Il Nobel per la Pace e la guerra. Una preghiera per Francesco

Redazione

    Al direttore - Alla fine tra Isis (della religione di pace) e governo libico (della religione di pace) per fare la guerra hanno dovuto chiamare gli americani del Nobel per la Pace.
    Giuseppe De Filippi

     

     

    Al direttore - Libera chiesa in libero Stato islamico.
    Jori Diego Cherubini

     

     

    Al direttore - Come dice bene Brague “lo Stato islamico ha lo stesso obiettivo dell’‘islam moderato’: il  dominio del mondo sotto la sharia. I mezzi violenti non sono gli unici, e sono forse controproducenti nella misura in cui potrebbero risvegliare le nazioni che attaccano. I mezzi morbidi, discreti, pazienti come la pressione sociale, la propaganda, sono forse più pericolosi, perché più efficaci”. Il Papa purtroppo ne è vittima per paura e come cristiani saremo pecore condotte al macello dal proprio pastore.
    Alberto Malossi

     

     

    Al direttore - Diceva Longanesi che se per caso un giorno un Papa preso da delirio si affacciasse alla finestra in S. Pietro (non dico in aereo) e dicesse alla folla riunita: “Figli miei, non è vero niente!” e nella calca disordinata tutta pronta per seguire la direttiva papale una vecchietta rimanesse sola in ginocchio pregando il mondo sarebbe salvo. Accostiamoci a quella vecchietta anche noi, siamo in pochi, ma come il cristianesimo è giunto a Roma da Gerusalemme, come gregge pusillo, ora per il viaggio di ritorno parte da Roma. Oggi ricorre il perdono di Assisi, voluto da Francesco, quello santo, la prima indulgenza deve essere applicata al Papa per il quale bisogna pregare se si vuole ottenerla, così si conclude la partita tra francescani e gesuiti, uno a zero per s. Francesco, non ha detto il Signore a lui di ricostruire la sua chiesa? Non è stato Francesco la copia carnale di Cristo? Questi ne porta il nome, che ne vesta non solo il saio, non creda di riuscire là dove quel serafino ha fallito, forse la politica vale più della ammirazione che si ha per i santi anche presso il “sultan superbo”? Quello lo licenziò pacificamente, il nuovo sultano turco aspetta di fargli pagare cara l’offesa vantata come coraggiosa; difendere ora, dopo cento anni, gli armeni non sembra polemogeno a un pacifista? I princìpi di questo mondo non sono obbligati alla confessione dei propri peccati, perché sono tutti peccatori latae sententiae (poteva Erode convertirsi?), anche il Papa-re è colpevole di aver mandato all’inferno tanti buoni cristiani liberali, che avevano preso scandalo da quella chiesa, che ora Papa Francesco vuole riformare. I nemici dell’uomo sono quelli della sua casa, ma noi non abbiamo altra casa, altrimenti come altra volta disse Pietro quando lo Spirito calava su di lui: dove andremo? Tu solo (Gesù) “hai parole di vita eterna”. Fuori dalla chiesa non c’è salvezza! La chiesa, non la chiesamoschea.
    Luca Sorrentino

     

     

    Al direttore - Sconcertanti le parole del Papa sul terrorismo, la violenza e l’islam. Come cattolico, pur con tutta la più buona volontà,non riesco a riconoscermi. Le argomentazioni non reggono sul piano logico, come ad esempio equiparare le stragi dell’Isis a un omicidio di una suocera o alla violenza verbale. Il Papa dice che esiste un fondamentalismo cattolico ma che vuol dire? Sarebbe opportuno precisare il senso di questa affermazione. Nessuno dice che tutti i musulmani siano terroristi,resta il fatto che la violenza ideologico-religiosa proviene solo da una parte e non ha motivazioni socio-economiche. Lo sgozzamento di quel povero prete in Normandia non ha proprio insegnato nulla?
    Pasquale Ciaccio

     


    Al direttore - Ho sentito Papa Francesco dire che basta aprire i giornali italiani per trovare mariti che uccidono mogli e che si tratta di cattolici perciò è chiaro che l’islam non c’entra niente con la violenza. Se chi incontro al bar al mattino non capisce la differenza tra chi uccide la moglie perché l’ha tradito e chi massacra bambini innocenti perché occidentali mi può anche star bene ma che non la capisca la più alta autorità della chiesa cattolica mi spaventa.
    Roberto Bellia

     

     

    Al direttore - Si tratta di guerra di religione o no? Il diffuso auspicio che la pace possa scaturire dall’incontro fra le autorità religiose è già la risposta. Fosse diversamente confideremmo nell’incontro fra le autorità politiche.
    Serafino Penazzi

     

    Da recitare a memoria come una preghiera: “Bisogna smetterla col raccontare che questi terroristi abbiano dei problemi economici, che siano dei radicali politici o ideologici. Guardate il commando di Dacca… Era composto da giovani istruiti e benestanti. Tutti questi criminali sono dei ragazzi manipolati dai mullah che hanno inculcato loro un’esegesi letterale del Corano. Anche la Bibbia conosce dei passi molto violenti, ma noi abbiamo capito che vanno contestualizzati nell’epoca in cui sono stati scritti, che si riferiscono a vicende di millenni fa. Purtroppo in Europa continuate a cercare delle scuse per i musulmani, con atteggiamenti a dir poco paternalistici. Per voi sono dei poverini, degli ignoranti che hanno bisogno di un’evoluzione verso la democrazia. Dite che dobbiamo accettare la loro cultura… Non è vero, quello che dovremmo fare è dir loro la verità nella carità” (Ignazio Giuseppe III Younan, 71 anni, patriarca di Antiochia dei siro-cattolici, una delle massime autorità religiose nell’Oriente cristiano, a capo di 250 mila fedeli, ieri sul Quotidiano nazionale).