Noi stronzi in adorazione di Luca: ma nothing personal
Al direttore - Mi sono informato / c’è una sòla che parte alle 19 e 40.
Maurizio Crippa
Al direttore - Chiamare le cose con il loro nome è il primo passo verso la consapevolezza. Poi bisogna decidere come si risponde all’orrore. L’unica risposta è “una violenza incomparabilmente superiore”? Viene in mente il monologo del colonnello Kurtz in “Apocalypse Now”: “Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di fare questo, ma non ha il diritto di giudicarmi. E’ impossibile trovare le parole… per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l’orrore. Orrore e terrore morale sono i tuoi amici, ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere, sono dei veri nemici”. La decapitazione nel deserto in mondovisione è una brutalità, ma purtroppo né cieca, né folle, né disumana. E’ un atto chiaro, cristallino, definitivo, che terrorizza per la volontà che in esso si esprime alla perfezione. Come i vietcong che nel racconto di Kurtz mozzano le piccole braccia di tutti i bambini appena vaccinati contro la polio dai soldati americani. “L’orrore. L’orrore…”. E’ questo il dilemma: bisogna farsi amici dell’orrore per sconfiggere l’orrore del nemico? Tagliare tutti i ponti con la civiltà e tornare ai primordiali istinti dell’uomo? Abbiamo bisogno di un colonnello Kurtz per esercitare una “violenza incomparabilmente superiore”? Forse sì, ma nel caso speriamo che abbia successo anche la missione di rimozione e di ritorno alla civiltà del capitano Willard.
Federico Punzi
Dovrò dare qualche spiegazione ulteriore. Quella non era una frase ad effetto, e nemmeno apocalittica. Anche alla radio, stamane, ho visto che la linea d’ombra, insomma Conrad, si espone a equivoci. Confermo, e argomento con più spazio in settimana.
Al direttore - Non vorrei che, dopo il ristorante Bertoldo della Festa dell’Unità, inizi a farsi strada, nel rapporto tra Renzi e i tecnici, la metafora del Bertoldo delle Novelle del Boccaccio: un rapporto efficacemente descritto da Claudio Cerasa nel Foglio del 9 settembre, come parte del “governo Whatsapp”. Addio, dunque, al tema, che pure il Foglio aveva approfonditamente affrontato, della fecondazione della democrazia con la tecnocrazia (che avrebbe potuto apparire un ossimoro). Qui siamo al “tecnico à la carte”; oppure alla ricerca di quello che fu il “teologo del Papa”. Certamente, i tecnici non possono prevaricare la politica; ma non è nell’interesse di questa elaborare ora un disegno di politica economica senza avere ascoltato l’opinione dei tecnici, non “random” o secondo una scelta mirata a farsi dire dal tecnico quel che si desidera, anche se poi l’opinione espressa andrà valutata in sede politica. Ciò richiede, allora, la formazione di strutture organizzative adeguate per questo tipo di collaborazioni ed è a maggior ragione necessario se si pensa “di portare la politica economica a Palazzo Chigi” da Via XX Settembre: una ipotesi, per la verità, istituzionalmente ed economicamente distorsiva, mentre altra cosa potrebbe essere un diverso, più documentato confronto, per migliorare le decisioni, tra Tesoro e presidenza del Consiglio. Ma a questo fine non servono spontaneismi e casualità. Diversamente, si cade nelle misurazioni immaginarie delle Novelle citate.
Angelo De Mattia
Sul tema ho scritto un editorialino-ino.
Al direttore - Sono terrorizzato all’idea di Montezemolo fuori dalla Ferrari. Frequentava la gente bene, fra un cocktail e l’altro, la fagianata, poteva esprimersi in inglese e francese, magari pure qualche frase in arabo, che di questi tempi è molto cool e fa figo. Ogni tanto parlava di politica e spaventava mezza Italia al sol pensiero di una sua discesa in campo. Senza Ferrari, cosa può fare se non trovare un’intesa con Passera per cambiare lo stivale? Bisognerebbe lanciare un tweet di speranza: “Marchionne tienilotù”. Se ama l’Italia, lo farà, altrimenti saranno cazzi.
Franco Bolsi
Siamo tutti noi pesantoni, noi metafisici, noi stronzi, in adorazione di Montezemolo come idolo polemico. Inevitabile aggiungere: nothing personal.


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