Camus amava la zingara delle Gitanes, morì in un incidente
Al direttore - Evidentemente quello della protezione delle “crete”, cioè dell’argilla, non è un problema solo toscano, come ci ha spiegato Giuli nel fantastico pezzo di martedì 30 settembre. Senta qui cosa scrive l’arch. Francesco Scoppola, della Soprintendenza dell’Umbria, a proposito di un progetto che interessa Località Le Crete in provincia di Orvieto: “… può ritenersi che possano giuridicamente rientrare fra i beni culturali per diversi motivi”. Fra i quali: “Anche tralasciando (!) di richiamare la presenza nella Genesi, in connessione alla creazione dell’uomo, sappiamo per certo, dai ritrovamenti, che già l’uomo di Neanderthal utilizzava l’argilla, cotta nella brace; inoltre è appena il caso di richiamare i titoli del più antico Soprintendente di cui si abbia notizia, l’architetto egiziano vissuto all’inizio dell’Antico Regno, Imhotep, letteralmente il benvenuto”. A cosa sopraintendeva il nostro ? “La produzione di vasi”. Né possiamo trascurare i Sumeri e le tavolette d’argilla su cui scrivevano. Ragion per cui, dice il Nostro, “le crete (cioè l’argilla ndr) rientrano fra le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante. Anche a causa dei loro riferimenti alla storia politica, militare (in questo luogo si sono verificati cospicui bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale)”. Cioè fra Adamo ed Eva, Imhotep, i Sumeri e gli Alleati l’argilla ne ha viste di tutti i colori. Purtroppo anche la scrittura fantasmagorica dell’Arch. Francesco Scoppola.
Chicco Testa
Al direttore - Come amico e studioso di comportamenti organizzativi condivido in pieno il pensiero del Bruno Leoni sulla “decrescita felice e/o serena” di Latouche o di Pallante. Queste in officina le chiamavamo “seghe mentali”. Come cittadino-nonno ho però la certezza, con le attuali leadership occidentali (da Obama a Hollande a Renzi), che la “decrescita” sarà effettiva, seppur malinconica e caliginosa.
Riccardo Ruggeri
Al direttore - Da lettore e da cittadino gradirei che, qualora alludano a sistematiche operazioni di calunnia mediatica, politici e giornalisti citassero il “metodo Feltri” o al limite il “caso Boffo”. Così come correttamente si stigmatizza il “caso Tortora”. Oppure vi è a chi appaia – in scienza e coscienza – più appropriato continuare a definire gesuitico un opportunismo pilatesco?
Matteo Maria Martinoli
Al direttore - Il Palasharp ha fatto scuola, solo che ora il tredicenne di turno (stavolta da Formigli), con la scusa del nazareno, manganella Renzi. Sempre per conto terzi, s’intende, ché il programma è preciso e puntuale, e s’ha da esser balilla e avanguardisti prima della sospirata tessera. Travaglio e manetta gavetta perfetta, e olio di ricino a chi brucia le tappe.
Tommaso Lorenzi
Un programma veramente garantista: piazza pulita.
Al direttore - I regolatori dell’Ue hanno preso di mira l’Irlanda. Agli occhi, soprattutto di Berlino, l’Irlanda agevolerebbe “troppo” operatori come Apple dal punto di vista fiscale pur di avere come contropartita lavoro. Che male c’è se un imprenditore baratta un fisco più leggero con un mucchio di assunzioni?
Michele Fronterrè
Al direttore - Marisol Touraine, ministro della Salute francese, ha cancellato un’epoca. Saranno bianchi come la neve e senza logo come i fantasmi i pacchetti di sigarette, un trionfo dell’indistinto. Adieu, addio per sempre vecchia gitana con mantiglia e tamburello, disegnata da Mollusons e ritoccata da Max Ponty che l’avvolse in una nuvola grigia di fumo. Nascesti sulle arie delle romanze della Carmen di Bizet. Già se ne erano andate per sempre le papier mais gialle dei bouchers del vecchio mattatoio che le preferivano perché non si impregnavano con il sangue. Coco Chanel, Arsenio Lupin, Luis Buñuel, Albert Camus e Serge Gainsbourg amarono quella zingara tabaccaia. Verrà deposto per sempre anche l’elmo gallico delle Gauloises, le preferite da Picasso, Braudillard, Sartre. Sarà tutto bianco, quel colore senza tinta che per i cinesi è il colore del lutto e dei fantasmi e nelle bandiere, ma adesso anche nei pacchetti di sigarette, il segno della resa. “L’importante – diceva l’abate Galiani a madame d’Epinay – non è guarire ma vivere con i propri mali’’. Così Albert Camus, che fumò Gitanes, quando il pacchetto era blu. E se ne andò quando madame Touraine era nata da poco.
Gino Roca
Morì in un incidente stradale.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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