Je suis Asia Bibi. Che cos'è il nuovo capitalismo

Redazione

    Al direttore - Non deve sorprendere che Ignazio Marino si creda un marziano – benché Flaiano avrebbe qualcosa da ridire. Prima si sentiva addirittura sindaco.
    Jori Diego Cherubini

     

    Al direttore - Leggendo il Foglio di questi ultimi giorni di marzo, mi sono chiesto: esiste un nesso tra rinnovo del vertice di Banca Intesa, elezione del nuovo presidente di Confindustria e il referendum sulle trivelle di gas nei nostri mari? Penso proprio di sì e si snoda attraverso due nomi, rispettivamente quelli di Gros-Pietro e Boccia, e un’astensione. L’affermazione dei due suddetti nomi segnerebbe il passaggio  dal capitalismo di relazione al capitalismo di concorrenza; l’astensione vittoriosa al referendum la fine dell’ambientalismo ideologico. E la congiunzione dei due piani? Semplice: la vittoria della riforma costituzionale a ottobre e l’intoccabilità dell’Italicum. Sarebbe la foto Renzi-Gros-Pietro-Boccia. Il fotografo? Ovvio: Berlusconi.
    Alberto Bianchi

     

    La questione mi pare evidente: non c’e più una regia nel capitalismo italiano e l’unica regia che si intravede all’orizzonte è quella francese che comincia a pesare sempre di più (Generali, Mediobanca, Telecom). In questo scenario l’arrivo di Boccia (gradito a Renzi) alla guida di Confindustria e la progressione di Gros-Pietro (gradito a Renzi) all’interno di Intesa sono due ingredienti che potrebbero aiutare Palazzo Chigi a diventare la cabina di regia del capitalismo italiano. Non si tratta di essere favorevoli o contrari a questa dinamica. Si tratta di studiarla e di raccontarla, senza pregiudizi se non uno: quando la politica mette il becco nel mercato di solito il mercato prende traiettorie sinistre. E se Renzi intende portare a Palazzo Chigi la regia del nuovo capitalismo dovrà essere abile a distinguere le politiche industriali da semplici (e alla lunga sterili) politiche di potere. Sta nascendo un nuovo capitalismo, e il prossimo tassello che manca all’appello in questo nuovo quadro è il destino ancora incerto del Corriere della Sera.

     

    Al direttore - Per Asia Bibi non ci sarà alcuna mobilitazione, nemmeno da parte dei cristiani. Questo è il mondo pavido in cui viviamo. Quanto al Pakistan basterebbe fare capire al governo in carica che ognuno può fare la scelta religiosa che crede, senza incorrere in reati tipo la blasfemia.
    Giovanni Attinà

     

    Je suis Bibi.

     

    Al direttore - Non conosco il signor Minopoli, ma gli devo dire un grazie immenso per il magnifico articolo di ieri che smaschera definitivamente la dabbenaggine della cosiddetta minoranza del Pd, che pur di darsi contro Renzi, farebbe come quello che si tagliò gli attributi pur di far dispetto alla moglie.
    Gianfranco Marconcini