Le radici dell'Europa, B-XVI, un Atatürk utile per capire Erdogan

Redazione

    Al direttore - Trump ci scarica, in Europa tutti a casa, Putin si è messo storto: famo i quartisti?
    Giuseppe De Filippi

     

     

    Al direttore - Per decrittare il Bersanellum ci vorrebbe un Alan Turing.
    Michele Magno

     

     

    Al direttore - A più di un mese dalle elezioni di Raggi e Appendino inizia a prendere forma la rivoluzione del Movimento cinque stelle. Dieta vegana e taglio del wi-fi (Torino); stop ai risciò e multe per i centurioni (Roma). La scatoletta di tonno rimane sigillata.
    Jori Diego Cherubini

     

     

    Al direttore - Scrisse Benedetto XVI che l’Europa non ha confini geografici ma culturali, segnati dalla identità cristiana. Il controgolpe di Erdogan chiarisce così, e definitivamente, che la Turchia non fa parte dell’Europa; ne fa parte, invece, la Russia, contro la quale la Turchia fu associata alla Nato. Già a Pratica di Mare (2001) l’associazione della Russia alla Nato appariva cosa naturale ma fu cassata in quanto sostenuta dal “parvenu”. Non lamentiamoci del fallito golpe; sparita l’Urss spariscono, solo ora per tutti, i dubbi circa l’Europa la quale perde una pericolosa quinta colonna ma, come dice Riccardo Ruggeri, acquisisce la “spada” che le manca.
    Serafino Penazzi

     

    Le risponderei citando Atutürk. “Per quasi cinquecento anni, queste regole e teorie di un vecchio arabo e le interpretazioni di generazioni di religiosi pigri e buoni a nulla hanno deciso il diritto civile e penale della Turchia. Loro hanno deciso quale forma dovesse avere la Costituzione, i dettagli della vita di ciascun turco, cosa dovesse mangiare, l’ora della sveglia e del riposo, la forma dei suoi vestiti, la routine della moglie che ha partorito i suoi figli, cosa ha imparato a scuola, i suoi costumi, i suoi pensieri e anche le sue abitudini più intime. L’islam, questa teologia di un arabo immorale, è una cosa morta. Forse poteva andare bene alle tribù del deserto, ma non è adatto a uno Stato moderno e progressista. La rivelazione di Dio! Non c’è alcun Dio! Ci sono solo le catene con cui preti e cattivi governanti inchiodano al suolo le persone. Un governante che abbisogna della religione è un debole. E nessun debole dovrebbe mai governare”.

     

     

    Al direttore - Gli abissi dell’intelletto. Per me, è opinione personale, senza tanto strologare, Massimo Recalcati è un pover’uomo frustrato e Rodney Stark è da incorniciare. Ma neppure lui arriva a rendere comprensibili l’atteggiamento e le finalità delle quinte colonne occidentali, infiltratesi in ogni dove. Le lotte tra fratelli e amici sono le più terribili e sanguinose e devastanti, lo sappiamo. Però lo Scisma, l’Inquisizione, le guerre di religione sono state tutte lotte tra “cristiani”, tra “figli di Cristo”, come lo erano i principi e i re, cattolici o protestanti che fossero. Ce li vedete Martin Lutero o Giovanni Calvino o Thomas Cranmer, amoreggiare col califfo? Ora è diverso, la lotta è tra quella numerosa, influente parte dell’occidente laica/giacobina, che non si sente figlia di Cristo, anzi lo rinnega, credendosi “libera” da ogni catena e tendenzialmente amica, pronta al compromesso coi nemici dei “cristiani”. Tipico atteggiamento dei “figli di nessuno” che in realtà bramano “un padre” e nel contempo rifiutano, maledicono il loro padre naturale. Appunto, l’eterogenesi dei fini della “libertà”. Già, gli abissi dell’intelletto umano.
    Moreno Lupi

     

     

    Al direttore - Ci sarebbero quelli che abbracciano le piante, ma le abbracciano e poi si fanno i fatti loro. Non sono molesti come i vegani. Per ora, almeno. Casomai si radicalizzassero anche loro, si potrebbe organizzare un casus belli in qualche orto per poi assistere alla guerra di religione asserragliati in pizzeria.
    Guido Valota