Italia e Argentina sorelle? Aiuto! Bertolaso e Fassina. Sul caso Regeni

Redazione

    Al direttore - Renzi: “Italia e Argentina sono sorelle”. Poi dice che uno taglia le pensioni di reversibilità.
    Giuseppe De Filippi

     

    Al direttore - Bertolaso è un candidato ottimo. Ha esperienza, è stato un collaboratore, e direi artefice, di Rutelli per il primo Giubileo. Come capo della Protezione civile, eccellente. Anch’io ritengo che Marchini, unendosi a Bertolaso, farebbe una mossa giusta. E forse vincente per il centrodestra. Magistratura a parte.
    Pia Banchelli

     

    Non so come andrà a finire, so però che quello che sta succedendo a Roma, nel centrodestra, è uno spettacolo nello spettacolo. A Milano, lo abbiamo raccontato: la sinistra, il centrosinistra, ha scelto di farsi rappresentare da un manager cresciuto nella destra (Sala). E vabbè, si sa, è l’epoca dei Nazareni. A Roma, però, se possibile, la situazione è ancora più fluida. Guardate i due candidati forti del centrodestra. Il primo è Alfio Marchini, imprenditore cresciuto nel mondo della sinistra. Il secondo è Guido Bertolaso che, lo ha ricordato due giorni fa in un’intervista, nel 2001 votò Rutelli, e non Berlusconi. E’ l’epoca del trasversalismo, ok, “dei diti che si incrociano”, come direbbe il saggio Fracchia, ma è anche un’epoca in cui il trasversalismo rischia di fare danni e in cui può capitare che un candidato di centrodestra, come Guido Bertolaso, si presenti in campagna elettorale ricordando al popolo che “io non ho mai costruito palazzine a scopo di lucro”. E un ticket con Stefano Fassina, no?

     

    Al direttore - Che posso dire, la fisica nucleare mi affascina, anche se non ne capisco quasi niente, mi mancano gli strumenti matematici per farlo. Ma mi sembra di aver capito una cosa importante. A parte le applicazioni tecnologiche menzionate da Minopoli, che pur hanno cambiato il nostro mondo, questo resta per tutto il resto un mondo pre-einsteiniano. Newtoniano resta tutto il nostro modo di pensare, basato sull’idea di atomi che si muovono nello spazio in un certo tempo, a somiglianza dei quali immaginiamo l’individuo (ossia, alla lettera, l’atomo) umano in società – tanto più newtoniani, quanto più ci spacciamo per difensori della scienza contro l’oscurantismo religioso (ovviamente cristiano, perché agli islamici si perdona tutto, incluso il loro oscurantismo), essendo naturalmente “de sinistra”. La cosa importante che mi sembra di aver capito è che la fisica nucleare offre invece l’immagine di una gigantesca rete di relazioni, in cui i termini cambiano con le relazioni, e viceversa. Ed è quel che di einsteiniano si può ritrovare nella migliore scienza sociale del Novecento, messa a tacere dall’imperante ideologia newtoniana (sia detto con tutto il rispetto per il grande Newton).
    Giorgio Salzano

     

    Al direttore - Scusate l’invadenza ma non posso non dire che Parlare coi Limoni di Crippa e Bandiera Bianca di Gurrado sono due rubriche godibilissime, scritte veramente bene. Bravi.
    Pasquale Ciaccio

     

    Al direttore - Ho ascoltato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni  sul caso del ricercatore italiano Giulio Regeni torturato e ucciso in Egitto e volevo sapere cosa ne pensa lei. Ha detto Gentiloni: “Sul caso Regeni il governo italiano mantiene una posizione molto ferma. E’ chiaro che noi non è che ci accontentiamo di ricostruzioni facili o di verità di comodo, ed è altrettanto chiaro che il passare del tempo non attenuerà il nostro impegno su questa questione”. Le sembra una risposta convincente? Davvero non si poteva fare di più?
    Luca Maiffo

     

    Sul caso drammatico di Giulio Regeni, il cuore della questione non è la difesa dei diritti umani ma è la tutela dei nostri connazionali, che ovviamente è un dovere di qualsiasi governo. Sul fatto che sia necessario fare di più si può anche discutere ma mi chiedo, pur conoscendo i dettagli orribili e strazianti della morte di Regeni, che senso avrebbe oggi, allo stato attuale, minacciare ritorsioni diplomatiche o promettere la rottura dei rapporti economici con l’Egitto (come chiedono perfino autorevoli ex presidenti del Consiglio oggi molto severi che oggi predicano “attenzione e severità” verso il presidente Sisi dopo aver camminato a lungo a braccetto con Hezbollah). L’Italia ha chiesto due cose all’Egitto : riavere il corpo di Regeni e poter mandare una squadra italiana di investigatori al Cairo. Entrambe le richieste sono state accolte. Serve del tempo per capire quello che è successo. Bisogna comprendere se i nostri investigatori sono stati minimamente messi nella condizione di poter ricostruire ciò che è accaduto. Bisogna avere delle risposte e una volta ottenute delle risposte e una volta verificato l’eventuale coinvolgimento delle istituzioni in Egitto bisogna pretendere che uno stato amico e alleato con noi nella guerra contro l’islam fondamentalista si comporti da stato amico e alleato. In passato è successo anche a paesi amici come gli Stati Uniti di uccidere cooperanti italiani (Giovanni Lo Porto) e il presidente americano si scusò. Le scuse oggi forse non bastano, nel caso di Regeni, e un colpevole deve essere individuato. Per il resto, vale quello che ha scritto qualche giorno fa Giuliano Ferrara. “Non mi sembra pietoso nel discorso intorno a questi ragazzi il minimalismo del buon cuore, l’idea che in quanto vittime sono vittime non dell’Esercito dell’islam (al Qaida, Baldoni), non delle spie di Falluja, non dei ricattatori che ci costringono a trattare con loro indecenti riscatti (caso Sgrena e Calipari), non dei mozzorecchi di Gaza (Vittorio Arrigoni), non degli squadroni della morte (Regeni, il Cairo), ma sempre e sistematicamente martiri della nostra cattiva coscienza di occidentali, alleati di tiranni, cercatori di rogna e di petrolio post coloniale”. Non è realpolitik. E’ semplicemente buon senso.