Abbasso il lieto fine

Mariarosa Mancuso
Il seguito di “Scrotal recall” mantiene l’umorismo british e i disastri dell’amore moderno.

Alzati e cammina. Almeno fino alla seconda stagione. Netflix ha risuscitato “Lovesick”, serie della Bbc che nel 2014 durò sei settimane. Pochine, oltre che del tutto sproporzionate al divertimento e alla buona scrittura. La colpa era probabilmente del titolo, “Scrotal recall”: alla faccia del “Niente sesso siamo inglesi” andava direttamente al punto (facendo il verso al film con Arnold Schwarzenegger “Total Recall”, e anche in quel caso c’era di mezzo la memoria). Il biondino Dylan si era beccato la clamidia, e la dottoressa gli allungava una serie di pratici cartoncini azzurri. Da mandare alle ragazze, fisse o avventizie, frequentate negli ultimi mesi. A lui l’avviso postale pare brutto, quindi decide di telefonare. Ogni episodio ha il nome di una ragazza, da Abigail a Phoebe passando per Cressida e Bethany. Da qui dovrebbe ripartire la nuova stagione, commissionata la scorsa primavera con progetti di rilancio internazionale.

 



 

Il quasi trentenne Dylan ha il vizio di corteggiare ragazze che non lo vogliono – non afferra bene i segnali, diciamo così – quindi varie stagioni sono assicurate. Sempre che la resurrezione abbia successo di pubblico e la scrittura resti brillante (se n’è occupato finora Tom Edge: stava curando un programma scientifico quando gli suggerirono che la storia del mondo era tutto un contagio, e allora perché non quella degli individui?) Il cambio di titolo dovrebbe bastare per attrarre spettatrici, di storie d’amore si tratta anche se non c’è il lieto fine. Lo humour è british, più “Quattro matrimoni e un funerale” (aggiornato al gusto dei tempi, il film di Mike Newell era del 1984) che “Love” (sempre su Netflix, scuola Judd Apatow).

 

Abigail accompagna Dylan a un matrimonio, ma non sopporta che i contenuti delle rispettive valigie si mescolino nei cassetti. Lui le prende la mano durante la cerimonia, lei gliela sottrae. Mentre gli sposi si scambiano le promesse – sull’altare c’è una “bridezilla” che non vede l’ora di comandare il marito a bacchetta, gli ha tolto l’alcool con effetto immediato, neanche per brindare con la torta – Abigail si sfila e il nostro viene messo al tavolo dei single. Tutti maschi: le femmine sono toccate al coinquilino Luke (complice uno scambio di segnaposto). Mentre Evie – la terza coinquilina, disperatamente innamorata di Dylan che proprio non la considera – fa la fotografa al matrimonio.

 

“Anna” è il titolo del secondo episodio. Sono due amiche in realtà, la titolare Anna e Chloe che ha una storia di sesso con Luke. Sesso e basta, giacché Luke è spaventato a morte: la ragazza fa la psicologa, nelle chiacchiere da cena e da cuscino il giovanotto teme di rivelare i propri pensieri (in realtà, teme di non averli, i pensieri: quindi se si vedono in un locale pubblico acchiappa Chloe e la trascina in bagno – “meglio quello delle signore, sa di zucchero filato”). Intanto Dylan corteggia Anna, e la invita nella casa comune. “Oddio, adesso dalla mia stanza capirà tutto”, urla Luke (la camera viene svuotata e pare una celletta).

 

Molti disastri dopo – a cena ci sono tre tipi di prosciutto, e il pollo esce dal forno crudo per un black out, dai cassetti saltano fuori vibratori e dvd porno – Luke cede. Racconta tutto di sé, ma proprio tutto, dalle formiche bruciate alle brutte figure. Aggravante: la noiosissima andatura che gli uomini spesso adottano nella circostanza. Ascoltato da orecchie femminili: “Troppo di quel che interessa a loro e niente di quel che interessa a noi”. Alla fine, Chloe annuncia che tra loro il sesso è finito, morto, archiviato. Insomma: “Mai più”.

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