Gad darà spazio anche a chi la pensa come Corbyn sull'islam e Israele?

Redazione

    Al direttore - Quindi in un giorno da schiavi della Merkel a regalo alle banche?
    Giuseppe De Filippi

     

    Al direttore - La querelle Meotti-Lerner interroga la Rai, gli ebrei italiani, i vescovi italiani, la cultura umanistica e il suo farsi informazione. Prossimamente il palinsesto prevede “Islam-Italia”, iniziativa che dà a pensare e che, in sé, non mi vede contrario. Tuttavia, mi chiedo perché non si sia mai previsto qualcosa di altrettanto prestigioso e di richiamo per restituire ai cittadini italiani la storia degli ebrei italiani, perdurante da oltre due millenni; perché, cioè, non si sia fatto, in relazione a questi ricchissimi duemila anni di vicende e cultura, un programma “Ebraismo-Italia”, altrettanto accattivante e imperniato sull’attualità. Il grande pubblico, infatti, è poco o per nulla informato sull’apporto essenziale e costante offerto nei secoli dagli ebrei d’Italia alla nazione, alla sua cultura e alla sua prosperità. Per converso, purtroppo, l’informazione sugli ebrei e sull’ebraismo italiano si limita prevalentemente alla Shoah, con i sempre più frequenti e mal governati travasi di retorica moralista e paraliturgica. Su questo, forse, anche le comunità ebraiche italiane necessiterebbero di un po’ di strategia e di ripensamenti…
    Perché, ancora, non si è mai fatto un programma analogo su “Cristianesimi orientali-Italia”, riguardante le centinaia di migliaia di immigrati cristiani copti (per lo più di lingua e cultura araba), cristiani etiopi ed eritrei (immigrati da paesi legati alle vicende – purtroppo anche dolorose- della storia italiana del XX secolo), cristiani rumeni (provenienti da un Paese in cui vi è stata una delle chiese martiri del comunismo, delle sue purghe e dei suoi orrori)? Come dimenticarsi, poi, degli armeni italiani? Questi cristiani orientali, sia rispetto ai loro fratelli d’occidente sia rispetto all’Islam, hanno fatti e storie da far conoscere alla società in cui si sono integrati e di cui sono diventati cittadini. Forse non meritano di essere narrati? Non riguardano forse drammaticamente l’attualità? Le storie dei cristianesimi orientali approdati in Europa e in Italia non sono forse irrinunciabili anch’esse per comprendere meglio, documentandola, l’enorme complessità in cui dobbiamo e dovremo vivere e convivere? Mi sembra che tutto questo sia stato poco compreso persino dalla maggioranza cristiana degli italiani, che, defunti C. M. Martini e G. Biffi, sembrano oggi trovarsi orfani di voci altrettanto autorevoli e lucide, nonostante l’evidente divergenza tra i due.
    Nel rispondere a Meotti, Lerner propone di riservare, oggi in chiave strategica “anti-isis”, un’attenzione nuova alla Fratellanza musulmana e alla sua galassia. Mi chiedo come si possa essere morbidi verso un movimento che simpatizzò per Mussolini e per Hitler, che ebbe legami nefasti con il Muftì di Gerusalemme e che tuttora sostiene posizioni politiche e culturali spaventevoli, anche agli occhi di molti musulmani. Con sconcerto, mi chiedo come si possa glissare sul fatto che Hamas, che si rifà a detta galassia, nella sua carta costitutiva preveda la distruzione dello Stato di Israele. Con rammarico, infine, sembrerebbe che Lerner nutra una certa sfiducia nel “genio proprio” dell’islam e nella sensibilità dei suoi aderenti (diversi per culture, tradizioni, lingue e popoli di appartenenza), da imbrigliare l’Europa, la sua cultura e i suoi cittadini, i musulmani europei e i loro fratelli non europei, unicamente a quegli Scilla e Cariddi rappresentati da Daesh e dalla Fratellanza, ignorando e depotenziando le voci islamiche dissonanti e alternative.

    Vittorio Robiati Bendaud, Coordinatore del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia

    Non fa una piega. E’ quello che abbiamo provato a spiegare ieri a Lerner ed è la ragione per cui temiamo che il programma di Gad, in Rai, descriverà un islam immaginario. In cui la religione non c’entra con il terrore, l’Isis lo si chiama Daesh e il terrorista lo si definisce sempre senza aggettivi. Siamo curiosi. Così come siamo curiosi di sapere cosa avrebbe detto in trasmissione Lerner se avesse dovuto commentare oggi le parole dell’adorato Jeremy Corbyn: “Our Jewish friends are no more responsible for the actions of Israel than our Muslim friends are for the self-styled Isil”. Corbyn è stato definito da Gad (ma non solo) l’uomo che “sta cambiando il volto del Labour inglese” e la cui storia dimostra che “gli antichi ideali della sinistra si rivelano più che mai contemporanei fra i giovani”. Ma da uomo di sinistra e da ebreo sarebbe bello che Gad spiegasse ai suoi lettori e ai suoi telespettatori come mai c’è un pensiero di sinistra ancora molto diffuso che considera gli israeliani dei potenziali fomentatori d’odio e gli amici musulmani delle potenziali vittime dell’odio. C’è qualcosa che non quadra. E sarebbe un peccato se in seconda serata Gad desse spazio a tutti quei Fratelli musulmani che sull’islam e su Israele la pensano come Corbyn, e speriamo non come Gad.