I magistrati che diventano storici e si dimenticano dei reati. Botte tra miglioristi

Redazione

    Al direttore - A 37 anni dai fatti, l’ennesima commissione parlamentare sul caso Moro manda la polizia con il laser in via Fani “per ricostruire la scena”. Cioè sprecano soldi pubblici a caccia di misteri inesistenti, a cominciare dalla complicità dei servizi segreti compreso il giallo non giallo dell’ormai famosa moto già chiarito da atti giudiziari nel 1998. C’è la politica, soprattutto una parte ben precisa, restìa a prendere atto della semplice realtà: Moro fu rapito da un gruppo di comunisti. Il problema è che allora altri comunisti erano nella maggioranza di governo a capeggiare il cosiddetto fronte della fermezza. Paga sempre Pantalone. Anche per le ragioni di propaganda di lor signori.
    Frank Cimini

     

    Uno dei problemi della giustizia è che ormai ci sono non pochi magistrati che si sentono in dovere di muoversi come se fossero delle figure mitologiche a metà tra lo storico impegnato e il giornalista di inchiesta. Se poi ogni tanto ci si occupasse oltre che delle ricostruzioni storiche, molto appassionanti, anche dei reati avremmo meno processi basati sulla fuffa e meno processi costruiti solo sui teoremi. Matematico.

     

    Al direttore - Lancia in resta Macaluso si avventa contro la riunione di un gruppo di miglioristi a Milano. Non ha ascoltato la discussione ma polemizza. Lo fa con quanto ha letto nel pezzo di Crippa sul Foglio, impeccabile ma necessariamente sintetico. Sarebbe stato meglio informarsi. Ma tant’è. La riunione aveva un obiettivo: ricordare che le idee di quelli che furono chiamati miglioristi non hanno perso attualità. Se la loro impostazione si fosse affermata forse avremmo avuto a sinistra una forza di ispirazione socialista in grado di governare. Le cose andarono diversamente. Le conseguenze sono note. La sinistra che ha dominato in questi anni ha avuto difetti che i miglioristi denunciarono e che ne hanno limitato la capacità riformatrice. E veniamo a Renzi. Non esageri Emanuele. Nessuno considera Renzi erede del migliorismo. Credo sia tuttavia possibile rinvenire nella sua condotta posizioni da noi sostenute. Penso al rifiuto della demonizzazione dell’avversario e degli eccessi giustizialisti; all’auspicare per il Pd una rappresentatività oltre i confini della sinistra tradizionale; alla tenacia con cui viene posto il tema delle riforme economiche respingendo corporativismi e ristrettezze classiste; alla difesa di un impianto europeista pur in presenza di spinte ostili all’euro; alla collocazione del Pd nel campo del socialismo europeo. Non fu questa la bussola per i miglioristi? Perché non rivendicare di aver sostenuto da soli tali posizioni? E magari ricordare che tanti giovani (alcuni erano a Milano) per averlo fatto furono costretti ad andarsene. E non furono difesi! Invece di discutere Emanuele se la cava definendo i partecipanti alla riunione dei renziani di ferro. Ma via! La consapevolezza della novità rappresentata da Renzi non impedisce di vedere contraddizioni, incertezze, passi indietro. Non prenda lucciole per lanterne Emanuele. Nessuno pretende di ergersi a interpreti autentici di una storia politica. Non era il caso, per sostenere una tale misera polemica, evocare il nome di compagni la cui lezione resta per tutti esemplare. Né a Milano è stato chiamato abusivamente in causa qualcuno come incredibilmente sostiene Emanuele che pure dovrebbe conoscere la nostra ritrosia e discrezione. A Milano si è avviata una riflessione su una vicenda politica di cui non vorremmo si smarrissero valore e attualità. In un’epoca in cui tutti si proclamano riformisti (anche Vendola e Landini!) definirsi miglioristi esprime meglio gli intenti di cambiamento e riforme. Pensavamo Macaluso fosse lieto ci sia chi ritiene ancora possibile una riflessione storico/politica. Sbagliavamo.
    Umberto Raineri

     

    Bbbboni.

     

    Al direttore - La banda dei firmatari di appelli, per lo più esecrabili, sciagurati o criminogeni si rifà viva contro la fusione, necessitata dalla crisi, Mondadori-Rcs. Magari, come è già capitato, i nomi di alcuni di loro, compagni duri e puri sempre in cattedra a pontificare, li ritroveremo, alla prossima inchiesta, tra gli evasori fiscali, gli squallidi viziosi del nero, le sanguisughe del denaro pubblico, i corrotti più nauseanti.
    Giancarlo Lehner

     

    Le consiglio il Foglio di domani. Abbiamo un mastino al lavoro.