Ragioni per augurarsi che Parlamento e Consulta non tocchino il ballottaggio
Al direttore - Complimenti a Maurizio Crippa per l’ottimo articolo sul Foglio di sabato. Ne scaturisce la ricostruzione della esasperata ed esasperante burocratizzazione della funzione docente nel nostro sistema scolastico. Gli insegnanti non sono più quelli di Croce e Gentile, meno che mai quelli di De Sanctis. Li si è degradati a personaggi del mondo virtuale: proprio come le “anime morte” di Nikolaj Gogol’. E sì che “dalla qualità del loro dire fare e pensare”, secondo Crippa, dipenderebbe l’unico e vero successo della scuola. La vicenda del concerto tra quei tre ministri (Giannini, Padoan, Madia) sul personale che verrà assunto, a prescindere (avrebbe rilevato il principe De Curtis) dal fatto che tale personale ci sia e dove sia, è davvero gogoliana. Quanto alla ricorrente retorica di un ruolo “manageriale” dei presidi essa è soltanto irritante.
Luigi Compagna
Al direttore - Caro direttore, non ho capito se lei si augura che la Corte costituzionale, il 4 ottobre, renda incostituzionale il ballottaggio della legge elettorale.
Luca Maffei
Ho paura che la Corte costituzionale possa essere tentata dal dare una copertura giuridica a un’esigenza politica: fermare Grillo. Personalmente difendo il doppio turno, diffido di chi vuole cambiare le leggi elettorali solo per paura di un avversario e non capisco come si faccia a non comprendere che una legge elettorale a doppio turno è l’unico modo per non assecondare il tripolarismo e in prospettiva agevolare il progressivo ritorno al bipolarismo.
Al direttore - Caro Cerasa. Abbassamento dell’onere complessivo, Irpef, tasse, tributi, imposte, centrali e periferiche, su lavoratori e imprese, è il primo ineludibile passo verso un’inversione strutturale del nucleo portante di tutto il sistema Italia. Volontà politica, certo, unità e determinazione nella sua attuazione, certamente, ma sono provvedimenti fecondi solo nel medio, lungo termine. A parte i vari, contrastanti, “come”, politici e sociali e culturali, i veri macigni su quella strada, nessuno nega che sia passo indispensabile. Il problema dei problemi è la gestione “del frattempo”. In quello cadono scadenze elettorali, politiche e amministrative, centrali e periferiche, che coinvolgono milioni e milioni di elettori. Senza un progetto organico, una strategia di fondo condivisa, la tentazione di gestire “il frattempo” con interventi palliativi, ad carpe diem prolati, è fortissima. Lo spessore culturale e politico, cioè la credibilità di un governo, si misura solo nella capacità di dare alle parti sociali obiettivi, non immediati, non settoriali, non di casta, ma “comuni” che rendano accettabili le inevitabili spigolosità e tensioni “del frattempo”. Impresa nobile ma titanica, in italica terra. Il successo numerico del M5s è in massima parte derivato dall’aver seguito l’istinto e aver creduto fosse possibile “il tutto e subito”. Ovvio non possa essere così, ma farlo capire e accettare è impresa… titanica. Le variabili e gli interessi in gioco sono tali e tanti che dobbiamo sostenere l’unico che, in italico modo, quello “british” non ce l’abbiamo, sembra intenzionato a proseguire il suo progetto iniziale. Che, e dai diciamolo: non poteva limitarsi a “rottamare” i recalcitranti suoi, ma i diffusi e “recalcitranti” poteri d’interdizione che agendo di conserva e bilanciandosi tra loro erano i pilastri portanti dell’immobilismo. Auguri Matteo.
Moreno Lupi
Al direttore - D’Alema ha detto che, a differenza di tanti altri del Pd, lui legge libri. Strano allora che egli non ricordi quanto scrive Tacito (“Historiae”): “Il rancore contro il potere è sempre peggiore perfino dell’adulazione, perché nasconde una falsa apparenza di libertà”. Eppure D’Alema ha esercitato il primo, è stato oggetto della seconda, e ha professato a lungo la terza.
Alberto Bianchi
Al direttore - Vorrei dire due parole ai grillini che si lamentano dell'eccessiva attenzione dei media verso la Raggi: Panda rossa.
Jori Diego Cherubini


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