La democrazia funziona quando a decidere si è in due, e l'altro è malato

Redazione

    Al direttore - Italicum!
    Giuseppe De Filippi

     

    Al direttore - Scenari distopici dopo la Brexit. L’Inghilterra esce dall’Europa. Al referendum sulla Costituzione vince il No Renzi si dimette, si va alle elezioni, vincono i Cinque stelle. Trump diventa il quarantacinquesimo Presidente Usa, manovre americane per disgregare l’Europa. I Cinque stelle indicono un referendum per uscire dall’Europa anche se non si può ma si vota su Facebook. L’Italia esce dall’Europa. Francia, Grecia, Portogallo, Germania escono dall’Europa. Forti della legge elettorale attuale, i Cinque stelle governano per quindici anni. Fedez presenta il Festival di Sanremo. Prive del vincolo europeo, Lombardia, Veneto e Piemonte si staccano finalmente dall’Italia con un referendum. Un Salvini moderato traghetta la Lombardia verso il primato di stato più ricco dell’Europa dopo la Germania. Roma e il sud piombano in una povertà assoluta e in uno stato di violenza e anarchia peggio della Colombia. Putin compra la Sardegna. Totti è eletto sindaco di Roma. Selvaggia Lucarelli vince il premio Strega. Trump invade la Libia. Fermato al confine di Mantova, mentre tentava di trasferire i soldi a Milano, Antonello Venditti si dichiara prigioniero politico e da sempre tifosissimo del Milan.
    Andrea Minuz


    Al direttore- Elecciones espagnolas:  no Podemos superar los socialistas.
    Giuliano Cazzola

     

    Al direttore - Già ci sembravano molto forti le ragioni per sostenere il “leave”. Ma con BHL dalla parte opposta gli ultimi dubbi sono crollati in un solo istante. I “carini” sono per questa Ue. Quindi non c’è più nemmeno bisogno di fare ricorso al popolo. La faranno a pezzi con le loro mani ben curate.
    Roberto Arditti

     

    Al direttore - Sulla Brexit, ognuno può avere la sua opinione, e le élite italiane compatte, lungi dal condividere il liberismo dei foglianti, sono europeiste probabilmente perché ritengono che il nostro stato abbisogni di una stampella esterna per riequilibrare l’ondeggiante procedere dello Stivale. Passi, ma quello che fa un po’ schifo, e fa rimpiangere la propaganda occulta che si annida nelle cronache piuttosto che disvelarsi esplicitamente, è l’artificio retorico di grana grossa secondo il quale gli europeisti sarebbero i giovani, i moderni, i colti, mentre gli euroscettici l’esatto contrario. Fermare il ricorso a questi mezzucci non è certamente possibile.  Manca solo che alla lista dei pregi degli eurofili si aggiunga che sono superdotati, che hanno rapporti sessuali quotidiani, che sono alti 1.85 almeno. Questi “storytellers” non devono avere una grande opinione dei loro lettori!
    Claudio Grassi

    La seguo fino a un certo punto. A me sembra che le cose siano più complicate. E’ vero che il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea, ma a sentirsi davvero sola oggi a me sembra l’Europa, non chi l’ha lasciata.

     


    Al direttore - Veloce o lento che sia, io lo preferirei piuttosto lento, il distacco tra Regno Unito e Unione europea dovrebbe esser gestito per far conoscere la complessità delle implicazioni politiche, economiche, finanziarie e culturali che in effetti esso rappresenta. Non si tratta di invocare la “trasparenza” dei processi decisionali – qui l’unica cosa trasparente è la totale inadeguatezza delle classi dirigenti europee a governare i fenomeni contemporanei – si tratta piuttosto di far emergere, punto per punto, quel che significa aver abbandonato un’unione politica nata per promuovere pace, democrazia e libertà e che – con tutti i suoi difetti spesso ingigantiti – resta l’unica potenzialità di progetto politico-istituzionale con prospettiva e visione capaci di promuovere stato di diritto e prosperità per tutti. I negoziati sulla secessione dovrebbero naturalmente esser affrontati a reti unificate e in tutte le lingue ufficiali dell’Ue. Se la separazione verrà trasformata da un esercizio burocratico a uno pienamente pedagogico, si riusciranno ad aiutare i britannici a capire cosa hanno fatto e altri europei a non farlo – e magari gli scozzesi a vietarlo sonoramente! Scopo ulteriore, se non principe, di questo sforzo di educazione civica sarebbe quello di invitare i vertici dell’Unione a trarne le debite conseguenze e: farsi un’esame di coscienza politica e riformare in primis se stessi, o farsi da parte.
    Marco Perduca

    Giusta l’educazione civica. Ma per rispetto degli elettori inglesi, il Regno Unito deve essere accompagnato all’uscita il prima possibile dall’Unione europea. Sarà traumatico per tutti – d’altronde, come diceva Churchill, la democrazia funziona davvero  quando a decidere siamo in due, e l’altro è malato – ma sarebbe più traumatico dare la sensazione che gli elettori possono decidere in libertà quello che vogliono, tanto poi qualcuno ci mette una pezza.