd, ex demartiniano nel vecchio Psi. Nessun “infame gombloddo”, dunque. Sono stati i suoi elettori a mandarlo al tappeto. Il passivo del 24-25 febbraio 2013 fu orrendo per il Pd. Nelle politiche del 2008, aveva conquistato 12 milioni e mezzo di voti, il 34,2 per cento. Cinque anni dopo, si ritrovò con 8 milioni e 600 mila suffragi, il 25,4 per cento, con una perdita secca di quasi 4 milioni di votanti. A Bersani sfuggirono anche molti elettori di aree cruciali: meno 300 mila voti in Emilia Romagna, idem in Toscana, meno 400 mila nel Lazio, meno 330 mila nella Puglia di Nichi Vendola. Tutta colpa di Grillo? In parte, sì. Ma il vero fattore negativo si rivelò la campagna elettorale, molto fiacca e per nulla convincente, condotta dall’ex ministro. Un cordiale saluto.
Pietro Mancini


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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