Salvini-Meloni: D'Alema ha finalmente trovato la costola del suo Pd
Al direttore - Cercavo una battuta poi il neo assessore alle partecipate a Roma si è dichiarato indipendentista veneto.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Grande la confusione sotto il cielo. La riforma costituzionale è ottima perché significa “il superamento del bicameralismo paritario, lo snellimento e la semplificazione legislativa, tempi certi per l’approvazione delle leggi per superare finalmente l’incapacità decisionale che affligge il nostro sistema. Ne sarà rafforzata e resa più efficace non solo l’azione di governo, ma anche il confronto e la dialettica parlamentare. [Il prossimo referendum] riguarda la riforma, i suoi contenuti, i benefici che potrà recare all’Italia. […] Si conduca una campagna di natura inclusiva, non partitica, si lavori per un fronte favorevole alla riforma più ampio possibile. Sono in gioco le sorti delle istituzioni, è in gioco il futuro dell’Italia […] Il titolo V che regola il rapporto fra lo Stato e Regioni viene profondamente riformato, correggendo i gravi limiti della revisione costituzionale del 2001”. Così il coordinatore del No Renato Schifani quando nel gennaio scorso spiegava il suo terzo Sì convinto alla nuova Carta. Questo lo squillo di trombe a destra. A sinistra risponde uno squillo. Se fino a ieri s’è detto che le riforme si fanno insieme, maggioranza e opposizione, ora che Renzi auspica che al paese riesca ciò che non è riuscito al Parlamento, cioè che dicano Sì anche gli elettori di destra… No, non va bene: la riforma è mia e me la voto io. Ma non era D’Alema che invocava un paese normale?
Ubaldo Casotto
Uno dei più grandi sostenitori della riforma costituzionale messo a capo del comitato per il no alla riforma costituzionale. Direi che oggi lo strabismo del centrodestra è tutto qui.
Al direttore - La sinistra (intra ed extra moenia) del Pd è insorta contro Renzi, reo di fare l’occhiolino alla destra nella campagna referendaria. Però vota con Salvini, Berlusconi e Meloni. Non è soltanto una comica posizione politica. Violando il principio di non contraddizione, il mio maestro Lucio Colletti l’avrebbe definita una catastrofe concettuale.
Michele Magno
Finalmente D’Alema ha trovato la costola del suo Pd.
Al direttore - Alla fine di questo mese, per l’esattezza il 31 ottobre, inizieranno le celebrazioni per i cinquecento anni della Riforma luterana. Ora se è comprensibile e legittimo che la galassia protestante, che per inciso stando ai numeri sembra non godere di ottima salute, ha più di un motivo per festeggiare l’anniversario, si capisce meno invece come e in che misura la commemorazione dell’evento (ovvero l’affissione da parte di Lutero delle 95 tesi sulla facciata del castello di Wittenberg) che ha frantumato l’unità della chiesa con conseguenze devastanti anche in campo sociale e politico, possa interessare e addirittura entusiasmare certi ambienti cattolici. Delle due l’una: o il processo di protestantizzazione del cattolicesimo, in atto per altro da decenni anche con la fattiva collaborazione di frange cattoliche, si è spinto più in là di quanto si potesse immaginare, oppure – e voglio credere che sia così, ma i dubbi sono tanti – tanta attesa con un pizzico di ecumenica euforia è figlia dell’ignoranza su ciò che la Riforma luterana è stata sul serio. Nel qual caso, suggerisco in primis a quei cattolici sempre pronti a rileggere e rivedere e rivalutare la storia (fatta ovviamente eccezione per quella di casa loro, che la chiesa cattolica deve solo farsi perdonare) la lettura dell’ultimo numero del Timone, benemerita rivista di apologetica, che al monaco di Erfurt ha dedicato un intero dossier con tanto di copertina. Dove campeggia un titolo che varrebbe da solo un Pulitzer: Lutero “in affitto”. Chapeau.
Luca Del Pozzo
Al direttore - Voglio votare Sì ma quando penso a Renzi succube di questa magistratura che lo comanda a bacchetta e all’invasione di profughi, clandestini e forse terroristi che lui non vede ci ripenso.
Luciano Rondina
Al direttore - Non Matteo Renzi o Maria Elena Boschi ma Gustavo Zagrebelsky, Alessandro Di Battista, i “56 costituzionalisti”, l’Anpi, Alberto Asor Rosa, Fiorella Mannoia, Gianfranco Fini, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Beppe Grillo e addirittura don Ciotti mi hanno convinto, infine, a votare Sì. L’unico a non avermi persuaso è stato il Cav., che nel segreto dell’urna anche lui voterà Sì.
Jori Diego Cherubini


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