Francia vs. Germania, Gassmann per carità, incredibili cade retro

Redazione

    Al direttore - E’ pensabile una fruttuosa discussione sulla proposta dell’eurotassa ipotizzata da Wolfgang Schäuble, insieme con l’istituzione di un ministero delle Finanze europeo, calata nel vuoto pneumatico, senza indicare la destinazione della tassa, i riverberi sui parlamenti nazionali e quelli europei, le modifiche da apportare alle legislazioni: insomma, senza che sia chiaro come si realizzi, per quest’aspetto, la condivisione di sovranità cedute e avendo la pretesa di etichettare l’idea come integrazione fiscale che anche i più audaci “unionisti” collocano, invece, dopo un percorso che veda, prima, l’Unione bancaria, poi quella dei mercati dei capitali, quindi l’Unione di bilancio? Non è anche questa un’idea, per quanto decisamente vaga, mirante, in definitiva, a dividere i paesi dell’euro tra serie A e serie B, l’eterno obiettivo di Schäuble? Insomma, ancora una volta si ripresenta una variante dell’aberrante ipotesi – alla quale ha fatto riferimento Antonio Fazio nel magistrale commento sul Foglio all’Enciclica “Laudato si’” – di voler incidere sulle prospettive dell’economia e dell’occupazione per salvare la moneta?
    Angelo De Mattia

     

    Il dibattito credo sia invece di grande interesse perché per la prima volta nella storia dell’Europa unita viene messo a tema quello che è l’unico sbocco possibile per un’Europa che non vuole esplodere: la fiscal capacity, ovvero un budget centralizzato per i paesi che aderiscono alla moneta unica capace persino di emettere obbligazioni per finanziare gli investimenti. La strada è lunghissima ma l’orizzonte non può che essere quello. E su quel percorso bisognerà capire se prevarrà la strada tedesca (la fiscal capacity si finanzia con le tasse) o quella francese (la fiscal capacity si finanzia con il debito). Il tema è grosso e per salvare l’euro credo sia giusto partire da qui.

     

    Al direttore - Da sempre è stato facile fare opposizione “incredibile” come la chiama lei, direttore, nell’editoriale di questo lunedì. Mi chiedo però come sia possibile che dopo tutti questi anni la gente, come elettori, non abbia ancora capito che non basta urlare e dire che le cose non vanno ma bisogna trovare le soluzioni e mediare tra le diverse interpretazioni di chi la pensa diversamente, che sia di destra o di sinistra. E nell’èra dei partiti “liquidi” e della fine della lotta delle ideologie di destra e di sinistra sempre più bisogna avvicinarsi al centro e convergere cercando di venire incontro a tutti. Quindi opposizione sì, ma “credibile” nella speranza che gli elettori non si facciano più, viste le esperienze del passato, infinocchiare dagli urlatori di piazza e dai demolitori di tutto e di tutti.
    Roberto Carletti

     

    Al direttore - Quella di Gassmann è la solita iniziativa demagogica a beneficio della popolarità mediatica. Anziché pulire Roma, che non serve a niente e richiede scarso impegno, ma solo un po’ di divertimento, sarebbe meglio, più utile e anche più impegnativo mantenerla pulita e fare un uso corretto dei rifiuti, tanto per cominciare. La mamma dei buffoni com’è? Sempre gravida. Alessandro degno compare di Ignazio: molto fumo, a effetto, e poco arrosto.
    Enrico Venturoli

     

    Al direttore - Nel gran parlare che si fa di “accoglienza”, mi pare di dover aggiungere un nuovo binomio che da sempre caratterizza la “gens italica”: ecco quindi che i classici Guelfi-Ghibellini, Bartali-Coppi, fascisti-antifasciti etc. si dovrebbero aggiornare con pro accoglienza vs contro accoglienza e qui tralascio la strumentalizzazione che se ne fa. Mi permetta però di portare una piccola testimonianza dalla terra di Maremma (così cara al Fondatore): la regione Toscana con l’ineffabile governatore Rossi sta distinguendosi appunto per la sua notevole apertura all’accoglienza, direi indiscriminata, pur di far numero e vincere il palmares. Ebbene, alcuni paesini, ad esempio sulle pendici del Monte Amiata, vengono destinati ad accogliere – senza alcun freno – gagliardi giovani di colore e non, che bighellonano – non per colpa loro, invero – tra le strade dove tremebondi vecchietti, sostenuti dalle loro laute pensioni di 400 euro mensili, stanno rintanati in casa, perché giustamente intimoriti da questi nuovi arrivati. Ora, mi domando, e vorrei che tale domanda arrivasse anche a Santa Marta e a Palazzo Chigi (e ai suoi 301 dirigenti di varie fasce), nell’aprire le porte e i cuori a questi ospiti ci si chiede che vita regaliamo a questi poveri italiani, lasciati soli in questa emergenza, senza difesa, senza rassicurazione alcuna, alle prese con solitudine, vecchiaia (Cicerone docet!), miseria e, non ultima, paura! Ma è questo un modo di amministrare un paese civile, quello di abbandonare a se stessi dei cittadini inermi e più deboli, magari pensando di essere in primo piano in questa accoglienza, che mi pare una vergogna nazionale, di cui certo l’Europa ha trovato la soluzione, trovando un paese di irresponsabili, cui passare (lasciare) la patata bollente?
    Dala Giorgetti