Molti ucraini prendono le distanze da Putin, lo sentono vicino

Redazione

    Al direttore - Alemanno intende dimostrare la sua totale estraneità alle faccende romana. Persino le lettere minatorie, invece che a lui, pare le mandassero tutte a Pisapia.
    Maurizio Crippa

     

    Al direttore - Per meglio garantire l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraina, a Kiev è stato formato il nuovo governo. Alle Finanze va un'americana, all'Economia un lituano, alla Sanità un georgiano.
    Massimo Boffa

     

    Bè, è noto che molti ucraini vogliono prendere le distanze dai russi di Putin, i quali sono loro molto vicini.

     

    Al direttore - Tra Giavazzi e Ichino guerra tra poveri. In Italia lavorano 18 milioni su 60, ognuno mantiene due persone. Abbiamo bisogno di uscire dallo schema del posto fisso, sperare nei pensionamenti o nella mobilità interna tra imprese è ancorarsi ad un modello che non funziona più da tempo. Il Jobs Act è costruito sulla centralità del tempo indeterminato, riformare vuol dire immaginare qualcosa che lo superi.
    Francesco Seghezzi

     

    Al direttore- D’Alema, sempre D’Alema. Il vero, unico negoziatore di trame. Praticamente la sua carriera politica, malgrado l’assoluta stima di se stesso, si è svolta e risolta tra le macerie altrui. Non è stato mai un leader ma un ricambio. Adesso vuole gestire la questione Quirinale con il giovane Fitto. Solo per mettere i bastoni tra le ruote a Berlusconi e Renzi. Considerando i flop che hanno lastricato il suo percorso politico non ce la dovrebbe fare. Sempre che qualche forzaitaliota non gli dia una mano.
    Maria Pia Banchelli

     

    Siamo sempre esagrati con D’Alema, che assicura di essere in Europa.

     

    Al direttore - Nazionalizzare l’Ilva sognando una soluzion tipo Chrysler? Sento un dolorino familiare in quella zona adiacente alla tasca dove si tiene il portafogli. Siamo in Italia e non negli Usa, qui il sindacato se ne fotte dell’impresa pur di salvare “un secolo di sindacalismo” (o la sua seconda metà di smodato potere, sottopolitica, clientelismo cialtrone).
    Guido Valota

     

    Al direttore - Per tortuose vie editoriali (imperscrutabili come quelle della Provvidenza) Palmiro Togliatti è asceso nella collana dei “Classici del pensiero occidentale” di Bompiani – celebrato da un travolgente ditirambo di Luciano Canfora sulle colonne del Corriere della Sera. Si troverà a fianco di Spinoza, Kant, Massimo il Confessore, Platone, Esiodo, Aristotele, Proclo, Gregorio Magno ecc  ecc. ecc. Niente di male, siamo uomini di mondo e di editoria, ma i succitati pensatori si chiedono se dovranno rivolgersi a lui chiamandolo “il Migliore”. O tempora o mores!
    Franco Grassi 

     

    Al direttore - A proposito di okkupazioni (e di Faraone): forse bisognerebbe istituzionalizzarle alla stregua di un postmoderno carnevale. Cinque giorni e poi tutti di nuovo in classe. O così non sarebbe più “figo”? Un caro saluto
    Massimo De Angelis

     

    Al direttore - Tramite le rituali occupazioni viene praticata ogni anno una sorta di riduzione autogestita dell’orario scolastico. Il presidente Renzi e la sua volenterosa ministra si rifanno insistentemente alla propria versione della buona scuola. Ma intanto continua a diffondersi un vandalismo pseudo politico, che a suo modo evoca l’esproprio proletario rivendicato dal sessantottismo di un tempo. Si sovrappongono dappertutto reazioni stereotipate e retoriche. Il gergo del pedagogismo sembra averci fatto dimenticare come e perché la scuola in Italia sia nata come istituzione. Non mancano modelli di carrierismo fin dai banchi di scuola. L’istituzione di quelli destinati a non far carriera viene però condannata a marcire fra estremismi e frustrazioni.
    Luigi Compagna

     

    Al direttore - Ringrazio Salvatore Merlo per la splendida intervista che mi ha dedicato sabato 29 novembre. Tutte le risposte sono riportate con inconsueta (non per lui) e brillante precisione, tranne una. Dopo aver detto che “non avere aspirazioni precise significa non avere limiti” , avrei aggiunto: “Posso fare tutto, diventare tutto, ottenere tutto”. Tenderei ad escludere di essermi spinto fino a immaginare una onnipotenza paradossale e quindi ridicola. Grazie e tanti cari saluti.
    Bruno Vespa

     

    Al direttore - E’ la pragmatica logica del compromesso, senza il quale non si fa politica, sollo grillate cretine, che manda fuori testa gli anti-Nazareno. Non è che i gufi non lo sappiamo, anzi più lo capiscono più le viscere si ribellano. Il diavoletto, però, mi sussurra: "Macché viscere, sono calcoli di convenienza personale, che spaziano dalla lesione dell'autostima, al timore di perdere un ruolo morale, uno stato di virtù, un compito ideologico di cui si sentono depositari".
    Moreno Lupi