Salvini fa il bullo, e toppa. Qualche verità sullo spin di Renzi

Redazione

    Al direttore - La principale reazione politica alla condanna di Strasburgo per i fatti della Diaz, è un levarsi di voci scandalizzate all’interno del Pd per l’incarico di ad Finmeccanica dato a De Gennaro, capo della Polizia ai tempi di Genova 2001. Ora, De Gennaro è stato nominato ad da Enrico Letta, anno 2013, quando cioè la Cassazione, pur assolvendolo, aveva già riconosciuto le violenze della Diaz e ammesso di non procedere all’accusa di tortura per mancanza della fattispecie di reato: cosa è cambiato per gli esponenti del Pd dopo la sentenza di ieri? Ma soprattutto, perché nessuno di loro, né di altre forze politiche, M5s a parte, non ritenne perlomeno strano che un curriculum vitae fondato interamente in polizia, fosse ritenuto il migliore per dirigere la più grande azienda italiana nel settore tecnologico? La sensazione è che, come per Lupi, Renzi stia meditando di piazzare l’ennesimo suo uomo in un posto chiave, ottenendo il massimo col minimo sforzo. Nessuna questione etica, ma solo il ripetersi di un cinico calcolo di potere.
    Marco Lombardi

     

    Al direttore - Ho letto che Matteo Renzi ha scelto il successore di Delrio e che sarà l’ex viceministro Claudio De Vincenti. E’ un ex lettiano se non ricordo male. Sta cambiando qualcuno nel renzismo? Grazie molte e saluti.
    Sebino Caldarola

     

    Questa storia è molto divertente. Qualche giorno fa, e sono convinto che i giornali di oggi ci cascheranno, lo spin di Palazzo Chigi suggeriva ai cronisti meno attenti la seguente equazione: con l’arrivo di Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture la geografia del renzismo finalmente cambierà. Perché il presidente del Consiglio, dovendo trovare un sostituto dello stesso Delrio come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, “allargherà il giglio magico” e farà entrare qualcuno di esterno. La scelta, ufficializzata ieri, di offrire l’incarico che fu di Delrio a Claudio De Vincenti, viceministro uscente dello Sviluppo, in passato vicino a Enrico Letta, verrà raccontata così: Renzi ha scelto di fidarsi di qualcuno estraneo alla sua famiglia e la nomina di De Vincenti ha questo significato politico. Risate. Per quanto lo spin renziano sia sempre affascinante la verità è più sottile e se vogliamo più spietata. Ancor prima dell’uscita di Delrio tutto il potere era già passato da tempo sotto il controllo di Luca Lotti, sottosegretario con delega all’editoria, delega al Cipe e delega a tutto il resto, e la vera mossa che non verrà sbandierata invece da Renzi è un’altra e riguarda la scelta del nuovo segretario generale della presidenza del Consiglio.  Per questo ruolo, Delrio, un anno e mezzo fa, scelse un suo fedelissimo, Mauro Bonaretti, che ora lo ha seguito alle Infrastrutture, e il giglio magico renziano non ha mai avuto un buon rapporto con il braccio destro di Delrio (come con lo stesso Delrio). Uscito Bonaretti, il capo del governo ha scelto (notizia di ieri) di promuovere Paolo Aquilanti, classe 1960, oggi capo del dipartimento dei Rapporti con il Parlamento e braccio destro vero di Maria Elena Boschi. E così facendo ha inglobato nel suo cerchio quel pezzo di potere che ancora mancava al controllo totale del capo del governo. La nomina di De Vincenti (risate) verrà raccontata come l’inizio di una grande rivoluzione renziana ma la verità è che il ruolo che andrà a occupare l’ex viceministro sarà simile a quello di un notaio per di più senza grandi poteri. Niente di strano e niente di scandaloso. Ma quando leggerete sui giornali di oggi che Renzi “apre il giglio magico” prendete la notizia con le pinze. E’ il renzismo, bellezza.

     

    Al direttore - “Li raderei al suolo”. Chi l’ha detto? Ormai abbiamo imparato a chi attribuire certe espressioni pesanti. Il linguaggio leghista non è mai smussato dal buonsenso. E’ quasi sempre caustico. Matteo Salvini ha ragione quando dice che i campi rom sono un modello di segregazione, sfruttamento e isolamento. Occorre trovare un’alternativa ai campi rom. I nomadi devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri di qualsiasi altro cittadino. Ecco, una politica così mi convince, ma non parole e gesti contrari all’equilibrio istituzionale. Chi ha sempre il microfono acceso deve astenersi da eccessi, per non incitare l’emulazione.
    Fabio Sicari

     

    A volte Salvini non si capisce se ci fa o ci è. Per il momento continuo a pensare che ci faccia. Per il resto, che i campi rom vadano chiusi (non rasi al suolo) è un dato di fatto. Lo dice persino la Commissione europea: i soldi che la Ue dà per l’integrazione non vanno spesi per i campi ma vanno spesi per integrare. A Barcellona ha funzionato. E se vogliamo uscire dai nostri confini potrebbe essere interessante raccontare il caso dei cartoneros argentini. Ma un conto è dire questo. Un conto è fare i coattelli come Salvini e usare i muscoli solo per guardarsi allo specchio e guadagnare uno zero virgola qualcosa. Come direbbe il saggio: fatti e non pugnette, caro Salvini.