Love, actually
A Madame Bovary fecero malissimo i romanzi d’amore. Ne leggeva troppi e si era montata la testa, vedendo in qualsiasi Léon o in qualsiasi Rodolphe che transitava nei paraggi un romantico cavaliere perdutamente innamorato di lei. Non capì qual era l’origine delle sue sciagure, e neppure nei momenti più neri pensò di rinunciare alla bibliotechina fonte di tanti guai.
Nella serie “Love” – ultimo prodotto uscito dalla factory di Judd Apatow, dopo “Molto incinta”, “Questi sono i 40” e lo show “Inside Amy Schumer” – il trentenne Gus butta con rabbia dal finestrino della macchina i dvd che gli hanno fatto male. Lo hanno illuso che l’amore esiste, e che nessuna fidanzata – in mancanza di altro modo per lasciarlo – gli avrebbe mai detto “Sono stata a letto con un altro”. Non era vero nulla, voleva solo essere lasciata in pace, Gus stava diventando appiccicoso – “Dici troppo spesso ‘ti amo’” era un capo d’accusa . Non erano d’accordo neppure sul tappeto da comprare su internet. Lei lo voleva blu e lui lo voleva arancione.
Il primo dvd lanciato sull’asfalto è “Pretty Woman”, l’ultimo “Harry, ti presento Sally…”. In mezzo “Toy Story 3”, “Quei bravi ragazzi”, anche la serie “Homeland”. Il cinema non racconta falsità soltanto sull’amore, racconta falsità sull’universo mondo, quindi un trentenne che voglia transitare verso l’età adulta deve liberarsene e affrontare la realtà. Come fa appunto Gus, un imbranato ragazzo con il nasone che sembra Woody Allen giovane. Con la differenza che Woody non avrebbe mai, ai tempi suoi, considerato il cinema come un cattivo maestro. In “Manhattan” cerca di spiegare alla giovane Margaux Hemingway la differenza tra la bionda star degli anni Quaranta, Veronica Lake, e la rossa Rita Hayworth. In “Provaci ancora Sam” corteggia le donne seguendo i consigli di Humphrey Bogart.
Gus si trova in macchina – fatto e strafatto, siamo in zona “Pineapple Express”, per gli spettatori italiani “Strafumati”, altro film prodotto da Judd Apatow – assieme a Mickey (l’attrice è Gillian Jacobs). Disponibile su Netflix (quindi visibile al ritmo che vi aggrada e vi conviene, ma è difficile smettere dopo le prime puntate) “Love” racconta la loro storia. Anche Mickey è rimasta sola da poco – stava con un energumeno cocainomane che le dà un ultimo appuntamento alla “Casa della Beatitudine”, dove un santone nero parla dell’amore universale. Prima di darsi alla New Age, il cocainomane l’aveva sfidata a una gara di lettura: lui avrebbe letto “Delitto e castigo” di Dostoevskij, lei avrebbe letto “Cujo” di Stephen King. L’assassino della vecchietta e il cane rabbioso: il primo che si distrae paga pegno. Si capiva che sarebbe finita male quando il cocainomane era uscito con la mamma, incapace di comprarsi sa solo un paio di pantaloni nuovi.
Il simpatico nasone – nella vita si chiama Paul Rust, ha 35 anni, firma la serie con Judd Apatow e con la consorte Lesley Arfin – promette uno sguardo realistico sul corteggiamento. Seguirà Gus e Mickey per le dieci puntate della prima stagione registrando puntualmente le mosse sbagliate, gli equivoci, i malintesi, le volte che vorrebbero andare a letto insieme e si distraggono con altri. Nella seconda puntata si esercita in un “walk and talk” che rende omaggio a Aaron Sorkin. Anche se per il resto non hanno nulla in comune, siamo più dalle parti di Lena Dunham con “Girls”. Quando non ragiona sull’amore, Gus fa lezione sul set a un’attrice ragazzina piuttosto stronza. In casa di Mickey ha visto un tappeto, ed era arancione. Quindi c’è speranza.


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